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IPO, 2i Rete Gas verso Piazza Affari, ecco chi è

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
7 min

Oltre 72 mila chilometri di rete gestita. Il secondo distributore del gas italiano chiede la consulenza di Goldman Sachs per la quotazione e potrebbe valere a Piazza Affari anche 2 miliardi. Storie, numeri e sfide di un protagonista energetico poco noto

IPO, 2i Rete Gas verso Piazza Affari, ecco chi è

Potrebbe arrivare nella seconda metà dell’anno la quotazione di 2i Rete Gas, il secondo operatore della distribuzione del gas in Italia. L’antagonista della quotata Italgas insomma, ma con in più la storia delle aggregazioni sempre più potenti in questo ramo infrastrutturale dell’energia iscritta nel proprio DNA fin dalla fondazione.

2i Rete Gas, un polo di aggregazione in un settore in concentrazione

Correva infatti il 2009 quando la società integrò la rete gas di Enel, vennero poi fra il 2011 e il 2013 le reti gas della tedesca EON e della francese GDF Suez, quindi quella della spagnola Gas Natural Fenosa nel 2019. Infine nel 2021 la rete gas di Edison.

2i Rete Gas è diventata insomma nel tempo uno dei maggiori poli di aggregazione della rete di metano italiana e continua a crescere anche con la partecipazione ai bandi, come quello del dicembre 2022 per l’ATEM di Napoli che ha apportato al gruppo altri 1600 chilometri di rete e più con quasi 400 mila utenze (Napoli, Ercolano, Portici, San Giorgio a Cremano, Torre Annunziata e Torre del Greco i maggiori centri serviti) sottratti proprio a Italgas. Richiederanno circa 240 milioni di euro di investimenti, ma intanto il gruppo cresce ancora.

A oggi pochi numeri dicono già tanto. Alla fine dello scorso giugno 2i Rete Gas gestiva 71.811 chilometri di reti al servizio di 2.251 comuni con oltre 4,86 milioni di punti di riconsegna del gas.

In pratica la società gestisce più di un quinto del mercato nazionale, è la prima per estensione della rete e la seconda per punti di riconsegna. Un protagonista in quasi tutto il territorio italiano e un soggetto già avvezzo a parlare il linguaggio dei mercati, come dimostrano, tra le altre cose, l’ampia reportistica finanziaria e di sostenibilità presente sul sito, l’esperienza del bond quotato in Irlanda, la scelta di Goldman Sachs come advisor per il percorso di quotazione.

D’altronde la stessa compagine azionaria del gruppo milanese la dice lunga. Il socio di controllo è il noto fondo infrastrutturale F2i che dal 2017 ne controlla il 63,9% del capitale mentre il resto fa riferimento, attraverso Finavias sarl, al fondo pensione olandese APG Asset Management e alla francese Ardian, già molto nota in Italia.

2i Rete Gas, il progetto di quotazione.

I dettagli dell’IPO sono tutti da definire e faranno la differenza. Le indiscrezioni permettono anche di ricostruire altri aspetti importanti delle strategie di questo gigante poco noto.

Lo scorso aprile 2023 per esempio è stato nominato amministratore delegato di 2i Rete Gas il manager d’esperienza Francesco Forleo. Era già direttore operativo da qualche anno e aveva seguito gli investimenti da oltre un miliardo di euro e la gara vinta per l’Atem di Napoli, ma in pratica il suo insediamento nel ruolo derivava dal passaggio dell’ad Michele De Censi ai ruoli di amministratore delegato e direttore generale di Sorgenia, un colosso dell’energia non a caso controllato al 72,4% dal secondo fondo di F2i dall’ottobre 2020.

Infatti per qualche tempo si ipotizzò una nuova grande aggregazione, a livello di filiera industriale, tra Sorgenia, 2i Rete Gas e forse anche Ef Solare (il colosso fotovoltaico di F2i controllato dal terzo fondo al 70% dal 2017), ma poi il progetto è sfumato e oggi l’approdo in Borsa potrebbe essere l’indizio principale della nuova direzione strategica di 2i Rete Gas e di F2i.

L’amministratore delegato di F2i SGR, Renato Ravanelli monitora tutti gli investimenti dal 2014 e tutti i principali manager di questi gruppi hanno una consolidata esperienza con player dell’energia italiana come A2A o Edison. Il presidente di 2i Rete Gas Ugo De Carolis si è anche occupato di aeroporti e automotive.

Comunque sia, allo stato di fatto, le indiscrezioni ipotizzano la quotazione di minority, forse il 20 o il 30% del capitale.

Forse gli investitori vorranno valorizzare le proprie partecipazioni diluendosi in proporzione, forse ci saranno dei disimpegni, tutto sembra ancora da stabilire.

D’altronde la prospettiva del voto plurimo previsto dalle nuove leggi sul mercato dei capitali in Italia permetterà di controllare con quote sempre minori delle grandi quotate; d’altronde gli investimenti previsti dalla transizione energetica suggeriscono visibilità, brand reputation, dialogo con i mercati di capitale.

I numeri economici di 2i Rete Gas aggiungono sicuramente dettagli utili.

2i Rete Gas, i numeri di bilancio

Nel 2022 i ricavi del gruppo 2i Rete Gas si erano mantenuti sopra il miliardo di euro, ma il margine operativo lordo era calato da 522 a 500 milioni di euro e l’utile netto da 209 a 167 milioni di euro.

I dati del primo semestre mostrano però un aggiornamento importante, anche per il cambiamento di alcune dinamiche di bilancio e per l’acquisizione dell’importante Atem di Napoli.
Nel primo semestre 2023 infatti i ricavi salgono oltre i 554 milioni di euro, il che significherebbe oltre 1,1 miliardi annualizzando il dato.
Il margine operativo lordo è cresciuto da 241 a 249,6 milioni, l’utile è passato da 77,2 a 74,2 milioni di euro.

Qualcuno ha calcolato il possibile valore di Borsa di 2i Rete Gas, in rapporto all’ebitda di Italgas, in 2 miliardi di euro. Praticamente se Italgas capitalizza circa 4 miliardi di euro e ha un ebitda doppio di quello di 2i Rete Gas, allora 2i Rete Gas potrebbe valere sui 2 miliardi di euro. Ma si tratta ovviamente di una formula approssimativa e altri dati potrebbero modificare anche notevolmente le cifre finali.

A fine giugno 2i Rete Gas aveva una posizione finanziaria netta negativa per 3,36 milioni di euro, in rimarchevole crescita rispetto al dato di un anno prima (2,87 mld al 30/06/2022) anche a seguito del notevole balzo del capitale investito netto da 4,05 a 4,62 miliardi di euro.

Il patrimonio netto calava a 1,25 miliardi di euro dopo la distribuzione di dividendi, così il debt/equity sotto 2,7x si mostrava leggermente migliore di quello di Italgas.

C’è stato nei primi sei mesi del 2023 anche un forte taglio dei debiti commerciali che erano stati praticamente dimezzati da 449 a 227 milioni di euro: un consolidamento molto importante che forse già guardava alla Borsa e che si è tradotto in una variazione negativa del capitale circolante netto (-197,56 mln) che aveva tagliato a 47 milioni il flusso di cassa della gestione operativa. Il Free cash flow era passato in rosso di 127,1 milioni di euro e solo l’incasso di 550 milioni di euro dall’emissione di obbligazioni aveva permesso di mantenere sui 360 milioni di euro la liquidità del gruppo a fine periodo.

D’altronde era una fase anche più sfidante di questa, con costi operativi in crescita generalizzata, inflazione, impatti dalla nuova acquisizione napoletana.

Su 4,87 miliardi di attività non correnti si contano 4,63 miliardi di attività immateriali, ma sono il tesoretto di 2i Rete Gas visto che di queste 4,22 miliardi sono le concessioni del gruppo e “solo” 305 milioni sono avviamento. Gli immobili, impianti e macchinari sono appena 37 milioni di euro.

Al netto della stagionalità del business, il gruppo mostra comunque un certo dinamismo ed è interessante notare sul fronte del debito che ricorre per 3,2 miliardi di euro alle obbligazioni e per appena 343 milioni di euro a debito bancario, segno, ancora una volta che il dialogo con i mercati è già partito da un pezzo e che forse la Borsa è solo un’ulteriore tappa di un percorso che viene da lontano.

2i Rete Gas, le sfide del biometano e dell’idrogeno

Per chi, come i distributori del gas, si confronta da tempo con la sfida della transizione energetica, cercando di trasportare il gas nella terra di mezzo tra qua il nuovo mondo green, non c’è scelta, bisogna investire in tecnologie e prospettive.

Lo smart metering e tutto il bagaglio tecnologico di 2i Rete Gas permette ormai di aumentare sicurezza, controllo ed efficienza in un modo poco tempo fa inimmaginabile, ma richiederà ancora forti investimenti perché la rete italiana chiede molto e il futuro pretende ancora di più.

2i Rete Gas sembra conscia delle sfide, è protagonista del biometano dopo aver collegato ben 5 impianti di terzi in un anno (Lodi, Asti, Lecce, 2 a Brescia).

C’è poi la più recente e incerta sfida dell’idrogeno. Da poco l’Arera ha approvato un progetto di 2i Rete Gas con un incentivo erogabile fino a oltre 3,34 milioni di euro legato allo studio della compatibilità dell’attuale infrastruttura del gas naturale con iniezioni di miscele di metano e idrogeno. Il tema qui si fa di filiera, perché oltre all’enorme sfida del trasporto dell’idrogeno e del suo eventuale impiego nelle centrali a gas, c’è quello di base comprendere poi come l’idrogeno viene prodotto perché, se non si parte rinnovabili, le emissioni aumentano lo stesso e diventa un gioco inutile e costoso.

Sfide globali insomma con cui i grandi player si confrontano da anni, ma che diventano impellenti.

Fare scala e dialogare con i mercati di capitali affamati di megatrend sicuramente può dare un aiuto importante.

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