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Manovra 2023, pensioni minime più alte da gennaio: di quanto aumentano e le nuove regole

di Chiara Turano pubblicato:
4 min

La Manovra 2023 ha ormai i giorni contanti. L’attenzione è tutta per l’aumento delle pensioni minime che dovrebbero salire a 600 euro per gli over 75. La conferma arriva dal presidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli. Ecco cosa cambierà da gennaio 2023 e le nuove regole.

L’aumento della pensione minima tanto rivendicato dai partiti dell’attuale maggioranza in campagna elettorale, ha trovato posto nel disegno della Manovra 2023 e in molti emendamenti che, nelle ultime settimane, stanno tenendo viva l’attenzione sugli aumenti da riconoscere ai pensionati a partire dal prossimo anno.

Tra le tante proposte, quella di un aumento a 1.000 euro al mese dell’assegno pensionistico, pare essere scartata a priori dal Governo Meloni sempre più propenso verso la proposta di innalzare le pensioni minime a 600 euro

La strada percorribile per garantire qualche euro in più ai pensionati, infatti, pare essere quella di innalzare l’importo delle pensioni a 600 euro ma solo per gli over 65. A confermarlo il presidente dei senatori di Forza Italia, Licia Ronzulli nella trasmissione Mattino 5.

Ma che cosa sono le pensioni minime, a chi spettano e di quanto aumentano da gennaio 2023? Vediamo subito di dare una risposta al quesito concentrandoci sulle regole già attive.

Manovra 2023, pensioni minime più alte da gennaio: di quanto aumentano e le nuove regole 

Ma veniamo agli aumenti. Nel disegno della Manovra 2023 l’aumento delle pensioni minime è già confermato. In questo modo il Governo di centrodestra ha voluto recuperare il 100% dell’inflazione a quota 7,3% il prossimo anno. 

In cifre, da gennaio 2023, la pensione minima aumenterà da 525,38 euro a 563,78 euro, per un ammontare complessivo annuo 7.328,49 euro contro i 6.829,94 euro passati.

Altra novità riguarda i percettori di assegni pensionistici e assistenziali che non oltrepassano il minimo: dal 1°gennaio 2023 scatta un altro aumento pari all’1,5% per il prossimo anno e del 2,7% per il 2024.

Stiamo parlando di aumenti importanti destinati però a scomparire nell’arco di due anni, come disposto dall’art.58 – comma 2 del disegno della Manovra 2023.

Naturalmente, per conoscere con certezza tutti gli aumenti bisognerà aspettare l’approvazione definitiva della Legge di Bilancio ormai vicina.

Per il momento, rimangono in vigore le regole confermate per il 2022.

Pensioni minime, in cosa consistono e quali sono i requisiti da rispettare per averla

Spesso e volentieri si tende a confondere la pensione minima INPS con l’assegno sociale.

La prima è stata introdotta con la legge 638/1983 e consiste in una somma da erogare a tutti i cittadini affinché possano vivere un’esistenza libera e dignitosa.

Per quanto concerne gli importi, invece, le pensioni minime vengono rivalutate a cadenza annuale, tenuto conto del tasso di inflazione rivelato dall’ISTAT, in modo del tutto sganciato dagli anni di contributi versati.

Per essere più chiari, a prescindere dai contributi maturati, la pensione minima spetta a tutti i percettori di pensione nel caso in cui non si raggiungano i valori minimi stabiliti dalla legge.

L’integrazione riguarda tutte le tipologie di pensioni escluse quelle determinate con il sistema contributivo.

Quanti non hanno versato i contributi non hanno diritto alla pensione minima, tanto meno all’integrazione, ma solo all’assegno sociale.

Pensioni minime 2023, chi potrà avere l’integrazione

A questo punto viene spontaneo chiedersi chi ha diritto all’integrazione nel 2023.

La misura piena spetta solo a chi ha un reddito personale sotto la soglia di 7.328,49 euro, quella parziale a chi non oltrepassa la soglia di 14.656,98 euro.

Ma come si calcola l’importo da integrare? Basta togliere al limite annuo fissato dalla legge il reddito personale o coniugale del pensionato, dividendo tutto per 13 mensilità.

Il risultato va così ad aggiungersi alla pensione normalmente percepita determinando l’importo esatto delle pensioni minime.

Il reddito personale o coniugale del pensionato, invece, si determina prendendo in considerazione tutti i redditi ai fini IRPEF escludendo:

  • le pensioni integrabili al minimo

  • i redditi legati alla casa in cui si vive

  • i redditi esenti da IRPEF

  • gli arretrati soggetti a tassazione separata

 

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