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TIM, Minerva mette le ali al titolo

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
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Rally di TIM dopo il pressing del governo per l’opa, adesso serviranno le consultazioni tra gli stakeholder e qualche cifra in attesa dei dati del terzo trimestre di mercoledì

TIM, Minerva mette le ali al titolo

Tim apre la settimana della trimestrale con un rally a Piazza Affari: il titolo torna a 23,66 centesimi, con +7,69% che allontana i drammatici minimi dello scorso 13 ottobre a 16,27 centesimi. Ad incoraggiare gli acquisti non sono le attese sui dati di mercoledì 9 novembre, ma le conferme del sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alessio Butti (Fratelli d’Italia): “Il progetto Minerva è prioritario”.

In altre parole il governo a trazione FdI conferma una soluzione alternativa per la rete unica.

CDP sarà il ancora il socio di riferimento del nuovo network che dovrà fare da volano alla digitalizzazione dell’Italia durante l’orizzonte del PNRR.

Il modello della nuova infrastruttura sarà ancora wholesale, ossia venderà la banda a tutti senza operare direttamente sui servizi con un brand o un marchio diretto.

Quello che cambia, e in maniera importante, è la struttura dell’operazione, che ora dovrebbe passare da un’opa di CDP su TIM, forse soltanto su delle minority, per ottenere quella presa che agevolerebbe la fusione tra le reti di TIM e di Open Fiber, sganciando poi i servizi di TIM e forse anche gli asset brasiliani, per ribadire il modello wholesale e non inciampare sulle resistenze dell’attuale socio di riferimento, Vivendi.

TIM, l’opa di CDP in pratica

Sul tavolo si confrontano il “vecchio” piano CDP-Open Fiber, recentemente rinviato con trattative che dovrebbero concludersi entro il 30 novembre prossimo, e il Progetto Minerva lanciato da Fratelli d’Italia e architettato proprio dal sottosegretario Alessio Butti.

Key4biz, da mesi attiva sul dossier, ha fatto due calcoli e ha deciso di approvare con decisione l’idea alternativa dell’opa. Secondo la testata specializzata, il Progetto Minerva sarebbe nettamente più conveniente, perché permetterebbe un debito finale della nuova Open Fiber con la rete di TIM in pancia, di “appena” 10 miliardi di euro contro i 17 miliardi dell’ipotesi oggi sul tavolo.

Secondo Key4biz, si approderebbe inoltre con Minerva a una cassa positiva per 500 milioni circa, contro il range negativo tra 1,3 e 3 miliardi di euro nel quadro attuale. I calcoli sembrano relativamente affidabili, anche se rispondono ovviamente di diverse incertezze ancora presenti sul dossier, a partire da una valutazione della rete di TIM da 15-18 miliardi di euro ben lontana dalla richiesta monstre di Vivendi di € 31 mld (richiesta distante a sua volta dalle valutazioni condivise del mercato).

Proprio Vivendi, da socio di riferimento TIM con il suo 23,75%, sarà uno dei primi soggetti da interpellare per il nuovo faticoso tragitto. Il colosso francese ha le quote di TIM a prezzi di carico elevati, nonostante le ultime pesanti svalutazioni. L’ultima volta nel primo trimestre 2022, Vivendi ha svalutato le quote di TIM di 728 milioni di euro, da 83 a 63 centesimi, ma ovviamente con i corsi sui 23-24 centesimi, nuove pesanti svalutazioni non sono da escludere.

Questo problema “francese” ha paralizzato per mesi il dossier della rete unica ed è stato solo parzialmente superato dalla nuova amministrazione del CEO Pietro Labriola. Minerva, con la sua ipotesi di opa, lo scavalca forse nell’unico modo possibile, ossia ipotizzando una CDP al 40 o al 50% di TIM dopo l’opa e quindi sostanzialmente libera di fare come crede.

L’Ansa ha comunque riportato della disponibilità della stessa Vivendi a sedersi a un tavolo di confronto in tempo brevi, dopo le parole di Butti, che ha comunque espresso la volontà di confrontarsi con tutti gli stakeholder.

TIM: i dati in arrivo, attese e dossier laterali

Di fronte alla questione della rete passano quasi in secondo piano i dati finanziari di TIM attesi per mercoledì; ma è utile comunque fare un punto. Come molti grandi gruppi TIM riporta il consensus degli analisti, in questo caso basato sulle stime di 14 broker. Si tratta in poche parole delle attese di mercato.

Nel terzo trimestre le stime sono per ricavi organici da 3,939 miliardi di euro (+0,2% a/a), di cui – è bene non dimenticarlo – oltre un miliardo provenienti dal Brasile che dovrebbe crescere del 21,8%. Ovviamente questo riguarda più il futuro di TIM, che quello della rete unica.

L’ebitda organico del gruppo dovrebbe flettere dell’8,6% a 1,554 miliardi di euro. Il free cash flow dovrebbe passare da +97 a -96 milioni di euro. Il debito dovrebbe fare un altro volo da 22,16 a 25,524 miliardi di euro (adjusted, l’after lease passa nelle stime da 17,61 a 20,11 miliardi). Saranno queste i riferimenti di mercoledì.

In termini di EPS leggiamo di un consensus Refinitiv di 0,01 euro, su ricavi attesi invece a 4,26 mld.

Ma il cda del 9 novembre dovrà anche analizzare diverse altre cosucce: dai contratti con DAZN (con i coinvolgimenti di Mint e di Andrea Pezzi) e con il Gruppo Distribuzione di Michele Deledda, al nuovo consigliere che dovrà sostituire Luca De Meo, andato a guidare la Renault. Anche su quest’ultimo dossier varie ipotesi. Sarà insomma un cda sicuramente vivace.