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Ocse e Banca Mondiale tagliano stime Pil, cosa fara il Ftse Mib?

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
5 min

Ocse e Banca Mondiale sono molto prudenti per la crescita globale. Le borse per adesso mantengono i nervi saldi, ma al tempo stesso non riescono a superare le resistenze.

Ocse e Banca Mondiale tagliano stime Pil, cosa fara il Ftse Mib?

Questa settimana sono arrivate due pesanti revisioni al ribasso per le attese di crescita del Pil globale, quella dell'Ocse e quella della Banca Mondiale. Entrambe tuttavia, per quanto presentino un quadro preoccupante, escludono un'entrata in recessione, e questo è il motivo per cui tutto sommato le borse hanno retto bene nelle ultime sedute, pur rimanendo al di sotto delle prime resistenze rilevanti.

Vediamo cosa ha detto l'Ocse

Ma vediamo cosa ha detto l'Ocse: l'economia mondiale potrebbe crescere nel 2022 solo del 3%, molto meno del 4,5% previsto a dicembre, prima della guerra in Ucraina, mentre per il 2023 la stima è di un aumento del Pil globale del 2,75%.

Per quello che riguarda l'inflazione le attese sono di un aumento del 9% circa nei paesi Ocse nel 2022, il doppio delle stime precedenti.

Nell'outlook economico dell'Ocse si legge che "L'elevata inflazione in tutto il mondo sta erodendo il reddito disponibile reale delle famiglie e gli standard di vita e, a sua volta, sta riducendo i consumi". L'effetto è una riduzione degli investimenti delle imprese e quindi esiste il rischio che, oltre ad esserci un freno alla domanda, potrebbero esserci in futuro anche limitazioni di offerta.

Del resto la Russia e l'Ucraina da sole valgono il 30% dell'export globale di grano, il 20% circa di mais, di fertilizzanti e di gas, e il 10% circa di petrolio, una interruzione di questi flussi non può non avere effetti pesanti sull'offerta e quindi sui prezzi.

Per queste ragioni l'Ocse ha suggerito alla Bce di non essere troppo rigida con la politica monetaria, togliere gli stimoli in questo momento è rischioso e potrebbe portare ad effetti indesiderati anche sugli spread.

Secondo l'Ocse l'Eurozona vedrà aumentare il Pil del 2,6% nel 2022 e del 4,3% nel 2023, gli Usa del 2,5% nel 2022 e del 3,7% nel 2023, la Cina del 4,4% quest'anno e del 5,1% il prossimo.

I pronostici per l’Italia

L'istituto parigino ha rivisto anche le stime relative all'Italia. il pronostico è quello di un aumento del Pil del 2,5% nel 2022 e dell'1,2% nel 2023. Le stime di dicembre erano in favore di un'espansione del 4,6% nel 2022 e del 2,6% nel 2023.

Nell'Economic Outlook si legge "Lo slancio della crescita si è ulteriormente moderato nella prima metà del 2022. L'economia ha rallentato allo 0,1% nel primo trimestre, mentre le restrizioni sul Covid si sono combinate con l'inflazione collegata alla guerra, le difficoltà sulle catene di approvvigionamenti e gli shock sulla fiducia".

Da notare che la crescita del 2021, del 6,1%, e quella pronosticata per il 2022, ancora non hanno pareggiato il tracollo del 9,1% del 2020, quindi per adesso l'Italia rimane ancora al di sotto dei valori di Pil del 2019 e difficilmente riuscirà a recuperarli prima della fine del 2023, almeno un anno più tardi di quanto ipotizzato in precedenza. E attenzione, non solo le previsioni di crescita sono state tagliate, ma sull'economia prevalgono i rischi al ribasso, dal momento che un'eventuale restrizione alle forniture di gas naturale potrebbe indebolire ulteriormente il Pil e aumentare l'inflazione.

Anche una politica monetaria restrittiva da parte della Bce (che si incontra oggi proprio per decidere come muoversi nei prossimi mesi), quindi tassi di interesse più alti, potrebbe avere un effetto negativo sulla crescita, e tramite questo canale aumentare i livelli di debito pubblico. Le ricadute negative sulla fiducia potrebbero poi fare aumentare i fallimenti andando a colpire il comparto bancario.

L'Ocse ritiene invece che la riforma sulla tassazione "potrebbe avere un effetto più ampio, consentendo a salari, occupazione e fiducia delle famiglie di riprendersi più rapidamente del previsto".

Per quello che riguarda il tasso di disoccupazione dell'Italia l'Ocse prevede che scenderà dal 9,5% del 2021 al 9% del 2022, per poi risalire al 9,3% nel 2023.

La Banca Mondiale è prudente

Anche la Banca Mondiale ha tagliato le previsioni di crescita globale nel 2022 al +2,9%, molto meno del 4,1% previsto a gennaio e del 3,2% ipotizzato ad aprile.

La guerra in Ucraina è il principale motivo di questo taglio: il conflitto ha provocato un aumento dell'inflazione, che era già elevata, costringendo le banche centrali ad adottare una politica monetaria più restrittiva. Più di 60 autorità monetarie hanno infatti già alzato i tassi (Fed e Bank of England tra queste), mentre la Bce potrebbe decidere di farlo a partire da luglio.

La crescita dei rendimenti mette in difficoltà i paesi più poveri, circa il 60% di questi rischia una crisi del debito, e gli effetti potrebbero poi propagarsi verso i paesi a reddito medio.

La Banca Mondiale prevede una crescita degli Usa ferma al 2,5%, un taglio dell'1,2% rispetto alla stima precedente, l'area euro rischia di fermarsi al 2,5%, l'1,7% in meno rispetto a quanto indicato a gennaio. Il Pil della Russia potrebbe contrarsi del 9% circa, quello dell'Ucraina del 45%. Anche la Cina potrebbe arrancare, si fa per dire, con un +4,3% di Pil, in questo caso anche a causa della politica "zero Covid".

Il Ftse Mib per adesso resiste alla tempesta

Il Ftse Mib per adesso resiste alla tempesta, ma al tempo stesso non riesce a dare un seguito al tentativo di rimbalzo visto dai minimi di marzo. I prezzi sono arrivati recentemente a contatto con la media mobile esponenziale a 100 giorni, passante a 24800 punti circa (la media sintetizza la condizione del trend di medio periodo ed è stata violata a febbraio, per adesso fornisce quindi un giudizio sulla tendenza negativo), ma non sono riusciti a superarla.

Solo la rottura della media e successivamente di area 25500, dove si trova il 61,8% di ritracciamento del ribasso dal top di gennaio (senza la rottura di questo riferimento ricavato dalla successione di Fibonacci il rimbalzo in atto da marzo rischia di dimostrarsi solo una pausa temporanea del precedente ribasso), potrebbero sbloccare la situazione in favore di un rialzo almeno verso i 28000 punti.

Se invece a cedere dovesse essere il supporto di area 23000 diverrebbe difficile evitare non solo il test dei minimi di marzo a 21060 punti ma anche il test di 19822, base del gap del 9 novembre 2020.