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S&P500, e se i minimi fossero già stati toccati?

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
4 min

Proprio quando tutti si convincono che una recessione è inevitabile lo S&P500 esplode al rialzo? E’ stata brava la Fed a pilotare il mercato? Ecco come comportarsi adesso.

S&P500, e se i minimi fossero già stati toccati?

Proprio quando tutti si convincono che una recessione è inevitabile lo S&P500 esplode al rialzo? E’ stata brava la Fed a pilotare il mercato? Ecco come comportarsi adesso

Con il ribasso dal massimo del febbraio 2020, al minimo del marzo 2020, lo S&P500 ha perso 1200 punti circa, con quello dal picco di gennaio 2002, al minimo di giugno, l'indice ha perso 1180 punti circa, un movimento praticamente uguale, se valutato in punti.

Il ribasso dal picco del 2020 ha ritracciato il 45% circa del movimento precedente, quello partito dai minimi del 2009, il ribasso dal massimo del 2022 ha ritracciato il 45% circa del movimento precedente, quello partito dai minimi del 2020.

Queste due coincidenze sono interessanti, anche se ovviamente non ci dicono che necessariamente il ribasso della borsa è agli sgoccioli.

Quello che si può osservare è che nel 2020 dopo 1200 punti di ribasso e dopo avere ritracciato il 45% circa del movimento precedente i prezzi hanno avviato una nuova fase di rialzo duratura e che attualmente ci troviamo nelle stesso condizioni e che effettivamente nell'ultima settimana si è realizzato un rimbalzo del 6,45%, il secondo maggiore rialzo settimanale dopo quello del 27 maggio (+6,58%) dal novembre del 2020.

Ma perchè il mercato dovrebbe considerare l'ipotesi di intraprendere una fase rialzista proprio adesso, con una recessione alle porte?

Tralasciando la situazione in Europa, dove la Bce ha fatto dei disastri a livello di comunicazione, negli Usa la Fed potrebbe avere adottato una strategia intelligente.

Da alcuni mesi infatti dalla Fed arrivano messaggi che la lotta all'inflazione sarà serratissima e che i tassi saliranno velocemente fino a che non si vedranno segnali di rallentamento nella crescita dei prezzi. Il fatto però è che i tassi effettivamente hanno iniziato a salire ma che l'economia, anche a causa del "terrorismo" della Fed, ha già iniziato a rallentare.

Difficilmente in un'economia che segna il passo l'inflazione continua a crescere (certo, esiste il fenomeno della stagflazione, ma questo rischio per adesso sembra ancora lontano).

E se allora la Fed in futuro non sarà così intransigente come annunciato negli ultimi mesi?

Se i tassi verranno fatti salire meno di quanto preventivato? E' possibile che i mercati azionari, ma anche quelli dei bond, stiano iniziando a scontare questa eventualità?

E come si spiega il fatto che il grafico sul sito della Fed relativo ai "Recent balance sheet trends" mostri una salita dagli 8914 miliardi di dollari del 24 maggio agli 8934 miliardi di dollari del 21 giugno? Ma il bilancio della Fed non doveva scendere?

Il QT, quantitative tightening, non doveva essere una importante misura complementare al rialzo dei tassi?

Quando il bilancio della banca centrale si espande la liquidità del sistema economico aumenta, e questa liquidità in eccesso è stato il carburante che ha fatto salire le borse nel periodo del Covid contrariamente alle attese generali.

Una riduzione del bilancio sottrae invece liquidità al sistema e ha un effetto simile a quello del rialzo dei tassi sui mercati finanziari, rende più difficile la crescita dei prezzi delle azioni.

Insomma, sembrerebbe che la Fed con la sua comunicazione "strillata" in favore della lotta all'inflazione abbia messo in moto dei meccanismi che hanno favorito un rallentamento dell'economia senza alzare ancora troppo i tassi, e che sia comunque molto attenta all'andamento delle borse, un'attenzione che si traduce nella gestione dell'andamento del bilancio della banca centrale stessa non così rigorosa come annunciato.

Evidentemente la Fed fa anche politica, un crollo dell'azionario è un pessimo messaggio per gli elettori, e le elezioni di mid term si avvicinano. Basteranno quindi questi 1200 punti circa di ribasso da parte dello S&P500 per soddisfare la voglia del mercato di allineare le quotazioni dei titoli alle nuove aspettative di andamento dei profitti futuri?

Ha senso iniziare a comprare già su questi prezzi, magari future, opzioni o etf, anche a leva, sui principali indici?

La risposta giusta non esiste, come sempre chi compra per primo ha maggiori possibilità di guadagnare ma accetta anche un maggiore rischio.

Un primo segnale tecnico in favore di una ripresa duratura dello S&P500 verrebbe con una chiusura di settimana oltre la media mobile esponenziale a 20 settimane, passante a 4160 circa.

Chi volesse intervenire adesso quindi ha 200/250 punti di margine di potenziale guadagno in più di chi vorrà aspettare l'eventuale rottura della media per comprare, ma al tempo stesso si mette al rialzo solo sui due indizi che abbiamo citato sopra.

Se si vuole essere coraggiosi allora bisognerà essere anche rigorosi, ponendo uno stop per eventuali posizioni al rialzo subito sotto i 3500 punti, 50% di ritracciamento del rialzo dal minimo del 2020.