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BP in rally a Londra: utili, dividendi e buyback

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
3 min

Il colosso petrolifero britannico chiude una trimestrale da record e premia i soci. È l’ennesima compagnia che guadagna dalla corsa del greggio

BP in rally a Londra: utili, dividendi e buyback

Rally di BP a Londra dopo i dati: il titolo della compagnia petrolifera balza del 3,84% a 407,4 penny per una capitalizzazione di 74,24 miliardi di sterline. I risultati trimestrali e semestrali del gruppo gonfiati dai rialzi dei prezzi del petrolio sono una pioggia di buone notizie per i soci. Il primo dato che la società mette in evidenza è l’RC profit underlying, l’utile attribuibile ai soci che tiene conto anche degli apprezzamenti di valore delle scorte, un dato essenziale in questa fase di rialzo dei prezzi del greggio. In pratica nel secondo trimestre del 2022 l’RC profit è volato a 8,5 miliardi di dollari dai 6,2 miliardi del primo trimestre, ben oltre i 6,79 miliardi del consensus tratto dalle stime di 28 broker. È una cosa buona, molto buona: lo confermano la decisione di aumentare del 10% il dividendo a 6,006 centesimi e l’annuncio della volontà di accrescere del 4% l’anno la cedola fino al 2025. BP ha inoltre annunciato un nuovo buyback da ben 3,5 miliardi di dollari.
Da aprile a giugno bp ha registrato ricavi totali da 69,5 miliardi di dollari, un balzo dell’85% sul dato di un anno fa. L’utile per gli azionisti è quasi triplicato a 9,25 miliardi di dollari. Il debito netto della compagnia guidata dal CEO Bernard Looney è calato per il nono trimestre consecutivo fino a quota 22,8 miliardi di dollari (l’equity della società è di 81,5 miliardi di dollari).

Eppure il primo trimestre aveva raccontato tutta un’altra storia: c’era stata una perdita monstre di 20,4 miliardi di dollari, dovuta soprattutto a oneri dopo le imposte per 24,4 miliardi di dollari collegati alla cessione del 19,75% della russa Rosneft e di altre attività collegate. Una maxi-svalutazione insomma dovuta alla guerra in Ucraina, i balzi successivi del greggio hanno riportato però fieno in cascina e la narrativa di oggi vuole che finanzi la trasformazione di BP in una società energetica integrata, ossia in una società con progetti in espansione sul fronte delle rinnovabili e non solo. Il colosso che ha inaugurato una nuova era della sostenibilità con il disastro del Deepwater Horizon sta vendendo il suo 50% del progetto sulle sabbie bituminose Sunrise, è molto attivo sul fronte delle ricariche elettriche con piani che coinvolgono Iberdrola e persino la Cina, si è impegnata nell’Australia Occidentale in uno dei maggiori progetti di idrogeno verde del mondo.

D’altronde BP non è certo l’unica grande compagnia petrolifera che in questo periodo si arricchisce spasmodicamente mentre consumatori, imprese e interi Paesi sentono la morsa dei prezzi. Il Wall Street Journal ha calcolato che le tre big del greggio statunitense Exxon, Chevron e Shell hanno sommato nel secondo trimestre profitti per ben 46 miliardi di dollari. Nel Regno Unito il colosso del gas Centrica ha registrato utili operativi da 1,3 miliardi di sterline e anche la francese TotalEnergies e l’italiana Eni hanno annunciato profitti e premi per gli azionisti in dividendi e buyback.
Il quadro generale è insomma uniforme: la corsa dei prezzi del greggio gonfia i bilanci delle compagnie petrolifere nel secondo trimestre e chi ha puntato sull’idrocarburo con lo scoppio della guerra in Ucraina incassa dividendi e buyback. Con buona pace della lotta al cambiamento climatico.