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Treasury Note e Btp sopra il 3%, le borse accusano il colpo

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
5 min

Proseguono le vendite sui bond, a farne le spese sono anche le borse. Gli investitori scontano una recessione, cosa faranno Ftse Mib e S&P500?

Treasury Note e Btp sopra il 3%, le borse accusano il colpo

Proseguono le vendite sui bond

Proseguono le vendite sui bond, il future sul T-Note a 10 anni statunitense cede lo 0,3% circa a 117,72 (prezzi e rendimenti si muovono in direzione opposta), quello sul Btp a 10 anni perde lo 0,71% a 126,75. Di ampiezza simile la flessione del Bund future tedesco (-0,73% a 151,46), questo tuttavia non ha impedito un ampliarsi dello spread Btp - Bund salito anche oltre i 200 punti base (massimo a 203 circa, chiusura precedente a 196 circa).

I rendimenti Usa galoppano

Il rialzo dei rendimenti è ormai in atto da alcuni mesi, ma recentemente ha accelerato: ad aprile quello sul titolo del Tesoro statunitense a 10 anni, uno dei bond più scambiati al mondo, ha fatto registrare l'incremento mensile più ampio dal dicembre del 2009. L'aumento dei rendimenti danneggia le azioni, non è un caso che sempre nel mese di aprile il Nasdaq Composite abbia subito il maggior calo mensile dall'ottobre del 2008. Lo S&P500 nei primi quattro mesi dell'anno ha perso il 13%, il peggiore inizio d'anno del 1939.

Recessione in arrivo?

La storia è nota ma non guasta ripeterla: l'inflazione galoppa in tutto il mondo, è ai massimi dagli anni '80, e le banche centrali, nel tentativo di ridurla a più miti consigli, hanno iniziato una politica monetaria restrittiva, in alcuni casi, come per la Fed, anche molto aggressiva, utilizzando non solo lo strumento del rialzo dei tassi ma anche quello della riduzione del bilancio.

Dopo anni di tassi bassi o negativi gli investitori hanno dovuto fare i conti con questo nuovo approccio e hanno iniziato a scontare un aumento dei rendimenti un po' su tutte le scadenze, in particolare su quelle più vicine, tanto da causare un appiattimento della curva dei rendimenti che in alcuni casi ha anche sfiorato l'inversione.

Come è noto, anche se sempre fonte di dibattito tra gli esperti, una inversione della curva tra le scadenze 2 e 10 anni è foriera di una recessione, e anche se tutte le voci ufficiali continuano a prospettare una crescita dell’economia anche per il 2023, la realtà dei fatti potrebbe essere diversa, e gli investitori sembra avere iniziato a fiutare puzza di bruciato.

Il rialzo dei tassi ha effetti spiacevoli

Quando i rendimenti salgono si verificano effetti spiacevoli sia per i consumatori, che pagano di più per gli interessi sul mutuo o sulle carte di credit, sia per le aziende, alle quali costa di più finanziarsi.

C'è poi un effetto di "sostituzione": con i rendimenti dei bond in aumento l'azionario diventa meno appetibile per gli investitori, non c'è ragione di rischiare di più per vedere arrivare profitti incerti con le azioni, soprattutto quelle tecnologiche, che a volte richiedono di fare un atto di fiducia anche a lungo termine (un esempio calzante è Virgin Galactic, SPCE, che ad esempio oggi cede il 9%).

Anche chi investe principalmente in azioni non può quindi ignorare quello che accade sul mercato delle obbligazioni, dal momento che i legami tra le due asset class sono sempre molto forti.

Btp future (e Ftse Mib) in crisi

E allora cosa possiamo attenderci dal Btp future? Attualmente come detto siamo in area 126,75, i minimi di marzo 2020 a 122,20 sono ad un passo. E' vero che la discesa degli ultimi due mesi ha comportato uno sconfinamento in ipervenduto da parte degli indicatori tecnici come l'Rsi a 14 sedute, e che nelle ultime tre occasioni in cui questo è accaduto (maggio 2021, novembre 2021 e febbraio 2022) si è sempre realizzato un rimbalzo, ma è anche vero che attualmente l'Rsi è al 21/22% mentre a marzo 2020 era arrivato al 19%. Il test di area 122/123 non si può quindi escludere prima di un rimbalzo.

E anche in caso di rimbalzi, sempre nelle tre occasioni citate sopra, dopo la reazione i prezzi hanno sempre ritrovato la strada del ribasso. Il confronto tra il grafico del Btp future e quello del Ftse Mib mostra delle evidenti similitudini, con l'uptrend del Btp dai minimi di marzo 2020 che però ha smesso di fare segnare nuovi massimi molto prima rispetto al Ftse Mib.

Nell'ipotesi che l'obbligazione anticipi con i suoi movimenti quello che farà l'indice azionario, è possibile affermare che anche il Ftse Mib rischia, prima della fine della fase di calo avviata ad inizio 2022, di tornare in prossimità dei minimi del marzo 2020 a 14150 circa.

T-Note su supporto critico

Nel caso del T-Note a 10 anni il prossimo supporto è quello dei minimi di ottobre 2018 a 117,42 circa, ma la discesa a partire da quei livelli potrebbe essere interrotta solo temporaneamente. A fine marzo infatti i prezzi hanno violato, quando erano ancora in area 123,50, la base del canale crescente disegnato dai minimi del 2000.

In area 117 si colloca il 50% di ritracciamento del rialzo dai minimi del 2000, il cedimento al di sotto di quei livelli comporterebbe il proseguimento della discesa verso il successivo livello di ritracciamento, quello del 61,8% (Fibonacci), a 111,50.

Ragionando in termini di rendimenti e non di prezzo c'è il rischio che sopra il 3,25%, massimo del 2018, il movimento estenda fino al 50% del ribasso dal massimo del 2000, al 3,60% circa. Sopra quei livelli resistenza al 4% circa.

S&P500 su media a 100 settimane

E’ lecito pensare che in caso di superamento di area 3,25% da parte del T-Note ci sarebbero ripercussioni poco piacevoli sullo S&P500, che per adesso si è tutto sommato mantenuto ancora relativamente vicino ai massimi di inizio anno.

L'indice delle blue chip Usa sta testando in area 4060 la media mobile esponenziale a 100 settimane, ma se questo supporto dovesse cedere (con conferma in chiusura di ottava), il rischio di vedere scendere le quotazioni almeno sulla media esponenziale a 200 settimane, a 3620 circa, sarebbe molto alto.