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Bonus 110%, la questione del credito d’imposta mette a rischio tutto

di FTA Online Newspubblicato:

L’Italia rischia davvero di trasformarsi in un cantiere. Bloccato però. Il miracoloso Bonus 110% che tanto ha fatto e fa per la ripresa della nostra economia potrebbe infatti rallentare, incepparsi, bloccarsi. Magari – è il caso di dirlo – in corso d’opera.

Bonus 110%, la questione del credito d’imposta mette a rischio tutto

Bonus 110%, i numeri e le novità

Va da sé che parliamo di miliardi di euro finalizzati al nobile scopo di ridurre l’impatto energetico del corposo ma un po’ vetusto patrimonio immobiliare italiano. Esattamente 38,4 miliardi di euro di crediti fiscali complessivi ceduti (quasi 13,4 mld per il superbonus, il resto tra bonus facciate, eco-bonus, ristrutturazione etc). Ben 4,4 miliardi di euro sarebbero purtroppo frodi, 2,4 miliardi di euro sarebbero già oggetto di sequestri preventivi. Sulla necessità di una stretta al carissimo provvedimento, il governo e in particolare il premier Mario Draghi si sono espressi in più di un’occasione. Lungimiranza e disciplina fiscale sono in questi anni essenziali per la tenuta del nostro tirato bilancio pubblico e gli appetiti privati dei costruttori devono essere incanalati nei confini della capacità fiscali dell’erario.

Così, come un green pass a cavallo tra una pandemia e l’altra, il superbonus ha registrato una graduale, ma tenace stretta. Alla certificazione di un tecnico abilitato dei requisiti tecnici per gli interventi (devono potere alzare di due classi la certificazione energetica dell’immobile) si è infatti aggiunta l’asseverazione della congruità delle spese con la previsione di un nuovo decreto con tetti di spesa massimi. Il titolo del decreto-legge (quindi da convertire e questo è un altro aspetto importante) è “Misure di contrasto alle frodi in materia di cessioni dei crediti”, praticamente è stato accesso un faro.

Ma non è stata questa la modifica che ha inceppato il sistema, quanto quella più “finanziaria” del blocco alla cessione dei crediti fiscali che alimentano tutto il provvedimento. La nuova stretta è nel DL Sostegni Ter (segnatamente l’art. 28) è ha sollevato il classico vespaio, in Parlamento, nel governo, tra le associazioni di categoria, tra gli intermediari, nel Paese.

Bonus 110%, le reazioni

In rapida successione protagonisti finanziari di primo piano del Bel Paese hanno avviato approfondimenti e quindi un sostanziale stop alle nuove erogazioni (CDP massa già erogata da circa 400 milioni e Poste circa 4,5 miliardi di euro), altri hanno “temporaneamente sospeso l’acquisizione di nuove pratiche” (BPM), altri ancora hanno evidenziato criticità specifiche (il gruppo Iccrea non ha bloccato le cessioni, ma ha sottolineato che la mancata possibilità di cessioni di crediti infragruppo limita le singole Bcc).

Gabriele Buia, presidente dell’Ance (l’Associazione nazionale dei costruttori edili), ha affidato a MF una critica forte alle nuove misure, paventando un blocco del mercato, un’interruzione dei flussi di liquidità alle imprese. La critica è stata arricchita da proposte, come quella di allargare la platea della cessione a leasing, assicurazioni o altri soggetti controllati da Banca d’Italia per andare oltre il passaggio obbligato delle banche. Si potrebbe cedere anche il credito prima alla banca e poi al cliente, ha aggiunto. Buia però ha anche ammesso la necessità di un controllo più stringente, eventualmente anche con una qualificazione specifica, sulle stesse imprese del settore perché ne sono nate 11.600 nelle costruzioni in soli sei mesi.

Eppure c’è chi non si spaventa e va dritto, come Unicredit (1,3 miliardi intermediati), Intesa (2 mld gestiti e  ben 9 in lavorazione) e BNL che hanno confermato l’adattamento al nuovo quadro senza particolari criticità.

Bonus 110%, le prospettive

Il quadro è insomma confuso e complesso, il rischio di frodi è praticamente una certezza, la politica si mostra divisa, l’eterno bilico tra controllo e operatività ancora di là dall’essere posto. Né la politica fornisce una direzione chiara perché i partiti della maggioranza di governo sparano sul provvedimento come fosse stato scritto dalle opposizioni. La Lega già da giorni ha chiesto proprio una modifica perché lo stop alle cessioni del credito reiterate avrebbe bloccato la liquidità con danni per famiglie e imprese. Allo stop alla cessione multipla del credito di imposto si è messo di traverso anche il Movimento 5 Stelle che (pur ribadendo la posizione di netto contrasto delle frodi) ritiene che sia necessario trovare altre strade.

Urge un approfondimento ed è già stata avanzata un’interrogazione parlamentare sui meccanismi che avrebbero messo in luce le frodi. Per contrastarle senza bloccare tutto insomma. Al riguardo Gianmauro Dell’Olio, capogruppo M5S in Commissione Bilancio al Senato, ha parlato di valutazioni su sistema di tracciabilità univoco dei crediti che potrebbe essere messo in piedi da società pubbliche come Sogei, PagoPa, Consip e Poligrafico.

Ma l’ipotesi trova freddo Buia (Ance) che teme una complicazione ulteriore e ribadisce il favore a una riattivazione della cessione del credito di imposta, ma limitata al circuito bancario/finanziario sottoposto già a controllo da parte di Banca d’Italia. Al momento sembra lo scenario più probabile, ma il governo è al lavoro. Oltretutto Buia critica anche le ipotesi di controlli in cantiere da parte dei vigili urbani (la maggior parte delle frodi sarebbe legata a lavori inesistenti) suggerendo un controllo sulle dichiarazioni di apertura lavori.

Ma la paura è che la macchina sia già in frenata e che il quadro debba essere definito e chiarito rapidamente, prima che riparta. Senza le necessarie garanzie sotto tutti i profili (anche legali), si ragiona tra gli operatori, mettiamo a rischio noi stessi e i nostri clienti, quindi meglio aspettare, anche perché le cifre sono importanti. Come a dire la palla torna alla politica.

(Giovanni Digiacomo)

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