Il mercato USA regge, ma il Russell 2000 lancia un segnale d’allarme

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
6 min

Le small cap disegnano un possibile “flat correttivo”: senza la rottura dei 2.500 punti, il rischio di un’onda C ribassista rimane elevato

Il mercato USA regge, ma il Russell 2000 lancia un segnale d’allarme
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Stati Uniti: un’economia che regge, ma su basi irregolari

Negli Stati Uniti continua a emergere un quadro economico molto più sfumato di quanto dicano i numeri headline.

La crescita rimane solida – con la Fed di Atlanta che stima il PIL del terzo trimestre vicino al +3,9%, un ritmo sorprendente per un’economia matura – ma la struttura interna della crescita mostra divergenze sempre più marcate.

Il settore dei servizi, che rappresenta due terzi del PIL, si mantiene stabile a 52,6 nell’ISM, quindi ampiamente in zona espansiva, ma con nuovi ordini in rallentamento e un’occupazione che resta sotto quota 50 da sei mesi consecutivi.

Il quadro conferma un’economia a due velocità

  • chi ha redditi medio-alti continua a trainare la domanda;

  • chi sta nei redditi bassi è schiacciato da prezzi alti, tassi elevati e dazi sulle importazioni.

La manifattura rimane invece un punto debole strutturale, complice l’impatto delle politiche tariffarie: produzione piatta, PMI in contrazione da nove mesi e utilizzo della capacità al 75,9%, ben sotto la media storica.

In questo scenario, aziende e consumatori iniziano a mostrare segnali di cautela: le imprese rallentano le assunzioni e non sostituiscono il personale in uscita, mentre il mercato del lavoro perde progressivamente slancio, pur rimanendo complessivamente solido.

Il risultato è un’economia formalmente resiliente, ma sostenuta in larga parte dalla fascia alta della popolazione e dalla spinta degli investimenti nell’intelligenza artificiale.

Un contesto che, come vedremo, ha un impatto diretto anche sulle small cap, che sono il segmento più sensibile alla qualità della crescita domestica.


Cosa è la temuta “K-economy”?

L’ultimo Beige Book della Federal Reserve fotografa un’economia americana sempre più spaccata in due, confermando la temuta “K-economy”.

Da una parte c’è la fascia più agiata della popolazione, che continua a spendere senza particolari freni grazie all’effetto ricchezza generato dal boom dei mercati, soprattutto dai titoli legati all’intelligenza artificiale.

Viaggi, beni discrezionali e retail di lusso restano solidi, sostenuti dal fatto che il 10% più ricco delle famiglie genera ormai metà dell’intera spesa dei consumatori USA.

All’estremo opposto, famiglie a basso e medio reddito iniziano invece a mostrare segnali di stress crescente: tagliano le cene fuori, passano a prodotti alimentari più economici, reagiscono in modo più brusco ai rialzi dei prezzi e riducono anche gli acquisti nei fast food.

I rivenditori notano consumatori sempre più sensibili anche a piccole variazioni di prezzo, mentre i prezzi elevati delle auto e l’impatto dei dazi pesano in modo sproporzionato sui bilanci meno robusti.

Il quadro è quindi duplice: l’economia aggregata appare ancora resiliente, ma grazie soprattutto ai consumatori più ricchi – gli stessi che sono anche più esposti a un eventuale storno dei titoli AI.

Se il boom dell’intelligenza artificiale dovesse rallentare o incontrare ostacoli (finanziamenti, energia, sentiment), la parte alta della “K” potrebbe indebolirsi rapidamente, con ricadute immediate sull’intera economia.

Oggi, infatti, la spesa legata all’AI pesa per circa metà della crescita del PIL.


Il Russell 2000: un rally che potrebbe essere solo un’illusione?

L’indice Russell 2000 – il benchmark delle small cap USA, e quindi della parte più ciclica e domestica dell’economia – offre una lettura tecnica particolarmente interessante e potenzialmente preoccupante.

Osservando il grafico allegato emergono tre elementi chiave:


Il massimo recente si colloca esattamente sui livelli del 2021

L’area dei 2.450–2.500 punti costituisce da anni una resistenza storica: più volte è stata testata, e più volte ha respinto i prezzi.

L’ultimo rimbalzo del 2025 ha portato nuovamente il Russell su quei livelli, etichettati graficamente come possibile arrivo di un'onda B.


La struttura del movimento ha tutte le caratteristiche di un “FLAT correttivo”

Questo è il punto più rilevante.

La sequenza A–B–(C?) è compatibile con una classica figura di flat, in particolare:

  • Onda A: il minimo del 2023, netto e pulito

  • Onda B: il massimo recente del 2025, che supera leggermente il massimo precedente, tipico dei flat espansi

  • Onda C: per adesso manca completamente e potrebbe svilupparsi nei prossimi mesi

Nei flat espansi, l’onda C:

  • è impulsiva (5 onde)

  • è solitamente più lunga dell'onda A

  • rompe con decisione i minimi di A

Questo scenario, se si dovesse materializzare, implicherebbe un forte rischio di ribasso sulle small cap, con potenziali discese anche del 15–20%.


Le small cap sono molto coerenti con lo scenario macro

Il Russell è l'indice che risponde più direttamente alla "vera economia".

In un contesto:

  • di domanda interna più fragile,

  • di imprese piccole più esposte a costi del credito elevati,

  • di tariffe che pesano sui margini,

  • e di salari ancora alti,

le small cap non hanno la stessa forza intrinseca delle mega cap tecnologiche che trainano S&P 500 e Nasdaq.

Il fatto che il Russell sia fermo sui massimi del 2021 mentre gli altri indici fanno nuovi record è un ulteriore segnale che il rally delle big tech non riflette pienamente lo stato dell’economia reale.


Lettura tecnica dettagliata

📌 Zona B (resistenza storica): 2.450–2.500 punti
Più volte respinta. Qui passa il massimo relativo dell’onda B.

📌 Zona A (supporto critico): 1.650–1.700 punti
Minimo dell’onda A nel 2023.
Se si tratta davvero di un flat, quest’area verrebbe probabilmente rotta al ribasso.

📌 Segnali da monitorare

  • Perdita di 2.350 punti → primo segnale di debolezza

  • Perdita di 2.200 punti → probabile conferma dell’avvio di onda C

  • Rottura decisa di 2.500 punti → invalida (per ora) lo scenario ribassista


Quali implicazioni per il mercato USA?

Se il Russell dovesse avviare una vera e propria onda C ribassista:

  • la debolezza si propagherebbe ai settori ciclici e più sensibili alla domanda interna;

  • l’S&P 500 potrebbe rallentare, pur mantenendo un trend resiliente grazie ai colossi tech;

  • aumenterebbe la pressione sulla Fed per una politica monetaria più espansiva;

  • si avrebbe un segnale molto chiaro che la crescita USA sta entrando in una fase meno dinamica.

Al contrario, una rottura vera e sostenuta sopra 2.500 punti aprirebbe spazio verso 2.700/2.750, invalidando il flat e anticipando un ciclo economico ben più forte.


Conclusione: il Russell è il “test di realtà” dei mercati USA

Mentre Nasdaq e S&P 500 continuano a beneficiare dell’effetto IA e della forza dei colossi tecnologici, il Russell 2000 ci racconta una storia diversa:

📉 un’economia meno uniforme,
📉 consumi polarizzati,
📉 manifattura in difficoltà,
📉 imprese piccole più fragili,
📉 rischio di una nuova gamba ribassista.

Finché la resistenza dei 2.500 non viene superata in modo netto, lo scenario del flat correttivo con onda C mancante resta assolutamente sul tavolo. E sarebbe uno dei segnali più importanti da monitorare nei prossimi mesi.

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