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Finanza e Mercati: rendimenti poco mossi dopo le oscillazioni di fine settimana scorsa

di Simone Ferradini pubblicato:
4 min

Rendimenti stabili dopo la flessione di settimana scorsa successiva all'uscita dei dati sull'inflazione PCE a gennaio, la misura favorita dalla Federal Reserve per stimare la crescita effettiva dei prezzi al consumo

Finanza e Mercati: rendimenti poco mossi dopo le oscillazioni di fine settimana scorsa

Finanza e Mercati: obbligazionario stabile

Il rendimento del BTP decennale segna 3,9010%, poso sotto il picco di giovedì a 3,9510%, all'incirca a metà strada tra il minimo dal 2 febbraio a 3,7660% toccato lunedì mattina e il massimo dal 12 dicembre a 3,9960% raggiunto il 22/2 (ricordiamo il minimo da agosto 2022 a 3,4620% toccato il 27/12 e il massimo dal 2012 a 5,04% raggiunto il 19 ottobre).

Il rendimento del Bund a 10 anni su attesta a 2,4185%, contro il massimo dal 28 novembre a 2,5115% raggiunto giovedì, a distanza di sicurezza dal minimo dal 15 febbraio a 2,3390% toccato lunedì scorso (ricordiamo il minimo da dicembre 2022 del 27/12 a 1,8850% e il massimo dal 2011 il 4 ottobre a 3,02%).

Il rendimento del T-Note USA a 10 anni segna 4,2040%, poco sopra il minimo dal 13 febbraio a 4,1750% toccato venerdì sera e ben al di sotto del massimo dal 30 novembre raggiunto il 22/2 a 4,3560% (ricordiamo il minimo da luglio toccato il 27/12 a 3,7820% e il massimo dal 2007 a 5,02% il 23 ottobre). Il rendimento del T-Bond a 30 anni si attesta a 4,3490% dopo aver toccato venerdì sera il minimo dall'8/2 a 4,3260% (ricordiamo il minimo da fine luglio toccato il 27/12 a 3,9430% e il top dal 2007 a 5,18% il 23/10).

Finanza e Mercati: rendimenti stabili dopo il calo in scia alla revisione del PCE

Rendimenti stabili dopo la flessione (più marcata per quelli americani) successiva all'uscita dei dati sull'inflazione PCE a gennaio, la misura favorita dalla Federal Reserve per stimare la crescita effettiva dei prezzi al consumo (e su cui proiettare l'obiettivo di lungo termine del 2%). I dati sono stati in linea con le attese ma sono stati rivisti al ribasso quelli di dicembre, sia per il PCE core che per quello grezzo, un'indicazione di rallentamento dell'inflazione e quindi a sostegno del taglio dei tassi, con fisiologica flessione dei rendimenti.

Le previsioni offerte dagli strumenti utilizzati per stimare le mosse delle banche centrali non evidenziano cambiamenti significativi.

Il CME FedWatch Tool segnala che il mercato assegna il 54% di probabilità un -25 bp a giugno (52% venerdì) con no action in ulteriore calo a 30% (venerdì 34%, 42% martedì). Per l'intero 2024 le probabilità di -75/100 bp crescono leggermente (62% complessivo, 60% venerdì). Da segnalare che restano stabili al 25% le chance di un taglio anticipato alla riunione della Fed del 1° maggio (erano al 18% venerdì): si tratta comunque di una possibilità remota e che diverrebbe concreta solo con un'accelerazione al ribasso dei prossimi due dati dell'indice PCE.

I future sull'Euribor a 3 mesi (riferimento per stimare le mosse della BCE) sono stabili indicano -25/26 bp a giugno (-29 giovedì), quindi probabilità di una riduzione da 25 bp nella riunione del 6 giugno del Consiglio Direttivo elevata e stabile. Per fine 2024 il mercato sconta ora -91/92 bp circa (-92 venerdì).

L'agenda macroeconomica prevede domani gli indici PMI servizi, mercoledì i dati sul mercato del lavoro USA (ADP e JOLTS) e il Beige Book (Fed), giovedì la riunione della BCE, venerdì PIL eurozona e dati governativi del mercato del lavoro USA. Mercoledì e giovedì audizioni Powell (Fed) alle commissioni di Camera e Senato.

Finanza e Mercati: il quadro grafico dei rendimenti

Situazione tecnica stabile per il BTP a 10 anni che resta ben impostato per lanciare un attacco al massimo dal 12 dicembre toccato la scorsa settimana a 3,9960%: in caso di successo obiettivo a 4,08%. Sotto 3,7660% (monitorare anche 3,8250%) probabile test degli importanti sostegni di area 3,70% e rischio di ritorno sul minimo da agosto 2022 a 3,4620% toccato a fine 2023.

Il rendimento del Bund decennale è sceso a testare area 2,40%: in caso di rottura decisa probabile un test di 2,3390% con rischio approfondimenti verso 2,29% (minimo del 15/2) e 2,27% (7/2). Al superamento di 2,5115% via libera verso 2,6630% (top del 24/11).

Il rendimento del T-Note a 10 anni USA ha violato i primi supporti e ora è esposto al rischio di approfondimenti sui minimi di inizio febbraio a 4,07-4,08%: conferme sotto 4,1750%. Concreti segnali di forza al superamento del massimo dal 30 novembre toccato il 22/2 a 4,3560%, prologo a un allungo sul 4,5140% (top del 27/11).

Il rendimento del T-Bond trentennale perde quota e si avvicina a 4,28-4,29%, sostegni determinanti per scongiurare ulteriori approfondimenti sui 4,21% almeno. Sopra 4,44-4,45% probabile attacco a 4,49-4,50%: in caso di successo verrebbe riattivato il rally partito a fine dicembre verso 4,6380% (massimo di fine novembre).

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