La nuova guerra tra USA e Cina non è sui dazi, ma sul controllo delle tecnologie strategiche

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
3 min

La sfida tra Washington e Pechino riaccende i timori di decoupling industriale e mette in discussione la stabilità delle catene globali di fornitura

La nuova guerra tra USA e Cina non è sui dazi, ma sul controllo delle tecnologie strategiche

🔍 La scintilla che riaccende la guerra commerciale USA-Cina

I mercati americani hanno chiuso in forte calo dopo che Donald Trump ha minacciato una nuova ondata di dazi contro la Cina, a seguito delle restrizioni imposte da Pechino sull’export di terre rare — materiali fondamentali per la produzione di semiconduttori, veicoli elettrici e tecnologie militari.
Il messaggio pubblicato da Trump su Truth Social è stato chiaro: “Potrei introdurre un massiccio aumento dei dazi sui prodotti cinesi”.
La sua dichiarazione è arrivata subito dopo l’annuncio cinese di limiti più severi alle esportazioni di minerali strategici, interpretato come una mossa di forza per far pressione su Washington nei negoziati commerciali.


📉 Reazione immediata dei mercati

Le parole di Trump hanno cancellato i guadagni di settimana: il Nasdaq è crollato del 2,8%, l’S&P 500 del 2% e il Dow Jones di oltre 700 punti.
Il mercato tecnologico è stato il più colpito: AMD (-6%), Broadcom (-4%) e Qualcomm (-5%) hanno subito pesanti vendite.
Il nervosismo è dovuto al fatto che gran parte della supply chain tecnologica globale dipende ancora da materie prime e processi industriali controllati dalla Cina.


⚙️ Il nodo strategico: le terre rare come arma geopolitica

La Cina detiene il controllo su oltre il 70% della raffinazione globale di terre rare. Le nuove regole — che richiedono autorizzazioni per esportare prodotti che contengono anche solo lo 0,1% di questi materiali — minacciano di “ingessare” la manifattura globale, dal settore automobilistico a quello della difesa.
Le aziende americane avvertono che eventuali blocchi prolungati potrebbero avere impatti simili a quelli vissuti durante la pandemia, con fermate produttive diffuse.


💣 Una crisi già vista, ma potenzialmente più grave

Non è la prima volta che Washington e Pechino si affrontano su questo terreno. Tuttavia, questa escalation arriva in un momento in cui i mercati credevano che la “guerra dei dazi” fosse ormai superata.
L’annullamento dell’incontro previsto tra Trump e Xi Jinping al vertice APEC in Corea del Sud indica che la tensione diplomatica è tornata ai livelli del 2019, ma in un contesto più fragile: con catene di approvvigionamento ancora vulnerabili, e una politica monetaria globale in bilico.


💡 Osservazioni strategiche

La crisi mette in luce due tendenze chiave:

  1. 1.

    La fragilità dell’interdipendenza industriale tra USA e Cina: la separazione delle supply chain “strategiche” appare inevitabile ma costosa.

  2. 2.

    Il ritorno del rischio politico come variabile dominante nei mercati: dopo mesi di focus su tassi e inflazione, gli investitori tornano a prezzare la geopolitica.

Il rimbalzo dell’oro sopra i 4.000 $/oncia e il calo del petrolio (complice anche la ritirata israeliana da Gaza) riflettono la fuga verso beni rifugio e la crescente percezione di incertezza.


📉 Analisi tecnica

Dopo mesi di salita quasi ininterrotta, l’indice tecnologico Nasdaq 100 ha vissuto la peggior seduta da inizio anno, fallendo la rottura del lato alto del canale rialzista iniziato a maggio.

I prezzi si trovano ora in una zona cruciale — 24.000/24.050 punti, in coincidenza con la media mobile esponenziale a 50 giorni.

Una discesa sotto questo livello potrebbe aprire la strada a una correzione più profonda, con target in area 23.000: quel ritracciamento che i ribassisti attendono da mesi.

Viceversa, un ritorno sopra 24.750 alleggerirebbe le pressioni e manterrebbe intatto lo scenario positivo di medio periodo.