Lavorare in prestazione occasionale senza perdere la NASpI: ecco come fare!
pubblicato:Percepire la NASpI mentre si lavora in prestazione occasionale è possibile? Sì, ma bisogna rispettare dei criteri e dei limiti fissati dalla legge: ecco quali sono e cosa bisogna fare!

Erogare la NASpI è in pratica un modo che lo Stato ha introdotto dal 2015 per sostenere i lavoratori che rimangono senza occupazione (involontariamente), un vero e proprio aiuto economico che permetta a questi soggetti di intraprendere il percorso, a volte lungo e faticoso, per trovare una nuova occupazione.
La pandemia, in questo senso, ha dato un duro colpo al mondo del lavoro ed ha costretto un numero elevato di lavoratori a ricorrere proprio alla NASpI, tra aziende che sono fallite ed altre che hanno ridimensionato la propria attività, volenti o nolenti.
In questo scenario, c’è da considerare che coloro che sono attualmente percettori di NASpI hanno non pochi problemi nel trovare una nuova occupazione, proprio perché il mondo del lavoro ha subito uno shock importante che ha cambiato in maniera consistente le carte in tavola.
Cosa fare allora? Ci sono diverse soluzioni, tra cui anche il lavoro autonomo (per cui è necessario aprire Partita IVA) ed il lavoro occasionale. Queste modalità sono compatibili con la NASpI? Ci concentriamo in particolare sugli scenari legati al lavoro occasionale, regolamentati da INPS e resi il più possibile elastici rispetto alla situazione attuale del mondo del lavoro.
NASpI e prestazione occasionale: perché è un’opportunità così importante?
Prima di vedere l’aspetto normativo, proviamo a concentrarci sul perché la strada della prestazione occasionale è effettivamente così interessante per i lavoratori. In sostanza, perché è “comoda” e non sottoposta a particolari vincoli.
In tal senso, si può quindi pensare di offrire prestazioni occasionali in molti casi diversi: quando non c’è prospettiva di assunzione e si lavora semplicemente per un periodo limitato; quando c’è necessità economica ed anche un’occasione lavorativa di questo genere diventa preziosa; quando non si vuole perdere la NASpI ma si vuole comunque accettare una proposta lavorativa in questa modalità.
Insomma, gli scenari sono numerosi e come è possibile comprendere dall’ultimo esposto, NASpI e prestazione occasionale sono compatibili. Ciò significa che non è solamente una possibilità, ma soprattutto in un periodo come quello attuale è una vera e propria opportunità per rimanere attivi nel mondo del lavoro, cogliere alcune possibilità di collaborazione lavorativa (che potrebbero trasformarsi in contratti da dipendente) e contemporaneamente ricevere la preziosa indennità di disoccupazione.
NASpI e prestazione occasionale: come funziona
Una volta visto che la prestazione occasionale è una soluzione comoda ed interessante per i disoccupati, ecco come comportarsi in caso si sia già percettori di NASpI. In sostanza, INPS pone un limite all’esercizio di altra attività occasionale dal punto di vista reddituale.
Per continuare a percepire la NASpI, è infatti necessario non superare la soglia dei 5.000 euro ed in più non si possono ricevere più di 2.500 euro dallo stesso committente. Questo limite è stato pensato proprio per evitare che un disoccupato continui a lavorare ad oltranza (sia temporale che come limite reddituale) mentre percepisce la NASpI, ma non è da confondere con ciò che riguarda l’attività autonoma, come vedremo successivamente.
La circolare INPS n.174 del novembre 2017 conferma esplicitamente questa casistica: “I compensi percepiti per attività rientranti nelle prestazioni occasionali (art. 54-bis del decreto-legge n. 50/2017) non incidono sullo stato di disoccupazione; ragion per cui se il soggetto è beneficiario della NASpI, può svolgere prestazioni di lavoro occasionale nel limite di 5.000 euro annui. Entro detto limite, l’indennità NASpI è interamente cumulabile con i compensi. Inoltre, il soggetto non è tenuto a comunicare all’Inps il compenso derivante dalla già menzionata attività. (circolare INPS n. 174, del 23 novembre 2017).”
Non è quindi neanche necessario fare comunicazione all’INPS, ma naturalmente al superamento della soglia si rischia di perdere diritto alla NASpI. In sostanza, se si verifica un reddito superiore alla soglia si perde la possibilità di ricevere la NASpI, dato che si va in contrasto con lo scopo di questa misura.
NASpI e prestazione occasionale: quando bisogna aprire Partita IVA?
Un capitolo a parte si potrebbe aprire sulla compatibilità tra NASpI e Partita IVA, che effettivamente esiste, ma non è questa la giusta sede. È però opportuno specificare che sulla prestazione occasionale si applica la ritenuta d’acconto al 20%, mentre nel caso di attività autonoma bisogna mettersi in regola con il pagamento delle tasse e dei contributi previsti dal proprio regime fiscale.
Ma quando si passa dalla prestazione occasionale all’attività autonoma? Non è il criterio dei 5.000 euro a fare fede, come invece erroneamente spesso si pensa. Per questo abbiamo specificato anche in precedenza che non si deve fare confusione: l’attività autonoma è connotata da organizzazione e continuità.
Se mancano questi requisiti, siamo nel campo della collaborazione occasionale (saltuaria e non pianificata), mentre se questi requisiti sussistono siamo nel campo dell’attività autonoma e quindi della Partita IVA, a prescindere dal reddito che si ottiene da tale attività.