Asia-Pacific in positivo. A Tokyo Nikkei 225 perde lo 0,21%
pubblicato:Dopo una seduta complessivamente in negativo per Wall Street (in rialzo dei tre principali indici newyorkesi il solo Dow Jones Industrial Average, apprezzatosi di appena lo 0,01% lunedì), alla riapertura degli scambi sui mercati asiatici la tendenza è stata contrastata anche se alla fine ha virato in positivo. Gli investitori guardano ancora agli sviluppi in Cina, dopo le proteste del weekend e l'assenza di novità concrete sull'allentamento della politica di tolleranza zero, perseguita da Pechino sin dallo scoppio della pandemia di Covid-19, con l'eccezione di qualche misura su base locale. L'impatto sull'economia di tale strategia viene comunque ancora confermato dai dati in arrivo. Secondo quanto comunicato dall'Ufficio nazionale di statistica di Pechino, infatti, l'indice Pmi manifatturiero ufficiale della Cina è calato in novembre a 48,0 punti dai 49,2 punti di ottobre, contro i 48,9 punti del consensus del Wall Street Journal. In attesa dell'intervento del chairman della Federal Reserve (Fed) Jerome Powell, che in giornata parteciperà a un evento organizzato dalla Brookings Institution, il clima è comunque positivo, come confermato dal progresso intorno allo 0,70% dell'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso.
Sul fronte valutario il Bloomberg Dollar Spot Index, paniere che monitora la divisa americana nei confronti delle altre dieci principali monete, è in ribasso di circa lo 0,20% a fronte di un marginale recupero per lo yen sul biglietto verde. A Tokyo il Nikkei 225 perde lo 0,21% (fa peggio l'indice più ampio Topix, deprezzatosi dello 0,37%). Sul fronte macroeconomico, in ottobre la produzione industriale è salita in Giappone del 3,7% annuo, in rallentamento rispetto al 9,6% della lettura finale di settembre e sotto al 5,0% stimato dagli economisti. Su base mensile, rettificata stagionalmente, la produzione industriale è invece scesa del 2,6% contro il precedente ribasso dell'1,7% e il declino dell'1,5% del consensus di Reuters. Lo scorso mese i nuovi cantieri edili residenziali hanno registrato in Sol Levante una flessione dell'1,8% annuo, contro il rialzo dell'1,1% di settembre. Gli ordinativi di nuove costruzioni sono invece cresciuti del 7,9% annuo, in deciso rallentamento comunque rispetto al 36,6% precedente.
In novembre l'indice Pmi non manifatturiero della Cina è calato a 46,7 punti dai 48,7 punti di ottobre, contro i 48,0 punti del consensus. Il Pmi Composite, che raggruppa manifatturiero e servizi, è invece sceso a 47,1 punti dai 49,0 punti precedenti. Tutte in positivo le piazze cinesi. Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 guadagnano infatti lo 0,05% e lo 0,12% rispettivamente, a fronte di un rialzo dello 0,12% anche per lo Shenzhen Composite. Molto bene Hong Kong: a meno di un'ora dal termine delle contrattazioni l'Hang Seng è infatti in crescita di circa il 2% (e l'andamento è sostanzialmente uguale per l'Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell'ex colonia britannica per la Corporate China). Progresso dello 0,43% a Sydney per l'S&P/ASX 200, mentre è stato di un netto 1,61% l'apprezzamento del Kospi di Seoul in chiusura. In ottobre la produzione industriale è calata in Corea del Sud dell'1,1% annuo, contro il progresso dello 0,7% di settembre. Su base mensile rettificata stagionalmente la produzione industriale è invece scesa del 3,5% contro la precedente flessione dell'1,9% e la lettura invariata prevista dagli economisti.
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