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Sale l'inflazione, scende il Pil, le borse non sanno che fare

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
5 min


Dai tanti dati macro in uscita oggi per l'area euro e per gli Usa emerge un quadro abbastanza deludente, anche se certo non inatteso. Il Ftse Mib archivia aprile con un –4,2%, cosa ci aspetta per il futuro?

Sale l'inflazione, scende il Pil, le borse non sanno che fare

Dai tanti dati macro in uscita oggi per l'area euro e per gli Usa emerge un quadro abbastanza deludente, anche se certo non inatteso. Il Ftse Mib archivia aprile con un –4,2%, cosa ci aspetta per il futuro?

Saldo negativo ad aprile per Ftse Mib e Dax

Dai tanti dati macro in uscita oggi per l'area euro e per gli Usa emerge un quadro abbastanza deludente, anche se certo non inatteso. Per questo motivo la reazione delle borse è stata composta, più quella degli indici europei che degli indici Usa, appesantiti da trimestrali miste. In ogni caso il mese di aprile, che tradizionalmente è favorevole alle azioni (mentre maggio è visto negativo, tanto che è stato coniato il detto "sell in may and go away"), quest'anno non ha rispettato la tradizione, il Ftse Mib lo archivia infatti con un -4,2%, il Dax con un -4,8%.

Salgono i prezzi al consumo in area euro

Nell'area euro l'indice dei prezzi al consumo di aprile, nella lettura preliminare, è aumentato del 7,5% su base annua, come atteso dagli economisti e in leggera accelerazione dal +7,4% di marzo (+1,6% ad aprile 2021). Su base mensile l'aumento è stato dello 0,6%. La componente energetica ha fatto registrare un aumento del 38% rispetto ad aprile 2021 e del 3,7% rispetto al mese precedente. L'inflazione sottostante, quella che esclude i prezzi del carburante e dei prodotti alimentari, seguita attentamente dalla Bce, è salita al 3,9% dal 3,2%, la versione che esclude anche alcol e tabacco al 3,5% dal 2,9%. In tutti questi casi i dati hanno superato le attese.

Il dato finale di marzo mostra invece un aumento del 7,4% su base annua dal +5,9% del mese precedente (+1,3% ad aprile 2021). A marzo la componente energetica è cresciuta del 44% sul marzo 2021 e del 12,2% sul febbraio 2022.

Secondo il vicepresidente della Bce, Luis de Guindos, l'inflazione è "molto vicina" a raggiungere un picco, ma nel corso del 2022 non scenderà comunque al di sotto del 4%.

Pil Eurozona fermo al palo

Il Pil dell'Eurozona nei primi tre mesi dell'anno è cresciuto dello 0,2% rispetto al trimestre precedente, le attese erano per un incremento dello 0,3%. Su base annua l'economia è cresciuta del 5%, poco meno del +5,1% atteso. Gli effetti della guerra in Ucraina, iniziata il 24 febbraio, hanno condizionato solo l'ultima parte del trimestre e il loro effetto sarà visibile completamente solo nel prossimo. Limitatamente all'Italia la variazione è stata del -0,2% dal trimestre precedente e del +5,8% anno su anno. La Francia è ferma allo 0%, la Spagna si contrae dello 0,3%, si salva la Germania con un +0,2%.

Scende il Pil Usa del 1° trimestre, sale l’inflazione

Il Pil Usa del 1° trimestre ha subito un calo dell'1,4% su base annua, molto al di sotto delle attese di un +1,1%.

Sempre negli States il Pce (personal consumption expenditures price index), l'indice dei prezzi per le spese per consumi personali, molto seguito dalla Federal Reserve per le sue decisioni di politica monetaria, è aumentato a marzo dello 0,9% su base mensile e del 6,6% su base annua dopo il +6,4% di febbraio. La velocità di crescita è la maggiore dal gennaio del 1982.

La componente core, quella che esclude i prezzi degli elementi più volatili come cibo ed energia, sempre a marzo, è aumentata dello 0,3% su base mensile e del 5,2% su base annua a fronte di attese rispettivamente di un +0,3% e di un +5,5%.

Usa, tengono i consumi

I redditi personali sono saliti dello 0,5% su base mensile a marzo a fronte di attese di un +0,4%, le spese personali per consumi sono cresciute dell'1,1% a livello mensile, gli economisti si aspettavano un incremento dello 0,7%. La tenuta del livello di spesa è una conseguenza della buona salute del mercato del lavoro.

Cosa farà la Fed?

I mercati devono ora indovinare quello che sarà il risultato netto per le scelte di politica monetaria della Fed tra il calo a sorpresa del Pil, che richiederebbe probabilmente una salita del costo del denaro graduale, e la tenuta dei consumi, che permette invece di pensare che l'economia tutto sommato non stia soffrendo. Al momento le attese prevalenti sul futuro sono che la Fed andrà ad alzare i tassi di 50 punti base per ciascuno dei prossimi tre meeting di politica monetaria. Dall'andamento dei rendimenti sui bond, con quello del decennale tornato in vista del 2,9% e quello del 2 anni al 2,7% circa, sembra abbastanza evidente che i mercati per adesso vedono una Fed mantenere la barra dritta verso un corso di rialzi dei tassi ampi e ravvicinati.

La Bce alzerà i tassi

L'irrigidirsi della posizione della Fed avrà sicuramente ripercussioni anche in Europa, dove ormai gli investitori scontano un rialzo dei tassi di 85 punti base entro la fine dell'anno.

Parlando a Bloomberg Tv il capo-economista della Bce Philip Lane ha detto chiaramente che ormai la questione non è se la Bce dovrà alzare i tassi ma solo quanto velocemente dovrà farlo. L'economista ha confermato con le sue parole, anche se indirettamente, che la banca centrale probabilmente interverrà già a luglio, dopo il termine degli acquisti netti del programma PAA. Secondo molti osservatori il livello dei tassi che la Bce considera "normale" è tra l'1% e l'1,25%.

Ftse Mib e Nasdaq uniti a doppio filo

Il Ftse Mib come detto ha archiviato il mese di aprile con un -4,2%. Il rialzo culminato il 29 marzo in area 25550 non ha saputo fare meglio del 61,8% di ritracciamento del ribasso dal top di gennaio. Senza la rottura di questo riferimento ricavato dalla successione di Fibonacci non si può escludere il rischio che il rialzo delle ultime settimane sia solo una pausa della tendenza ribassista intrapresa a gennaio, una tendenza ribassista che sarebbe quindi ancora in atto e che potrebbe riprendere con obiettivi anche al di sotto dei 21000 punti. Solo oltre area 25550 si potrebbe iniziare a sperare nel ritorno verso i 28000 punti circa. Nel breve termine sarebbe la violazione di area 23000 ad amplificare il rischio di ribassi.

Del resto quello che è già accaduto al Nasdaq 100 potrebbe essere una anticipazione del destino dell'indice italiano: l'indice Usa con i massimi di fine marzo ha ritracciato, con precisione millimetrica, il 61,8% della discesa dal top di novembre 2021, per poi scendere, anche se solo brevemente, al di sotto dei minimi di marzo. Se il Nasdaq 100 dovesse confermarsi al di sotto di area 13000 la prospettiva di una ulteriore discesa di almeno altri 1500 punti diverrebbe concreta, difficilmente in quel caso gli altri panieri, Ftse Mib incluso, potrebbero dissociarsi da questo ribasso. Solo recuperi da parte dell'indice Usa al di sopra di area 14250 potrebbero fare sperare in una evoluzione più favorevole all'azionario.