FTAOnline

STM, il calo continua e pesano anche i cattivi dati sugli iPhone

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
7 min

Nel primo trimestre Apple vende meno telefonini, così Stmicroelectronics, che a Cupertino ha il suo primo cliente, perde ancora quota in Borsa. Ecco cosa succede

STM, il calo continua e pesano anche i cattivi dati sugli iPhone

Ancora vendite imperiose sul titolo di STM a Piazza Affari (e a Parigi): il colosso franco-italiano del chip non accenna a ridare fiato ai corsi e anche in queste convulse ore di vendite sui mercati azionari segna un altro calo del 2,27% che riporta i corsi a 37,93 euro.

Ma cali di STM non sono soltanto di contesto, pesa infatti sicuramente anche il cattivo dato sulle spedizioni di smartphone Apple nel primo trimestre del 2024: un -9,6% che è la peggiore performance tra i grandi del telefonino secondo la classifica di IDC.

L’iPhone per STM conta, Apple è il maggiore cliente del gruppo. La mela di Cupertino infatti ha coperto da sola il 12,3% dei ricavi totali di STM nel 2023, una quota importante nell’ampio parco clienti della società guidata da Jean-Marc Chery e anche un po’ simbolica. Attrezzare lo smartphone ritenuto ancora il top di gamma nel mondo dà comunque lustro anche alla STM.

Ma perché la Apple vende meno telefonini? La spiegazione è cinese secondo la CNN: molte meno vendite nella Repubblica Popolare e vengono subito in mente i divieti di iPhone nella pubblica amministrazione del Paese e il clima nazionalistico tra dispetti e veti incrociati a cavallo tra Beijing e Washington.

Se si aggiunge l’andamento incerto dei consumi cinesi in generale e il fatto che il veto negli uffici pubblici cinesi all’iPhone è ormai in forza dallo scorso settembre, non c’è da gioire a Cupertino, dove sanno che i sistemi Android, praticamente il resto del mercato, hanno molta strada davanti da recuperare e le performance migliori dei competitor, spesso cinesi, della Apple potrebbero essere solo all’inizio.

STM, un bel 2023, ma il 2024 delude i soci

L’anno scorso il titolo di STMicroelectronics ha segnato un corposo rialzo del 37% quasi che ha sicuramente fatto felici diversi soci, anche per via delle cedole in dollari pagate con infallibile cadenza trimestrale. In questa fase di corsa del dollaro, anche la valuta della cedola potrebbe dare appeal all'azione, ma anche annualizzando la cedola trimestrale da 6 centesimi di dollaro a 0,24 dollari, ai cambi di oggi, il dividendo sarebbe di appena 22,58 centesimi di euro, quindi un dividend yield di appena lo 0,59% nettamente sotto i rendimenti da cedola che si possono spuntare facilmente sul mercato.

L’unica cosa positiva dei cali di oggi è che i volumi sono inferiori alla media, ma il gap down di apertura, ossia il balzo dei prezzi al ribasso con un vuoto sul grafico, non è un buon segnale, perché precipita i prezzi con decisione sotto i minimi del 17 gennaio scorso a 38,58 euro.

Non è bello, anzi pone le basi per un affondo a 35,1 euro (minimo del 26 ottobre scorso) che potrebbe persino essere una tappa soltanto verso discese ulteriori fino a 32,7 euro circa e ancora più giù.

Scenari drammatici da non escludere vista l’impostazione solida di 3 massimi decrescenti dal massimo dello scorso luglio sui lontanissimi 50,58 euro in poi.

Oggi i mercati in generale maturano la preoccupazione per l’escalation in Medioriente dopo un lunedì un po’ bizzarro e vanno in rosso alleggerendo anche gli oscillatori di breve un po’ surriscaldatisi, ma in definitiva il quadro di STM era già brutto prima.

STM, cosa succede nel mondo degli smartphone

Ma andiamo alla notizia di oggi.

Calano le vendite di iPhone nel mondo, calano i corsi di STM a Piazza Affari. L’incrocio è davvero internazionale: da una società californiana che produce in Cina e in India, dipende una grossa fetta del fatturato di una società franco-italiana che ha sede Ginevra.

Forse per bilanciare il peso dei soci pubblici storici del gruppo, ossia Roma e Parigi, la sede storica di STM è infatti nella neutrale Svizzera, sebbene poi la sede legale sia stata portata in Olanda per ragioni fiscali un po’ dubbie, visto il peso pubblico nell’azionariato.

L’iPhone per STM conta, Apple - come anticipato - è il maggiore cliente e ha coperto da sola il 12,3% dei ricavi totali di STM nel 2023.

Ma l’ultimo rapporto di IDC sulle vendite globali di smartphone o meglio sulle consegne ha fornito diverse indicazioni negative.

Nel primo trimestre del 2024, secondo i dati di IDC, il best shipper mondiale di telefonini è stato Samsung con 60,1 milioni di dispositivi, una quota del mercato globale del 20,8% e una flessione delle consegne dello 0,7% appena in un anno.

Al contrario Apple, medaglia d’argento delle consegne globali di smartphone, segna un calo del 9,6% riducendo lo shipping a 50,1 milioni di device e una quota al 17,3%.

Visto il balzo del 33,8% delle consegne di Xiaomi (40,8 milioni di pezzi nei primi tre mesi dell’anno), il posizionamento sui volumi della società guidata da Tim Cook è a rischio. Xiaomi ha oggi il 14,1% delle consegne globali di smartphone, ma corre tanto da vedere ormai da vicino Apple. E nella classifica ci sono anche le cinesi Transsion e Oppo.

Comunque andranno le elezioni alla presidenza americana del prossimo novembre, se continua così, i due candidati un po’ “agée” rischiano un colpo. Ma restiamo in Europa.

STM, buoni numeri che non fanno prezzo

STM ce l’ha messa tutta, compreso l’automotive che è da tempo una punta di diamante dello sviluppo strategico visto che ormai un’auto nuova ha tra i mille e i tre mila microprocessori e quindi è una manna per i produttori di chip. Le applicazioni dei semiconduttori di ST sono davvero numerose, ma qualche indicazione sul bilancio per capire il titolo è necessaria.

I ricavi della società nel 2023 sono cresciuti del 7,2% a 17,28 miliardi di dollari, ma dentro la torta del giro d’affari le fette sono state diverse.

La unit dell’ADG (Automotive and Discrete Group), che comprende l’elettronica per le auto, ha avuto un fatturato in rally del 31,5% a 7,84 miliardi di dollari.

Al contrario l’AMS (Analog, MEMS and Sensors), che comprende la sensoristica e quindi anche le applicazioni per Apple, è invece crollata del 18,7% in termini di fatturato tornando a 3,99 miliardi di dollari.

Stabile, infine la terza unit, quella dell’MDG (gli importanti microcontrollori generali ma anche i lettori NFC) cresciuta del 3,9% a 5,43 miliardi di dollari.

A livello di risultato operativo (EBIT), STM ha visto un balzo da 4,44 a 4,61 miliardi nel 2023: il 31,8% viene dall’automotive (ADG), il 17,3% dai sensori (AMS) e il 33,8% dai microcontrollori (MDG). Anche in questo caso è lampante il balzo dell’automotive – che il management si attende forte anche quest’anno – e il crollo dei sensori.

Alla fine dell’anno STM ha registrato un utile da 4,21 miliardi di dollari bene più alto dei meno di 4 dell’anno prima e pari a un buon 24,1% dei ricavi (Net Profit Margin), nonostante siano quasi triplicati gli oneri finanziari da 171 milioni e siano cresciute notevolmente anche le spese operative.

Oltretutto nel periodo il rapporto debito/patrimonio del gruppo è sceso da 0,21 a 0,17 ed STM prende in considerazione al numeratore il debito lordo totale (2,927 miliardi di dollari, da rapportare al patrimonio di 16,73 miliardi).

STM, ma quest’anno cambiamenti importanti

I dati brillanti di ST nel 2023 sono stati pubblicati il 25 gennaio, quando il titolo aveva registrato già un affondo importante (da metà dicembre in poi) e aveva già perso quota con una continuità testarda dai citati massimi di luglio.

L’azione dopo i dati e le parole del management ha recuperato terreno, ma poi le vendite hanno prevalso e lo stacco della cedola il 18 marzo non è stato ancora recuperato, anzi.

Al giro di boa del 2024 il settore si avvicinava carico di promesse per l’alleggerimento della situazione finanziaria con il previsto taglio dei tassi di qua e di là dell’Atlantico.

Nell’epoca del furore dei chip per l’intelligenza artificiale e per le magnifiche sorti e progressive del tech, ST però ha segnato il passo, anche perché sono scoppiati confronti importanti sulla governance tra Roma e Parigi.

In breve, il governo italiano ha chiesto più investimenti nel Bel Paese e ha messo in forse il sostegno alla rielezione di Jean-Marc Chery al vertice, spuntando alla fine una posizione di peso nel consiglio di gestione per il CFO italiano Lorenzo Grandi: in pratica dovrebbe affiancare con costanza l’ad Chery e rappresentare il lato italiano della governance.

In quest’esercizio oltretutto si porteranno avanti cambiamenti importanti nel gruppo ST ed è essenziale quindi che la nuova governance regga la prova, mostrando integrità di vedute in questa delicata fase.

Nel primo trimestre il colosso dei chip ha anche annunciato una importante riorganizzazione da tre a due divisioni, dai tre segmenti citati ADG, AMS ed MDG, a un nuovo gruppo binario con Analogici, MEMS e Sensori sotto Marco Cassis, presidente e membro del comitato esecutivo, e Microcontrollori, Digital IC e prodotti RF guidati da Remi El-Ouazzane, altro membro del comitato esecutivo.

Staremo a guardare, anche se per ora il quadro non promette bene. Eppure doveva essere un film del tutto diverso.