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Dong Feng in Italia con Paolo Berlusconi, ecco cosa succede

di FTA Online News pubblicato:
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Cresce l'attenzione per l'auto elettrica cinese in Italia con la notizia di questi giorni dell'alleanza tra Paolo Berlusconi, fratello dell'ex premier scomparso lo scorso anno, e la cinese Dong Feng. La notizia è stata lanciata da Affari Italiani che ha riportato della nascita della holding Pbf, di cui Paolo Berlusconi avrebbe il 51,7% e la figlia Alessia un'altra quota di minoranza. PBF sarebbe azionista al 10% in Df Italia srl. Il resto farebbe riferimento al manager esperto di mercati internazionali Bruno Mafrici.

DF Italia diventerebbe in futuro la filiale italiana della cinese Dong Feng attiva anche con i marchi Voyah e Mhero.

Dong Feng è una delle maggiori case cinesi, una delle big four, ma ha ancora una scarsa presenza in Italia e in Europa.Il colosso cinese dell'auto controllato dallo Stato nella Repubblica Popolare ha un rapporto storico e stretto con Stellantis, infatti quest'ultima lo scorso 22 novembre ha comunicato il riacquisto di titoli della società per ben 934 milioni di euro nell'ambito di un accordo risalente al 2022.

La nota di novembre evidenziava che la stessa Dong Feng avrebbe mantenuto una quota dell'1,58% di Stellantis, pari a circa 49,2 milioni di azioni.

L'accordo si basa proprio sull'esportazione nel mondo doi veicoli e componenti cinesi originati dalla stessa Dong Feng e prevedeva anche che Deong Feng comprasse terreni ed impianti di Dongfeng Peugeot Citroen Automobiles (DPCA) a Wuhan per circa 233,69 milioni di dollari (1,71 miliardi di yuan).

DPCA è infatti la joint venture storica tra la francese Peugeot e Dongfeng risalente addirittura al 1984 ed ereditata da Stellantis quindi rinnovata più di recente fino al 2037.

Una joint venture che ha visto le vendite congiunte calare negli anni e che è stata accompagnata dal disimpegno di Stellantis dalla joint venture con Guangzhou Automobile Group (GAC) nel 2022 sempre per risultati deludenti.

La possibile commercializzazione delle auto cinesi di Dongfeng in Italia potrebbe quindi rientrare negli accordi di Stellantis con il gruppo cinese sui mercati occidentali e sullo stesso mercato della Repubblica Popolare.

Di certo la normativa europea in evoluzione sulle auto cinesi importate da Beijing, che potrebbero violare le norme sulla concorrenza perché finanziate dal pubblico in patria, potrebbe modificare il quadro in rapida evoluzione.

Al contempo un ingresso di DongFeng in Italia si potrebbe inserire chiaramente nel difficile confronto di Stellantis con il governo sui livelli produttivi italiani. Il recente stop di maggio annunciato a Mirafiori non ha semplificato le cose, ma anche la commercializzazione di auto prodotte in Cina da DongFeng in Italia non risolverebbe l'esigenza di una base produttiva automotive forte nel Bel Paese espressa dal governo.

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