Saipem, qualche prevedibile attrito in Brasile, ma la fusione con Subsea7 va avanti
pubblicato:La concorrente TechnipFMC e le clienti Exxon e Petrobras hanno avanzato delle petizioni al Cade, l'Antitrust brasiliano, lamentando un eccesso di concentrazione in alcuni ambiti. Business as usual e l'azione recupera terreno dopo il calo di ieri

Pressioni in Sudamerica sulla maxi-fusione nell’industria dei servizi all’industria petrolifera (e non solo) tra l’italiana Saipem e la norvegese Subsea 7.
In Brasile già lo scorso 18 settembre il fornitore concorrente TechnipFMC e i clienti Exxon Mobil e la statale carioca Petrobras hanno chiesto un intervento al Cade, la locale Antitrust che dovrà vagliare gli effetti sulla concorrenza della fusione che è stata approvata dalle assemblee dello scorso 25 settembre.
La sollevazione di un caso di concorrenza in una fusione di un certo rilievo in qualunque industria non deve stupire perché è usuale, in quanto normalmente gli antagonisti di un’impresa cercano di ostacolare il consolidamento degli avversari.
Meno frequenti, ma non rare, le contestazioni da parte dei clienti, come in questo caso sono Exxon e Petrobras. Un po’ di contesto senz’altro aiuta, insomma.
Saipem7, le condizioni della fusione e i passi avanti verso il merger
Il Documento informativo sulla fusione che creerà Saipem7 annovera le varie condizioni, dal via libera delle assemblee straordinarie (già ottenuto), all’ok della Commissione Europea ai sensi del regolamento UE 2022/2560 (sovvenzioni estere distorsive del mercato interno).
C’era tra le condizioni anche il mancato esercizio del diritto di recesso per un ammontare pari a 500 milioni di euro, tra i vari soci, ma dalle minute dell’assemblea straordinaria di Subsea, che ha anche approvato dividendi straordinari pre-fusione per 450 milioni di euro e un dividendo addizionale per € 105 mln (18 corone norvegesi e 4,15 NOK rispettivamente per ogni titolo di Subsea7), si apprende che nessuno di coloro che hanno votato contro la fusione ha esercitato il diritto di recesso, quindi anche questa condizione si può dire avverata.
Per curiosità aggiungiamo che all’assemblea di Saipem l’appoggio al deal è stato letteralmente unanime: il 62,15% del capitale presente ha integralmente votato a favore della fusione, zero astenuti.
Oltre alle usuali tempistiche per eventuali opposizioni di creditori o obbligazionisti di Saipem, ai via libera regolamentari sulla quotazione delle nuove azioni su Euronext Milano ed Euronext Oslo.
Saipem7, le condizioni antitrust del merger
Le condizioni 1) e 2) del Documento informativo, condizioni sospensive che dovranno insieme alle altre essere raggiunte o anche rinunciate entro il 31 dicembre 2026, ci riavvicinano al caso brasiliano.
La seconda condizioni riguarda il via libera delle competenti autorità regolamentari e governative richiesto dalla normativa applicabile. C’è già stato l’ok ai sensi del golden power del governo italiano e il 4 novembre scorso la CMA, l’Antitrust britannico ha dato il proprio via libera. Questo ci riporta alla prima condizione che richiama in particolare la condizione sospensiva che le richieste eventuali di autorità Antitrust (in determinati casi le autorità per la Concorrenza impongono rimedi di varia natura, dalla cessione di asset a vincoli operativi o contrattuali, per fare solo alcuni esempi) non comportino la cessione di attività della nuova Subsea7 di ammontare superiore a 500 milioni di euro. Anche questa condizione è rinunciabile, ma chiaramente se si superasse la soglia del mezzo miliardo di cessioni le società potrebbero rivedere l’operazione.
Saipem7, le contestazioni di Technip, Exxon e Petrobras
Comunque cosa hanno chiesto Technip, Exxon e Petrobras all’Antitrust brasiliana?
Technip ovviamente non vede di buon occhio la fusione tra Saipem e Subsea perché concorre con entrambe nei servizi all’industria oil e in particolare alla compagnia petrolifera nazionale brasiliana Petrobras. In particolare è rilevante la fornitura dei servizi delle navi di appoggio PLSV che consentono la posa e l’installazione di condotte di collegamento alle piattaforme e ai giacimenti per esempio con i prodotti SURF ( Subsea Umbilicals, Riser and Flowline).
Nel settore dei servizi delle PLSV Technip calcola che la nuova entità Subsea7 potrebbe raggiungere una quota di mercato del 50-60% (contro suo 20-30%) e quindi restringere il mercato.
Anche nelle soluzioni SURF la Subsea7 (sempre secondo i calcoli della concorrente Technip) potrebbe raggiungere il 40-50% di quote del mercato privato brasiliano (una quota in realtà in questo caso pari al 40-50% della stessa Technip).
Anche Exxon lamenta una quota potenziale combinata di Subsea7 che potrebbe raggiungere il 40-50% dei servizi SURF e restringere il mercato.
Petrobras infine. La compagnia petrolifera brasiliana che poi è il soggetto appaltante di gran parte dei contratti in oggetto, calcola che per i contratti EPCI (Ingegneria, Approvvigionamento, Costruzione e Installazione) per servizi sottomarini su 21 imbarcazioni mappate e utilizzate da Petrobras, 10 erano di Saipem o di Subsea 7, il 47% del totale.
Sicuramente in alcune attività specifiche quindi qualche restrizione di mercato in Brasile potrebbe darsi, è usuale e frequente e anche queste segnalazioni sono comuni, tanto che non si sono visti particolari scossoni sul titolo di Saipem che oggi segna un rialzo del 2,53% a 2,348 euro recuperando parte del terreno perduto ieri.
La fusione in gioco vale un backlog combinato di 43,3 miliardi di euro.
Certo ci sono in gioco i contratti per Buzios 8 di Subsea7 da oltre 1 miliardo di euro e quelli di Saipem del 2025 su Buzios 5 valevano circa 278 milioni, ma sono stati completati mentre l’italiana prosegue ai lavori su Buzios 7.
Complessivamente però la maxi-fusione sembra procedere e anche le prevedibili difficoltà in qualche mercato o proteste di qualche concorrente vanno considerate come una componente usuale di questo genere di contesti.
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