Terremoto in Campari: il sequestro da 1,3 miliardi scuote la holding Lagfin e mette alla prova la fiducia del mercato
pubblicato:Lunedì possibile un’apertura volatile: rischio di forte correzione iniziale seguita da tentativi di stabilizzazione, mentre gli investitori valuteranno l’impatto reale della vicenda giudiziaria sulla governance e sulla strategia del gruppo

Sequestro da 1,3 miliardi di euro delle azioni Campari detenute da Lagfin
Il caso Campari–Lagfin è destinato a dominare l’apertura di settimana sui mercati europei, e in particolare a mettere alla prova la fiducia degli investitori nei confronti del gruppo italiano degli spirits, protagonista di una delle crescite più solide dell’ultimo decennio.
Venerdì sera, a mercati chiusi, è arrivata la notizia del sequestro da 1,3 miliardi di euro delle azioni Campari detenute da Lagfin, la holding lussemburghese con cui il presidente Luca Garavoglia controlla il 52% della società. Il provvedimento, emesso dal gip del tribunale di Monza, rientra in un’inchiesta per dichiarazione fraudolenta mediante altri artifici e per responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.
L’indagine trae origine da una verifica fiscale legata alla fusione per incorporazione avvenuta nel 2018 tra Lagfin e la sua controllata italiana, detentrice del pacchetto di maggioranza di Campari. Secondo gli inquirenti, in quell’operazione sarebbero emerse plusvalenze non dichiarate per oltre 5,3 miliardi di euro, maturate in capo alla società italiana e non tassate al momento del loro trasferimento all’estero, come invece richiesto dalla normativa sulla cosiddetta exit tax.
La Guardia di Finanza sostiene che, attraverso una serie di strutture societarie e trasferimenti formali, il gruppo abbia mantenuto in Italia la gestione effettiva di attività dichiarate come spostate in Lussemburgo. Da qui il sequestro delle azioni Campari fino alla concorrenza dell’imposta presunta non versata.
🔎 Implicazioni per il mercato
Dal punto di vista operativo, Campari non è direttamente coinvolta nel procedimento, che riguarda invece la sua holding di controllo. Tuttavia, la notizia tocca un nervo sensibile: la stabilità della governance e la reputazione di uno dei marchi più riconoscibili del Made in Italy.
Per gli investitori istituzionali, l’impatto immediato sarà legato al rischio percepito su continuità gestionale e controllo azionario: sebbene le azioni sequestrate non vengano vendute né rimosse dal mercato, il vincolo giudiziario può limitare le operazioni della holding e generare turbolenze nella catena di comando.
In Borsa, il primo effetto atteso è un gap ribassista significativo in apertura di lunedì. Le stime di diversi desk parlano di un potenziale calo tra il -5% e il -8%, con volumi in netto aumento rispetto alla media. È plausibile che si verifichi una reazione emotiva iniziale, seguita da una fase di assestamento in giornata, in attesa di una presa di posizione ufficiale da parte di Campari o di Lagfin.
📈 I fondamentali del gruppo restano solidi
La notizia legale arriva in un momento in cui la società stava ricevendo valutazioni positive dagli analisti.
Il terzo trimestre 2025 ha mostrato risultati superiori alle aspettative:
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Crescita organica delle vendite +4,4% YoY (vs +3,8% atteso),
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EBIT organico +19,5% YoY (vs +10% previsto),
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Margini lordi in forte miglioramento (+180 bps) grazie a un’efficiente gestione dei costi e a minori pressioni tariffarie negli Stati Uniti,
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Debito netto in calo, con leva D/EBITDA a 2,9x dai 3,6x di settembre 2024.
Questi numeri hanno spinto le principali case d’investimento a rivedere al rialzo i target price:
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Citi ha portato il target da 7,5 a 7,75 euro con rating Buy;
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Deutsche Bank da 5,9 a 6,2 euro con rating Hold;
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JP Morgan ha migliorato il giudizio da Underweight a Neutral.
Gli analisti sottolineano che la debolezza recente di alcuni brand come Aperol (-6%) e Campari (-2%) è dovuta a fattori temporanei, come il riallineamento delle scorte negli Stati Uniti, mentre il gruppo continua a sovraperformare il mercato in EMEA e Nord America.
📊 Prospettiva tecnica
Dal punto di vista tecnico, 6 euro rappresentano un livello chiave di equilibrio. Il titolo ha chiuso venerdì a 6,04 euro, dopo un rally favorito dai conti trimestrali.
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Primo supporto a 5,80 euro: un eventuale cedimento di questa soglia aprirebbe spazi verso 5,65 euro, con rischio di accelerazione ribassista.
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Resistenza a 6,10 euro: solo un ritorno sopra questa fascia, dove si colloca il 50% di ritracciamento del ribasso dal top del 19 agosto, potrebbe segnalare un rapido recupero di fiducia e il ritorno in area 6,25 euro.
🧭 In sintesi
Lunedì sarà probabilmente una giornata di alta volatilità per il titolo Campari. La solidità industriale e finanziaria dell’azienda dovrebbe però fare da argine a un crollo strutturale.
Molto dipenderà da:
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quanto rapidamente arriveranno dichiarazioni ufficiali da parte della società e della holding;
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la chiarezza sulla natura e l’impatto del sequestro;
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e dal modo in cui gli investitori distingueranno la vicenda giudiziaria di Lagfin dalla stabilità operativa di Campari.
Se il management riuscirà a rassicurare il mercato, il calo iniziale potrebbe rivelarsi una reazione di breve periodo, con successiva stabilizzazione dei prezzi.
In caso contrario, il titolo rischia di entrare in una fase di pressione prolungata, finché non emergeranno sviluppi chiari sul piano legale e fiscale.
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