Mercati ai massimi storici: vendere o restare investiti? La decisione che conta davvero

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
3 min

La strategia vincente per operare sui mercati azionari: obiettivi chiari, rischio calibrato, disciplina nel lungo periodo

Mercati ai massimi storici: vendere o restare investiti? La decisione che conta davvero

Le Borse mondiali si stanno muovendo su livelli mai visti prima: nuovi record, massimi storici aggiornati su S&P 500, Nasdaq 100, DAX, Nikkei… e anche Piazza Affari è tornata a ridosso delle aree di massimo ciclo.

In questo contesto, l’investitore medio vive sempre la stessa sensazione: “I mercati sono troppo alti… forse è il momento di vendere? E se scende tutto?”

È un’emozione comprensibile. Ma non necessariamente razionale.

Massimi storici: più normalità che eccezione

Guardando gli ultimi 50 anni, il mercato americano (ma lo stesso vale per gli indici globali) ci insegna una cosa molto semplice:
i massimi storici non anticipano i ribassi.

Sono semplicemente il segnale di un trend che funziona.

Anzi, i dati dicono che:

  • comprare ai massimi non ha mai penalizzato nel medio periodo;

  • i rendimenti successivi a 1, 3 e 5 anni sono stati, in media, superiori alla media storica;

  • i mercati passano circa il 40% del loro tempo sui massimi (perché la loro direzione naturale è verso l’alto).

Un nuovo massimo non è un campanello d’allarme.
È un massimo… come tanti che ne arriveranno ancora, se si resta investiti.

Il vero rischio non è “non vendere”, ma non rientrare più

Molti investitori cadono in una trappola psicologica nota come “market timing bias”:
si esce “per prudenza” e poi non si entra più.

  • Perché si aspetta un ribasso che non arriva.

  • Perché si ha paura di comprare più in alto.

  • Perché ogni nuovo massimo sembra ancora più “pericoloso” del precedente.

Il risultato?
Un doppio danno: si perde la fase di rialzo e si perde il potere dell’interesse composto.

Il rientro dopo un rialzo è emotivamente difficilissimo.
È per questo che i portafogli ben costruiti «pagano» nel tempo: ti consentono di restare investito anche quando la testa vorrebbe scappare.

Cosa fare allora? Un approccio più maturo

La domanda corretta non è: “Vendo perché siamo ai massimi?”

Ma: “Il mio portafoglio è coerente con i miei obiettivi e con il mio orizzonte temporale?”

Fino a quando il mercato resta sopra la media mobile a 100 giorni, per un investitore non speculativo non c’è alcun segnale di allarme.
Sotto quella soglia, invece, è ragionevole:

  • ridurre l’esposizione gradualmente,

  • ribilanciare,

  • difendere il portafoglio senza però “evaporare” dai mercati per paura.

L’errore più comune è proteggersi troppo, troppo presto, e poi rimanere fuori quando torna l’ondata successiva.

Piano di lungo termine vs. ansia da market timing

La domanda fondamentale da porsi è:

Sto investendo per un progetto di lungo periodo o sto solo cercando di indovinare il prossimo movimento del mercato?

Se il portafoglio è costruito bene e gli obiettivi sono chiari, allora:

  • un massimo storico non è un problema,

  • una correzione è normale,

  • la volatilità è un costo necessario per accedere ai rendimenti di lungo periodo,

  • evitare il panico è un vantaggio competitivo enorme.

La disciplina, più del timing, è ciò che costruisce ricchezza.

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