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Asia-Pacific in negativo ma il Nikkei 225 guadagna lo 0,90%

di FTA Online News pubblicato:
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Dopo un'altra seduta in frenata per Wall Street (peggiore dei tre principali indici newyorkesi il Nasdaq Composite, deprezzatosi dello 0,42% martedì), alla riapertura degli scambi sui mercati asiatici la tendenza in negativo è stata confermata, per quanto si sia fatta più contrastata. Sotto i riflettori ancora lo yen, scivolato sui minimi di 34 anni nei confronti del dollaro, facendo crescere le aspettative di un intervento da parte di governo e Bank of Japan (BoJ). In precedenza il ministro delle Finanze Shunichi Suzuki aveva già dichiarato di "non escludere alcuna iniziativa volta a rispondere ai movimenti disordinati del forex". Il suo vice Masato Kanda (considerato lo Zar del Forex) aveva messo in guardia contro gli speculatori che cercano di svendere lo yen, spiegando come la sua debolezza non rifletta i fondamentali. Da parte sua il governatore Kazuo Ueda ha sottolineato che la BoJ vigilerà con attenzione sulla situazione. "I movimenti valutari sono tra i fattori che hanno un grande impatto su economia e prezzi", ha notato, secondo quanto riporta Reuters. Intanto il clima complessivamente negativo per la regione si evidenzia nella contrazione intorno allo 0,30% dell'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso.

Sul fronte valutario il Dollar Index Spot, paniere che monitora la divisa Usa nei confronti delle altre dieci principali monete, è in marginale rialzo a fronte di uno yen in calo di circa lo 0,10% sul biglietto verde. A Tokyo il Nikkei 225 guadagna lo 0,90% (fa poco peggio l'indice più ampio Topix, apprezzatosi dello 0,66%). Naoki Tamura, membro del board della BoJ, ha dichiarato di ritenere che sulla base dell'attuale outlook per il momento una conferma dell'allentamento monetario sia probabile. Settimana scorsa, come previsto, l'istituto centrale nipponico aveva messo fine dopo otto anni all'èra del costo del denaro in negativo, portando i tassi d'interesse su un range dello 0% -0,10% in quello che è stato il primo aumento dal 2007. Tamura ha però sottolineato che la BoJ non può ancora lasciare che siano le forze di mercato a guidare i movimenti dei tassi di lungo periodo. "Nonostante la nostra modifica al quadro di politica monetaria, permangono effetti collaterali", ha spiegato.

In gennaio-febbraio i profitti industriali sono saliti in Cina del 10,2% annuo. Il dato segna un rallentamento rispetto al rimbalzo del 16,8% registrato nel solo mese di dicembre ma si confronta anche con il declino del 2,3% dell'intero 2023. La statistica è riferita ad aziende con ricavi annui di almeno 20 milioni di yuan (2,6 milioni di euro). Tutte ampiamente in negativo le piazze cinesi. Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 perdono l'1,26% e l'1,16% rispettivamente, contro la netta flessione del 2,80% dello Shenzhen Composite. Male anche Hong Kong: a meno di un'ora dal termine delle contrattazioni l'Hang Seng è infatti in declino di circa l'1,20% (fa anche peggio l'Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell'ex colonia britannica per la Corporate China, con un ribasso intorno all'1,60%). A Seoul si è limitata allo 0,07% la flessione del Kospi, mentre a Sydney è stata dello 0,51% la crescita dell'S&P/ASX 200 in chiusura di sessione.

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