Ftse Mib sotto pressione: il future frena e resta in equilibrio precario
pubblicato:Sul Ftse Mib livello chiave a 43.500: senza breakout il rischio è di una ripresa del ribasso

Future Ftse Mib debole ieri: il future ha ceduto lo 0,39% a 43235 dopo avere oscillato tra 42900 e 43420.
Mercati in attesa della riunione Fed del 10 dicembre
Sullo sfondo dei mercati resta centrale l’attesa per la riunione della Federal Reserve del 10 dicembre, appuntamento che potrebbe definire il ritmo dei prossimi mesi dopo due tagli consecutivi dei tassi.
Gli investitori continuano a cercare conferme nella direzione della politica monetaria, mentre i dati macro offrono un quadro complesso e non del tutto uniforme.
Nuovo affondo delle criptovalute
L’inizio del mese è stato segnato da un nuovo affondo delle criptovalute, con Bitcoin in calo del 6,4%, la peggior seduta dal 3 marzo secondo i dati Dow Jones.
La flessione ha pesato subito sui titoli più esposti al settore: Coinbase, Robinhood e MicroStrategy hanno perso oltre il 3%, confermando come la volatilità crypto resti un fattore sensibile anche per i mercati azionari.
Wall Street in ribasso
Il sentiment negativo si è esteso a Wall Street, dove gli indici hanno chiuso in ribasso guidati dal Dow Jones (-0,9%), seguito dall’S&P 500 (-0,5%) e dal Nasdaq (-0,4%).
Un arretramento che arriva dopo un novembre comunque positivo per l’S&P 500, capace di mettere a segno il settimo mese consecutivo di rialzo, nonostante i timori crescenti di una possibile “AI bubble” che da settimane alimentano oscillazioni su molti titoli growth.
I rendimenti obbligazionari sono risaliti
Parallelamente, i rendimenti obbligazionari sono risaliti: il Treasury decennale è tornato al 4,095%, segnale di un mercato che attende chiarimenti sulle prossime mosse della Federal Reserve.
L’attenzione è infatti rivolta ai dati macro in uscita questa settimana, incluso il rapporto ADP sull’occupazione, in vista del meeting della Fed che si concluderà il 10 dicembre.
I trader continuano a scommettere su un terzo taglio consecutivo dei tassi, con l’obiettivo di sostenere un mercato del lavoro che mostra segnali misti.
Trump sceglie il successore di Powell
Sul fronte politico, il presidente Trump ha dichiarato di aver scelto il successore di Jerome Powell alla guida della Fed, senza rivelarne il nome. I mercati delle scommesse puntano con decisione su Kevin Hassett, attuale direttore del National Economic Council.
Il Giappone alzerà i tassi?
La debolezza non si è limitata agli Stati Uniti: anche in Giappone azioni e obbligazioni sono scese dopo che il governatore della Bank of Japan ha lasciato intendere un possibile rialzo dei tassi già nel corso del mese, evento raro nel contesto storico della politica monetaria nipponica.
Petrolio di nuovo al rialzo
In controtendenza, il petrolio ha guadagnato il 1,3%, sostenuto dalla decisione dell’OPEC+ di mantenere invariata la produzione, anziché aumentarla.
Ripresa ancora fragile e disomogenea nell'area euro
Nell’area euro l’attenzione resta sui PMI manifatturieri di novembre, che descrivono una ripresa ancora fragile e disomogenea.
Alcune economie – come Irlanda, Norvegia, Spagna e Grecia – mostrano segnali di espansione.
Al contrario, Francia e Germania restano in piena contrazione, trascinando l’indice aggregato dell’Eurozona sotto quota 50, a 49,6 punti, dopo il temporaneo rimbalzo del mese precedente.
Il quadro conferma una fase di crescita a velocità diverse, in cui la domanda rimane debole e la produzione fatica a stabilizzarsi.
Inflazione in Eurozona al 2,1%
Sul fronte dei prezzi, le prime letture dell’inflazione di novembre in Francia, Spagna, Italia e Germania indicano che il dato dell’Eurozona dovrebbe attestarsi intorno al 2,1%, molto vicino al target della BCE. Una dinamica coerente con le attese dei mercati e che rafforza l’idea che Francoforte non sia costretta, al momento, a nuove strette monetarie.
La manifattura cinese torna a soffrire, debole quella del Giappone
La manifattura cinese è tornata sotto la soglia dei 50 punti per la prima volta da luglio, con il PMI che scende a 49,9 dopo il 50,6 di ottobre.
Un segnale che riaccende i timori su una ripresa ancora incompleta, zavorrata dalla debolezza del settore immobiliare e della domanda globale.
Il PMI manifatturiero del Giappone migliora leggermente da 48,2 a 48,7, segnando il ritmo di contrazione meno severo degli ultimi tre mesi. Nonostante il miglioramento, l’indice resta comunque sotto 50, riflettendo una crescita industriale ancora modesta.
Oltreoceano il quadro è più sfumato
Il PMI manifatturiero scende da 52,5 a 52,2, restando comunque in area espansiva.
L’ISM manifatturiero, più sensibile al ciclo economico, scivola invece a 48,2, sotto le attese e in territorio di contrazione.
Il contrasto tra i due indicatori conferma un’economia ancora solida, ma con segnali di rallentamento in alcuni comparti, elemento che la Fed monitorerà da vicino nel meeting di dicembre.
Ftse Mib future a ridosso di resistenza rilevante
Il future Ftse Mib ieri si è mantenuto in chiusura a ridosso del 50% di ritracciamento del ribasso dal top di novembre. Senza la rottura di area 43500 si rischia grosso: il rialzo recente si dimostrerebbe solo una pausa della discesa precedente.
Sotto la media mobile esponenziale a 50 giorni, a 42720, atteso il test di quella a 100 giorni, a 42040, riferimento importante anche in ottica di medio periodo. Sopra 43500 invece resistenza critica a 44350.
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