Fed: il taglio arriva, ma il mercato capisce che il vento sta cambiando
pubblicato:La portata e il timing di ulteriori riduzioni dipenderanno dall’evoluzione dell’economia

Fed: il taglio arriva, ma il mercato capisce che il vento sta cambiando. Le borse provano a salire, ma le resistenze non mollano
La Federal Reserve ha tagliato i tassi per la terza riunione consecutiva, ma la sensazione generale, leggendo tra le righe del comunicato e osservando la reazione dei mercati, è che questo taglio somigli più a un punto e virgola che a un nuovo capitolo della politica monetaria.
È un taglio “di protezione”, non l’inizio di un ciclo più ampio. E il mercato lo ha capito subito.
Una Fed divisa come non si vedeva da anni
La decisione è stata approvata 9 a 3, ma i tre dissensi non sono casuali: rappresentano una frattura interna che racconta molto dello stato dell’economia americana.
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Due membri (Goolsbee e Schmid) hanno detto no al taglio, temendo che si allenti la presa sull’inflazione.
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Un altro (Miran) avrebbe preferito un taglio più forte, preoccupato per il rallentamento del mercato del lavoro.
Una spaccatura così ampia non si vedeva da sei anni, ed è il contesto in cui Powell deve decidere la traiettoria dei prossimi mesi… proprio mentre la sua leadership è sotto pressione (il mandato scade a maggio e Trump ha già detto che “ha quasi scelto il sostituto”).
Il messaggio tra le righe: non aspettatevi molto altro
Il taglio di ieri porta il Fed Funds al 3,50%–3,75%, ma la frase chiave è un’altra:
“La portata e il timing di ulteriori riduzioni dipenderanno dall’evoluzione dell’economia”.
Tradotto: non contate su un altro taglio a gennaio.
Serve deterioramento evidente del mercato del lavoro, e non è detto che arrivi in tempo.
L’inflazione, del resto, è ancora al 2,8% – troppo alta per convincere i falchi ad allentare davvero.
La reazione del mercato: entusiasmo iniziale, poi prudenza
Sul grafico orario dell’S&P 500, la prima reazione è stata positiva: un balzo immediato dopo l’annuncio, tipico delle fasi dove la parola “cut” basta a far scattare gli algoritmi.
Ma quel movimento si è subito fermato contro la resistenza di area 6.880, che coincide con il massimo di novembre. È un livello psicologico ed è anche un livello tecnico: finché non viene superato con decisione, il mercato non può parlare di breakout.
Cosa guardare nelle prossime ore
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Sopra 6.880 → riparte il trend rialzista, target 6.940–6.960.
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Sotto 6.820–6.800 → segnali di debolezza, possibile ritorno verso 6.750.
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Il mercato è positivo, ma non è convinto. Sta aspettando conferme.
E qui entra in gioco il vero fattore di rischio: i dati sul lavoro in uscita nei prossimi giorni.
Un’economia in bilico: inflazione appiccicosa e lavoro che rallenta
La Fed si trova davanti a uno dei trade-off più difficili degli ultimi anni:
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Da un lato, l’inflazione non scende abbastanza da sentirsi al sicuro.
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Dall’altro, il mercato del lavoro rallenta: licenziamenti in aumento, offerte di lavoro (JOLTS) più deboli, tasso di abbandono ai minimi dal post-pandemia.
La Fed deve evitare di “tagliare troppo poco e troppo tardi”, ma anche di “tagliare troppo e troppo presto”.
Un equilibrio precario che rende ogni prossima decisione più difficile della precedente.
Azioni, obbligazioni, dollaro: cosa aspettarsi
Azioni
Restano sostenute dall’idea che il peggio è passato, ma la mancanza di una forward guidance accomodante fa sì che le resistenze pesino.
Finché l’S&P rimane sotto 6.880, il mercato è in modalità attesa e consolidamento.
Obbligazioni
I rendimenti sono rimasti quasi fermi: segno che i bond non credono a una Fed pronta a tagliare in sequenza.
È probabile che si torni a guardare con più attenzione ai dati macro che al “sentiment”.
Dollaro
Il messaggio hawkish ha impedito al dollaro di indebolirsi.
Se i dati sul lavoro dovessero sorpire al rialzo, l’USD potrebbe rafforzarsi, con effetti negativi sulle borse.
In sintesi: non è un pivot, è una pausa mascherata da taglio
La Fed ha tagliato, ma non ha aperto un ciclo.
Ha riallineato la politica monetaria ai rischi, ma non ha voluto dare un messaggio accomodante.
Il mercato sale, ma con il freno a mano tirato.
La partita vera inizia ora: dati sul lavoro, prossimi CPI, e soprattutto il comportamento dei rendimenti.
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