Perché i mercati potrebbero continuare a salire anche nel 2026
pubblicato:Consumatori, utili e politica monetaria: meno euforia, ma fondamentali ancora favorevoli per l’azionario nel 2026

Ecco perché la Borsa potrebbe continuare a salire anche nel 2026
Dopo anni caratterizzati da shock esogeni, politiche monetarie restrittive e forti squilibri macroeconomici, i mercati finanziari stanno iniziando a guardare oltre l’orizzonte immediato.
E, contro ogni previsione troppo pessimistica, lo scenario che si delinea per il 2026 appare tutt’altro che fragile. Anzi, esistono diverse tendenze strutturali di medio periodo che potrebbero sostenere la crescita economica globale e, di riflesso, quella dei mercati azionari.
S&P 500: il trend di fondo resta solido, il mercato guarda a un’onda 3 di lungo periodo
Dal punto di vista tecnico, il grafico settimanale dell’S&P 500 rafforza l’idea di un ciclo rialzista ancora in fase costruttiva. Dopo la profonda ma ordinata correzione del 2022, l’indice si muove da oltre un anno all’interno di un ampio canale ascendente di lungo periodo, coerente con lo sviluppo di una nuova fase espansiva.
La lettura ciclica suggerisce che il movimento in atto dal 2023 possa essere interpretato come l’avvio di una onda 3 di lungo periodo, storicamente la più solida e direzionale. In questo contesto, l’area 6.900 punti rappresenta uno snodo tecnico chiave: una rottura confermata al rialzo segnerebbe un nuovo segnale di forza strutturale, con spazio per estensioni verso area 7.300–7.500 nel medio periodo.
Finché i prezzi resteranno all’interno del canale rialzista, eventuali correzioni andrebbero lette più come pause fisiologiche del trend che come segnali di inversione, coerentemente con uno scenario di crescita economica e degli utili ancora favorevole nel 2026.
L’AI come nuovo ciclo infrastrutturale
Il primo grande pilastro è rappresentato dalla spesa per infrastrutture legate all’intelligenza artificiale. Non si tratta più solo di software o applicazioni, ma di un vero e proprio ciclo industriale che coinvolge data center, reti elettriche, semiconduttori, sistemi di raffreddamento, cloud e cybersecurity.
Questo tipo di investimenti ha caratteristiche simili ai grandi cicli infrastrutturali del passato: è capital intensive, ha orizzonti pluriennali e genera effetti moltiplicativi sull’economia reale.
Nel 2026, una parte significativa degli investimenti avviati oggi entrerà in una fase più matura, con ricadute dirette su produttività, margini aziendali e occupazione qualificata.
Questo potrebbe tradursi in una crescita più diffusa degli utili, meno concentrata su pochi colossi tecnologici rispetto a quanto visto negli ultimi anni.
Deregolamentazione e clima più favorevole alle imprese
Un secondo fattore chiave riguarda la deregolamentazione, in particolare negli Stati Uniti. Le aspettative di un alleggerimento normativo in diversi settori – dall’energia alla finanza, passando per tecnologia e industria – rappresentano un potenziale stimolo per gli investimenti privati.
Storicamente, fasi di deregolamentazione hanno favorito:
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aumento della redditività aziendale
- •
maggiore propensione al rischio
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accelerazione delle operazioni di M&A
Tutti elementi che tendono a riflettersi positivamente sui mercati azionari, soprattutto nel medio periodo.
Il sostegno “silenzioso” dei consumatori: rimborsi fiscali e reddito disponibile
Un terzo elemento spesso sottovalutato riguarda i rimborsi fiscali che i contribuenti statunitensi dovrebbero ricevere nella primavera del 2026. Si tratta di flussi di liquidità che finiscono in larga parte nei consumi, alimentando domanda interna e fatturati aziendali.
In un contesto in cui il mercato del lavoro rimane relativamente solido, questo meccanismo potrebbe favorire:
- •
un miglioramento della spesa dei consumatori
- •
una maggiore stabilità dei ricavi per le aziende orientate al mercato domestico
- •
una partecipazione più ampia degli utili all’interno dell’indice S&P 500
Ed è proprio quest’ultimo punto a essere cruciale.
Utili più diffusi, mercato più sano
Secondo diverse analisi, queste tendenze potrebbero portare nel 2026 a una crescita complessiva degli utili dell’S&P 500 compresa tra il 10% e il 12%. Ma il dato più interessante non è solo il numero in sé, quanto la qualità di questa crescita.
Un mercato in cui gli utili crescono in modo più diffuso, coinvolgendo più settori e più società, è generalmente più resiliente e meno vulnerabile a correzioni violente rispetto a un mercato trainato da pochi titoli leader.
Quarto anno positivo consecutivo? Possibile, ma non lineare
Alla luce di questi fattori, le probabilità che l’S&P 500 possa chiudere il quarto anno consecutivo in territorio positivo appaiono tutt’altro che trascurabili. Naturalmente, questo non implica un percorso lineare o privo di volatilità.
Resteranno sul tavolo alcuni nodi importanti:
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i dubbi sulle valutazioni dei titoli legati all’AI
- •
un’inflazione che, pur in rallentamento, resta superiore all’obiettivo del 2% della Fed
- •
l’incertezza sulle tempistiche e sull’intensità delle future mosse di politica monetaria
Tuttavia, la storia insegna che i mercati possono continuare a salire anche in presenza di valutazioni elevate, finché la crescita degli utili regge e il contesto macro non si deteriora bruscamente.
Conclusione: meno paura del “quando”, più attenzione al “come”
Il messaggio che emerge non è quello di un’assenza di rischi, ma di un cambio di prospettiva. Più che chiedersi se i mercati saliranno ancora, la domanda chiave per il 2026 sarà come e con quali protagonisti.
Se le tendenze strutturali oggi in atto dovessero confermarsi, il prossimo anno potrebbe vedere un mercato meno dipendente da pochi nomi, più bilanciato e sostenuto da fondamentali in miglioramento.
Ed è spesso in questi contesti, meno euforici ma più solidi, che si costruiscono le basi per fasi rialziste durature.
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