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La Fed ci va giù pesante, la borsa però festeggia

di Alessandro Magagnolipubblicato:

La Fed mercoledì ha alzato i tassi di 50 punti base, una mossa che non si vedeva da 22 anni, lo S&P500 però sale con decisione, addirittura più del 3%, oltre i 4300 punti.

La Fed ci va giù pesante, la borsa però festeggia

La Fed mercoledì ha alzato i tassi di 50 punti base, una mossa che non si vedeva da 22 anni, lo S&P500 però sale con decisione, addirittura più del 3%, oltre i 4300 punti. Di analoga portata il rialzo del Nasdaq Composite, nell'ordine del 3% a 12965 punti circa.

La Fed rispetta le attese e alza di 50 punti base

La Fed ha alzato i tassi mercoledì dopo la conclusione del Fomc, il comitato di politica monetaria. Il mercato si attendeva un incremento di 50 punti base e non è rimasto deluso. Erano 22 anni che la Fed non procedeva con un aumento superiore ai 25 punti base, e questo la dice lunga sulla necessità di fare presto per frenare la crescita dei prezzi. A marzo l'incremento dell'inflazione è stato dell'8,5%, il più alto dal dicembre del 1981.

Powell esclude rialzi di 75 punti base

Quello che resta da indovinare è come si muoverà la banca centrale nei prossimi mesi, stretta tra la morsa dell'inflazione crescente e del rischio di un rallentamento dell'economia. Per adesso Powell ha anticipato la riduzione del bilancio della banca centrale da 9mila miliardi di dollari, al ritmo di 95 miliardi al mese, un'altra misura anti inflazionistica, ma ha anche escluso che nel prossimo futuro si possa materializzare un rialzo addirittura da 75 punti base, cosa che invece i mercati stavano iniziando a valutare come probabile già a giugno.

"A 75-basis-point increase is not something the committee is actively considering" ha detto Powell. E' proprio questa rassicurazione che ha permesso agli indici di salire con forza. Evidentemente la Fed è consapevole del fatto che strangolare l'economia adesso che iniziano a comparire segnali di rallentamento non sarebbe una mossa giustificabile agli occhi della politica.

Il mercato del lavoro segna il passo

Anche il mercato del lavoro segna il passo, e ciò rischia di impattare sui consumi, il vero motore dell'economia Usa, che già potrebbero soffrire per l'aumento dei prezzi.

Nel mese di aprile, secondo quanto comunicato da Adp Research Institute (nel suo Adp National Employment Report, che misura la variazione mensile nell'occupazione privata non agricola), la variazione dei nuovi impieghi è stata di 247.000 unità, in deciso rallentamento rispetto alle 479.000 di marzo (486.000 in febbraio) e contro le 654.000 dell'aprile 2021.

Quello di aprile è stato il dato peggiore dallo scorso agosto. La lettura, basata sui dati delle buste paga di circa 400.000 aziende Usa, è stata più bassa anche delle previsioni del consensus di Dow Jones Newswires e del The Wall Street Journal di 390.000 nuovi impieghi.

Il Pmi Composite di aprile, che combina l'indice dei servizi con quello del manifatturiero, è sceso a 56,0 punti dai 57,7 punti precedenti (55,9 punti in febbraio), contro i 55,1 punti del dato flash.

La Fed indipendente dalla politica?

Come già detto la Fed deve tenere un occhio puntato anche al contesto politico, è vero infatti che è indipendente ma è anche vero che le elezioni di medio termine si stanno avvicinando, arrivarci con l'economia in recessione non farebbe molto piacere ai democratici che sono in questo momento lo sponsor di Powell.

Recessione sì recessione no

Goldman Sachs prevede il 15% di probabilità di una recessione nei prossimi 12 mesi e del 35% nei prossimi 24 mesi.

Per adesso quello che è certo è che il Pil Usa del primo trimestre si è contratto dell'1,4%, smentendo le attese di un rialzo dell'1% (a pesare sul risultato è stato il saldo commerciale, che ha sottratto il 3,2% al Pil, ma anche le scorte hanno pesato per lo 0,82%, mentre i consumi, la componente principale del prodotto interno lordo statunitense, sono cresciuti del 2,7%). Il secondo trimestre dovrà essere positivo per evitare che si inizi a parlare di recessione tecnica.

Secondo Benjamin Harris, il capo economista del Tesoro Usa, l'economia statunitense continuerà ad espandersi anche nel 2022 nonostante il risultato del primo trimestre. La previsione attuale, del +2,4%, potrebbe venire rivista al ribasso, ma "the US economy is expected to continue its expansion this year", ha detto Harris.

Inoltre, sempre secondo Benjamin Harris, l'inflazione potrebbe avere raggiunto il suo massimo, almeno quella core, che esclude alimentari ed energia "core inflation may have peaked in spring 2022 and started to ebb".

Lo S&P500 rimette la palla al centro

Le aspettative di un aumento dei tassi hanno colpito il mercato azionario, ad aprile lo S&P500 ha archiviato la peggiore perdita mensile dell'ottobre del 2008 e la perdita nei primi 4 mesi dell'anno, del 13,3%, è stata la maggiore per un inizio di anno dal 1939.

Insomma, gli investitori in azioni sono stati costretti negli ultimi mesi ad aggiustare le proprie posizioni in funzione delle mutate aspettative sull'andamento dei tassi di interesse.

La buona notizia è che la Fed non ha sorpreso negativamente i mercati e quindi si può immaginare che gli effetti dell'inasprimento della politica monetaria siano già stati incorporati nelle quotazioni. La reazione di oggi delle borse successiva al rialzo dei tassi sembra proprio confermare questa ipotesi.

Contare su di in un rimbalzo duraturo probabilmente è prematuro, ma è ragionevole pensare che con la discesa sui 4100 punti lo S&P500 abbia rimesso la palla al centro, gli investitori sono liberi ora di fare le proprie scommesse partendo da una situazione di equilibrio, e, almeno per adesso, hanno deciso di puntare sul rialzo.

Le trimestrali dello S&P500 del resto per adesso non sono andate male, del 55% delle società dello S&P500 che hanno presentato i conti il 77% ha superato le stime sugli utili in media dell'8% e il 69% ha superato quelle sui ricavi in media del 4% (dati Fundstrat).

Per quello che riguarda gli investitori in azioni c'è poi la convinzione che "the market will always come back", difficilmente cioè comprando sui ribassi, almeno in ottica di medio periodo, si sbaglia.

S&P500, sopra 4400 target a 4800

Probabilmente questo approccio ha una sua validità, per evitare tuttavia di lanciarsi nel vuoto il suggerimento, nel caso si decidesse di comprare sui prezzi attuali strumenti correlati allo S&P500 (puntare sul Nasdaq, con l'aumento dei tassi in corso, appare veramente una mossa molto azzardata dal momento che i titoli tecnologici sono più sensibili rispetto a quelli tradizionali al livello del costo del denaro), è di adottare uno stop loss da posizionare subito al di sotto dei 4000 punti.

Discese inferiori a quei livelli potrebbero essere seguite da ulteriori cali nell’ordine degli 800/1000 punti.

Oltre area 4400 lo S&P500 potrebbe ritrovare invece la strada per i massimi di inizio anno in area 4800 punti.

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