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Germania in ripresa, un altro segnale positivo dall'IFO

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
6 min

L'indice di fiducia delle imprese tedesche è al terzo rialzo consecutivo, forti i servizi, ancora debole la manifattura. L'economia è in faticosa ripresa, ma permangono fragilità e la dinamica dei prezzi segnala diverse incertezze

Germania in ripresa, un altro segnale positivo dall'IFO

L’indice IFO di stamane sulla fiducia delle imprese ha battuto le attese ed è solo l’ultimo di una serie di segnali positivi per Berlino e per tutto il continente

L’indice IFO sulla fiducia delle imprese tedesche è un indicatore da sempre tenuto in grande considerazione dagli analisti perché misura il clima di fiducia tra gli imprenditori della maggiore area manifatturiera d’Europa, la Germania. Stamane il dato pubblicato a 89,4 punti ha inviato un segnale di fiducia importante per tutti e ha battuto sia la rilevazione precedente (rivista leggermente al rialzo a 87,9 punti), che il consensus degli analisti, posto a 88,9 punti.

La giornata per la Germania ha poi avuto un ulteriore spunto positivo dalla decisione del governo tedesco di alzare la stima sulla crescita del Pil 2024 dallo 0,2% allo 0,3%, abbassando al contempo la previsione sull'inflazione. C'era stata un'anticipazione da Reuters, ma è stata comunque una conferma importante.

Germania, cosa ci dice il dato di oggi

L’istituto IFO di Monaco, un protagonista della ricerca economica europea, ha sottolineato stamane che il clima di fiducia è migliorato tra le imprese tedesche ad aprile. Il punteggio di 89,4 punti nel mese costituisce infatti il terzo rialzo consecutivo di questo indice di fiducia. L’economia della Germania, da tempo all’attenzione dei mercati, si starebbe stabilizzando soprattutto grazie ai servizi.

Non mancano i segnali persistenti di debolezza, come nel caso della manifattura il cui sottoindice migliora, ma rimane ancora nel contesto di una marcata debolezza con ordini in calo e nessuna prospettiva di aumenti della produzione.

Questo settore specifico d’altronde già ieri era stato scandagliato dal dato sul PMI manifatturiero di aprile di Markit. Il dato mensile sull’orientamento dei direttori degli acquisti del settore era cresciuto da 41,9 a 42,2 punti, ma il consensus era superiore (42,8 punti) e la linea dei 50 punti di demarcazione tra contrazione ed espansione era rimasta lontana.

Forza dei servizi e debolezza della manifattura trovavano conferma anche in quei dati, infatti l’indice PMI composito (che tiene conto anche dei servizi) aveva superato la soglia dei 50 punti per la prima volta sin dalla metà dello scorso anno e anche Cyrus de la Rubia, capo della Banca commerciale di Amburgo, aveva commentato i dati PMI affermando che la recessione sembrava concentrata nel campo della manifattura, che comunque non segnalava sostanziali cambiamenti nella fase di crisi in corso.

Ciononostante lo stesso economista ipotizzava una crescita del Pil tedesco nel secondo trimestre dello 0,2% dopo un +0,1% stimato nel primo trimestre. Il tutto sospinto dal settore servizi che potrebbe fare da catalizzatore per l’intera economia.

Germania, la forza dei servizi

Il settore dei servizi appare in questa fase alla base della ripresa tedesca dopo crisi degli ultimi mesi. Commentando i dati PMI l’economista de la Rubia evidenziava la fiducia da parte degli operatori del settore nella capacità di trasferire sui prezzi i recenti rialzi dei prezzi alla produzione, in contrasto con la manifattura dove i prezzi di vendita restano sotto pressione e all’input si riscontrano impatti dall’aumento recente dei prezzi del petrolio. Buoni segnali giungerebbero dall’aumento delle assunzioni.  

Tornando all’indice IFO di oggi si nota però sul settore dei servizi anche qualche scetticismo: il comunicato odierno dell’istituto afferma che nel terziario il sentiment delle imprese è migliorato, ma le sue componenti non sono uniformi e se il business climate e la valutazione della situazione dell’impresa sono migliorati, le attese sono rimaste invariate e si percepisce invece scetticismo sui mesi a venire.

Sono comunque segnali positivi anche la crescita dell’IFO business climate (appunto il sentiment delle imprese) nel commercio (trade) e nelle costruzioni. In definitiva comunque i dati di oggi dell’IFO sono positivi.

Germania, gli altri segnali arrivati di recente

Un altro segnale positivo giunto di recente dall’economia tedesca era stato lo Zew dello scorso 16 aprile. Si tratta anche in questo caso di un indicatore della percezione della situazione tra gli operatori e in particolare del sentiment tra gli investitori istituzionali (fino a 300 tra banche, compagnie assicurative e uffici finanziari di grandi imprese) rilevato dall’istituto tedesco Zentrum für Europäische Wirtschaftsforschung (ZEW): in quel caso il dato di aprile a 42,9 punti aveva battuto di misura il consensus (35,9 punti) e il dato precedente (31,7 punti). Ben 11,2 punti in più sul valore dell’indice di marzo non erano passati inosservati tra gli operatori.

Tra le spiegazioni di questo balzo dell’ottimismo tra gli operatori finanziari era emersa la possibilità che il miglioramento delle condizioni economiche dei Paesi verso cui la Germania esporta giocasse un ruolo importante.
Anche la prospettiva di un ulteriore indebolimento dell’euro rispetto al dollaro puntava verso un ottimismo sul fronte commerciale.

Germania, l’inflazione gioca su più tavoli

Su più fronti quindi la dinamica dei prezzi gioca un ruolo rilevante nell’attuale congiuntura economia tedesca e invia segnali anche al resto d’Europa strettamente collegato a Berlino.

Le indicazioni sono contradditorie e frutto di uno scenario in evoluzione. Per esempio i prezzi alla produzione, molto importanti per un’economia manifatturiera come quella tedesca, sono stati rilevati nel mese di marzo in calo del 2,9% sul dato di un anno fa, ma in crescita dello 0,2% sul mese di febbraio.

La flessione in un anno rifletteva (come in gran parte d’Europa) il crollo dei prezzi del gas e dell’energia elettrica nell’ultimo anno. Al contempo si registrava un leggero incremento dei prezzi di beni non durevoli con ampie differenze di prodotto (per esempio in un anno il prezzo del latte in Germania è sceso dell’11%, ma quello del burro è aumentato del 13,2%). Crescevano del 3% a/a i prezzi dei macchinari e del 2,2% i prezzi dei veicoli a motore.

Al riguardo si ricorda che a marzo tutta l'auto europea ha segnato un calo delle vendite rispetto a un anno fa (del 5,2%) e che la Germania, che è il primo mercato europeo delle quattro ruote, ha segnato una flessione delle nuove immatricolazioni del 6,2% a/a. Il saldo da inizio anno rimane positivo (+4,2%), ma una nuvola è passata sul cielo della ripresa.

Se si passa all’inflazione dei prezzi al consumo, l’ultima rilevazione sul mese di marzo della scorsa settimana conferma un calo al 2,2% per il dato nazionale e al 2,3% per l’inflazione armonizzata.

Utile in definitiva la sintesi recente della Bundesbank, la banca centrale tedesca: “L’economia tedesca migliora leggermente, ma i suoi fondamentali sono ancora deboli”. La Bundesbank aggiorna mensilmente il quadro sull’economia tedesca e nel suo report di aprile ha confermato un leggero miglioramento dell’economia nell’aprile 2024 e confermato anch’essa buone notizie sul fronte del commercio estero e sul fronte delle costruzioni avvantaggiate dal clima mite. Resta debole la domanda dei prodotti industriali tedeschi in patria e all’estero, ma c’è qualche spunto positivo sul fronte della produzione industriale.

La spesa per i consumi delle famiglie – riporta ancora la Bundesbank – rimane inoltre sottotono, nonostante stipendi in crescita e inflazione in calo che quindi aumentano il potere reale di acquisto.

Luci e ombre in definitiva, lasciano intravedere una ripresa ancora faticosa della Germania, ma una ripresa comunque. Ed è un segnale positivo importante per tutta l’Europa.