FTAOnline

Italgas, un dividend yield del 6,51% e piani di crescita

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
6 min

Dividendo molto interessante per la società delle reti del gas che cresce a doppia cifra, anche grazie alla Grecia. Molto alto anche il debito, ma il taglio dei tassi potrebbe dare sollievo e spunti anche in Borsa. A Piazza Affari farà capolino la concorrente 2i Rete Gas, ma comunque PNRR e acqua promettono nuovi affari

Italgas, un dividend yield del 6,51% e piani di crescita

Le reti infrastrutturali sono in Borsa i tipici titoli da cassettista: pochi brividi e cedole affidabili.

A guardare il grafico di Italgas sembra proprio così: gira e rigira il titolo è tornato sui livelli del 2017 al centro di un lungo “lateralone” di 7 anni. Tempi abbastanza lunghi per parlare di cicli e così via, ma in realtà, come noto, questi anni non sono ordinari.

Fra tempeste sull’inflazione e sul gas, terremoti sui tassi e PNRR, le certezze sono poche, ma vale la pena comunque guardare un settore che potrebbe regalare delle soddisfazioni agli investitori e che è all’attenzione anche perché il secondo operatore nazionale della distribuzione del gas 2i Rete Gas, sta per quotarsi con un’IPO prevista a fine anno e quindi potrebbe smuovere anche le valutazioni della quotata Italgas.

Anche a tagliarla con l’accetta comunque un’azione con un dividendo proposto a 0,352 euro, con un dividend yield del 6,51% sui prezzi di ora (5,39 €), migliore del miglior BTP merita un po’ d’attenzione. Certo la tassazione delle cedole e delle plusvalenze è al 26% contro il 12,5% dei titoli di Stato, ma sulla carta l’investimento su questo settore e questa società presenta tassi di rischio molto bassi e ci sono appunto diverse circostanze che meritano attenzione.

Italgas, gli ultimi numeri per provare a capire quanto vale

Nel 2023 Italgas ha registrato un balzo dei ricavi del 15,4% a 1,775 miliardi di euro circa. Una crescita a due cifre del giro d’affari è sicuramente un fattore straordinario se non parliamo di startup tecnologiche e lo è ancora di più in questo settore. Già questo indica che poi la società delle reti a metano non è immobile come potrebbe sembrare.

Infatti nel perimetro del gruppo è entrata la greca Enaon che ha portato in bilancio 168,6 milioni di euro di giro d’affari e conferma la vocazione internazionale del gruppo guidato dall’amministratore Paolo Gallo.  

Né nel complessivo si possono tacere i quasi 300 milioni di euro di attività nell’efficienza energetica collegati al superbonus. Una manna finita che quindi andrà rimpiazzata con altre attività, anche se l’efficienza e il pallino di essere un protagonista della transizione energetica è in realtà un vero e proprio pilastro nel piano industriale di Italgas.

Quasi tutto il business della società rimane quello del vettoriamento del gas: gare d’ambito, reti locali e capillari, digitalizzazione etc. Torneremo a parlarne, ma i 46 milioni in meno di ATEM Napoli 1 passata proprio a 2i Rete Gas un po’ si sentono in bilancio, sebbene comunque il business, in gran parte regolato dal sistema delle RAB, quindi con tariffe che ripagano investimenti programmati e garantiscono ricavi prevedibili, comunque cresce.
Paolo Gallo in primis ricorda proprio questa stabilità che è da manuale: 28 trimestri di crescita ininterrotta.

Come dargli torto. D’altronde l’utile netto adjusted di gruppo è cresciuto del 11,1% a 395,7 milioni di euro, nonostante il balzo degli oneri finanziari netti da 56,3 a 98,2 milioni di euro.

Il debito è infatti importante: 6,6 miliardi di euro di indebitamento finanziario netto, comprendendo l’effetto IFRS16 a fronte di 2,6 miliardi di patrimonio. E non sono immobili e impianti, ma in gran parte attività immateriali: su un capitale investito di 9,3 miliardi, 8,25 miliardi sono attività immateriali (in prevalenza beni per i servizi in concessione).

D’altronde parliamo di una società che gestisce oltre 74 mila chilometri di reti, 7375 contatori in 1.861 comuni, solo in Italia, mentre in Grecia siamo a 7.924 chilometri di rete e 599 mila contatori attivi.

Italgas, le strategie e le prospettive

Il piano industriale al 2029 di Italgas è stato presentato lo scorso giugno e prevede investimenti per ben 7,8 miliardi di euro nel periodo. La digitalizzazione, che permette già grandi risultati in termini di sicurezza ed  efficienza la fa da padrone, ma anche la decarbonizzazione e gli obiettivi di sostenibilità che fanno da base alla recente sottoscrizione di un finanziamento sustainability linked da 600 milioni di euro a 5 anni (con margine step up applicabile) sono rilevanti per la valutazione delle prospettive.

Senza dubbio al debito bisognerà fare attenzione, anche perché i flussi di cassa operativi sono scesi da 571,7 a 555,2 milioni e i crediti commerciali sono più che raddoppiati a 694 milioni mentre i debiti si sono più che dimezzati a 278 milioni, con effetti sul capitale di esercizio netto balzato da 340 a oltre 872 milioni. Non a caso la liquidità è passata da 452 mln a 250 milioni. Oltre non andiamo anche perché il consolidamento nel 2022 di DEPA altera molto i confronti.

Una cosa interessante da notare è l’attenzione per l’acqua. È ancora presto per trovarne spunti in bilancio, ma sembra che le tecnologie di Italgas per le reti del gas possano raggiungere importanti risultati anche sul fronte idraulico (e senz'altro la rete idrica italiana ne ha bisogno) e garantire anche una prospettiva di differenziazione del business carica di attese.

Lo scorso giugno è stata una delle sorprese maggiori del piano. Ben 800 milioni di investimenti del piano sono proprio distribuiti nella crescita dell’idraulica e dell’efficienza energetica. Si vedrà.

Italgas, l’azione, il dividendo e due calcoli da fare

Con un utile netto da 439 milioni di euro e un patrimonio netto di 2,6 miliardi di euro abbiamo un ROE in leggero calo al 16,88% circa, ma è un livello comunque interessante di redditività, soprattutto per il settore.

Se dividiamo gli utili per le azioni, otteniamo 54,14 centesimi per ogni titolo (EPS), un altro multiplo positivo.

Ai dati di ora che indicano una capitalizzazione di 4,36 miliardi circa, il P/E si pone a 9,93, un livello medio-basso che potenzialmente indica che la società non è cara, anzi. In queste ore il P/E di A2A è di 14,57, quello di SNAM di 20,27, quello di Terna di 16,42.

Ma andiamo al dividendo. Lo scorso giugno il management ha confermato un payout ratio del 65% almeno. Con la cedola proposta da a 0,352 euro che significa circa 285,3 milioni di distribuzione (+11% l’aumento della cedola) si attira sicuramente l’attenzione dei soci.

Va detto che dal dividendo da 0,32 euro del maggio 2023 i corsi non si sono ancora ripresi. Il giorno prima dello stacco l’azione valeva 5,79 euro e ora siamo appunto nell’intorno dei 5,4 euro e siamo stati anche più giù da allora, fino ai minimi di ottobre a 4,684 euro. Ma questa non è un’azione speculativa, anzi e ci sono prospettive di cui tenere conto.

A partire dal taglio dei tassi d’interesse che potrebbe incoraggiare una rotazione di portafoglio anche in questo settore. Se davvero a giugno o settembre la BCE taglierà i tassi società fortemente indebitate come Italgas saranno le prime a trarre un vantaggio in termini di redditività.

Come abbiamo notato gli oneri finanziari del gruppo sono più che raddoppiati e se la società confermando grossi investimenti è riuscita in questo contesto a far crescere a doppia cifra gli utili, cosa potrà fare, quando il contesto sarà più favorevole?

Argomenti

Italgas