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Fuga dai fondi in atto?

di Giovanni Digiacomopubblicato:

Segnali contraddittori dal mondo dei fondi, c’è una ritirata generale, in cui i sostenibili perdono un po’ meno, guadagnano terreno invece le filosofie opposte di ETF ed Hedge Fund mentre le due sponde dell’Atlantico raccontano storie (leggermente) diverse.

Fuga dai fondi in atto?

Segnali dall’allarme dal mondo dei fondi negli ultimi mesi… e non poteva essere diversamente viste le crescenti incertezze sull’economia e la tenuta dei mercati finanziari. Il quadro che si delinea dai dati dei primi mesi del 2022 rimane però ancora asimmetrico e incompleto.

Partiamo dagli Stati Uniti. Non è passato inosservato un report su Morning Star che raccontava che l’universo dei fondi ESG statunitensi ha registrato nel primo trimestre del 2022 il quarto calo consecutivo di afflussi, fino a scendere a 10,6 miliardi di dollari, ben lontano dal record registrato invece un anno fa a 22 miliardi nello stesso trimestre.

Una flessione degli investimenti nella categoria forse più all’attenzione del momento e che ha addirittura contribuito al primo calo storico del patrimonio: 343 miliardi di asset.

Verrebbe quasi da pensare che con tutta questa sete di gas e di petrolio, sia un riassetto dei portafogli anche sugli asset più tradizionali. E invece no, per niente.

Perché se i fondi sostenibili hanno perso il 26% sull’ultimo quarto del 2021, quando ancora la guerra in Ucraina sembrava una remota possibilità ai più, il mercato dei fondi statunitensi in generale ha visto un calo del 65% addirittura dei flussi a 87,5 miliardi di dollari. Quindi si conferma la teoria di una maggiore resilienza dell’ESG sull’universo investibile generale tradizionale. I fondi sostenibili calano, ma meno dei fondi in generale e anzi portano in un anno la quota dal 6 al 12% circa dei flussi sui fondi USA.

Fuga dai Fondi: e in Europa?

L’EFAMA (European Fund Asset Management Association) ha calcolato che a febbraio UCITS e FIA (ossia fondi e fondi alternativi) hanno registrato deflussi per 48 miliardi di euro, a fronte di afflussi per 18 miliardi di euro nel gennaio 2022 (prima della guerra). Una frenata insomma è dire poco, qui è proprio una retromarcia, se non una ritirata.

In particolare gli UCITS hanno registrato deflussi per 43 miliardi, ma già a gennaio ne perdevano 8 miliardi. I FIA, che comprendono gli Hedge Fund fra i loro sottoinsiemi ma anche altri tipi di fondi alternativi, sono passati da deflussi per 10 miliardi a gennaio, a deflussi per 5 miliardi.

Come a dire che non va bene per nessuno. Fra l’altro anche gli asset complessivi delle due categorie sono calati del 2,2% a febbraio portandosi a 20,88 trilioni di euro.

Il quadro del settore della BCE si ferma alla fine del quarto trimestre 2021 e mostra per tutto il settore dei fondi asset in crescita a 17,66 trilioni di euro, con afflussi (nello stesso quarto) in calo rapido a 134,2 miliardi di euro, un dato più basso di quello degli ultimi quattro trimestri precedenti e ben lontano dai flussi record dell’inizio del 2021.

Se si guarda allo spaccato per Paese non cambia il quadro di un predominio del Lussemburgo, che da solito ospita la titolarità di 6,4 trilioni di asset, ben distanziato da Irlanda (3,89 trl), Germania (3,01 trl) e Francia (1,67 trl). L’Italia resta al fanalino con 444,4 miliardi.

In Italia abbiamo dati più puntuali sul mese di marzo che si conclude per il risparmio gestito con deflussi negativi per 926 milioni di euro a fronte dei flussi positivi per 6,28 mld a febbraio e positivi per 9,7 miliardi circa da inizio anno. Il saldo complessivo negativo vede diverse contraddizioni interne fra le varie componenti però.

Le gestioni collettive mostrano fondi aperti con afflussi positivi per 2,16 miliardi, in forte calo, ma con un saldo ancora positivo per 11,34 miliardi nei flussi da inizio anno. Le gestioni di portafoglio (che raccolgono sia retail che istituzionali come assicurazioni o fondi pensioni quando affidino i capitali ai gestori rilevati, come banche o SGR) vedono forti deflussi per 4,38 miliardi nel mese (saldo da inizio anno -6,29 mld).

Il retail resta positivo con afflussi per 959 milioni, ma è in calo. Il quadro è insomma in generale di contrazione anche in Italia, anche se il patrimonio gestito totale è sostanzialmente stabile a 2,5 trilioni di euro.

Nel Regno Unito le cose sembrano diverse: nel primo trimestre sembra che i fondi Equity ESG abbiano attratto ben 8,6 miliardi di sterline sottraendole in gran parte ai fondi equity non-ESG che hanno visto deflussi per 10,8 miliardi di sterline.

Qualche piccola contraddizione già emerge e se si guarda un altro po’ più affondo, ne emergono altre che indicano un quadro in evoluzione e comunque, come sempre, assai articolato.

Fondi: afflussi in calo, ma c’è chi cresce

La CNBC riporta di un trimestre che è invece da record per gli Hedge Fund americani: ben 19,8 miliardi di dollari nei primi tre mesi di quest’anno. Parliamo di un’industria da 4 trilioni di dollari.

BlackRock, il protagonista dell’asset management mondiale, ha chiuso il primo trimestre del 2022 con afflussi per 114 miliardi di dollari, se però togliamo il cash management e l’advisory, si arriva a 86,36 miliardi di afflussi netti, che sono circa la metà dai 171 miliardi del primo trimestre 2021. Le masse in gestione sono comunque cresciute passando da 9 a 9,57 trilioni quasi.

Interessante notare che dei 114 miliardi di flussi complessivi, ben 56 sono collegati agli ETF, che poi sono il nucleo del valore di BlackRock. Tutto questo ovviamente non nasconde il dimezzamento dei flussi netti tra il primo trimestre del 2021 e il primo trimestre del 2022 (esclusa la gestione della liquidità).

Per avvicinarci all’oggi, si potrebbe aggiungere che Refinitiv Lipper ha calcolato negli Stati Uniti deflussi da 11,5 miliardi di dollari dai fondi nella sola settimana al 4 maggio 2022.

Nei 7 giorni però gli ETF su equity hanno registrato afflussi per 2,3 miliardi di dollari (i primi in 4 settimane) e i fixed income ETF afflussi per 885 milioni di dollari (terza settimana in positivo, ma con differenze di segno nelle sottocategorie).

Nello stesso periodo i fondi azionari convenzionali (al netto degli ETF) hanno registrato deflussi per 4,6 miliardi id dollari, i fondi obbligazionari abbandoni per 8,4 miliardi di dollari, i tradizionali su equity estero deflussi per 1,9 miliardi.

Deflussi per tutti insomma, con l’eccezione degli ETF, mentre se la passano bene anche gli Hedge Fund e i sostenibili perdono, ma meno dei tradizionali. Più che una fuga disordinata sembra una ritirata strategica e contradditoria insieme.

I deflussi segnano la stagione e assorbono risorse, fra i pochi che guadagnano gli investimenti dei risparmiatori e degli istituzionali, due filosofie opposte: quella passiva sui benchmark degli ETF e quella per definizione decorrelata da ogni benchmark degli Hedge Fund. Cosa aggiungere, se non in bocca al lupo?

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