Sprofondo tedesco: la locomotiva d’Europa ai minimi dal 2005, travolta dalla crisi dell’auto

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
5 min

Tra recessione tecnica e piano da 1.000 miliardi, il governo Merz punta su investimenti e riforme per rilanciare la locomotiva d’Europa, mentre la crisi dell’auto mette alla prova la transizione verde

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🇩🇪 Sprofondo tedesco: la produzione industriale ai minimi dal 2005

Ad agosto 2025 la produzione industriale tedesca è crollata del 4,3% su base mensile, segnando la peggiore contrazione dal marzo 2022 e toccando, al netto delle crisi del 2008 e del 2020, il livello più basso dal 2005 (fonte: Destatis e Financial Times).
Il calo riguarda industria, edilizia e fornitura di energia, ma il principale responsabile è il tracollo del settore automotive, precipitato del 18,5% su luglio.

L’automotive è da sempre la spina dorsale della manifattura tedesca e rappresenta un simbolo dell’export nazionale. La sua crisi pesa quindi sull’intero sistema economico. Il crollo della produzione, insieme al rallentamento degli ordini industriali (-0,8% mensile, +1,5% annuo), conferma che la ripresa post-recessione del 2023-2024 stenta a decollare.


🚗 Il nodo auto: concorrenza cinese, costi energetici e ritardo nella transizione elettrica

La crisi del comparto auto tedesco ha cause strutturali.

  • La transizione verso l’elettrico procede più lentamente del previsto, con la concorrenza cinese che sta erodendo quote di mercato.

  • I costi dell’energia restano elevati, penalizzando la competitività.

  • Le tensioni commerciali tra USA ed Europa aggravano la situazione, con ritardi nei rimborsi doganali e maggiore incertezza sugli scambi.

Il cancelliere Friedrich Merz ha proposto di posticipare lo stop ai motori a combustione dal 2035, come imposto dall’UE, per “dare respiro” a colossi come Volkswagen, BMW e Mercedes.
L’obiettivo è guadagnare tempo per completare la riconversione industriale senza perdere competitività e posti di lavoro.


📉 Effetto domino in Borsa: BMW e Mercedes sotto pressione

La crisi industriale ha avuto un immediato riflesso sui mercati finanziari.

  • BMW ha perso oltre l’8% in Borsa, dopo aver tagliato le stime di utile 2025 per la debole domanda in Cina e i problemi doganali. Il gruppo ha ridotto il margine operativo al 5-6% e il free cash flow a 2,5 miliardi, praticamente dimezzato.

  • Mercedes-Benz ha registrato un calo del 12% delle vendite globali, con -27% in Cina e -17% negli USA. Le elettriche pure (BEV) sono ferme, mentre crescono solo gli ibridi plug-in.

Questi dati evidenziano una crisi di competitività sistemica dei marchi premium tedeschi, dopo anni di margini record e supremazia tecnologica. Il governo tedesco, consapevole del rischio sistemico, intende prorogare di almeno cinque anni le agevolazioni fiscali sulle auto elettriche.


📊 Economia in chiaroscuro: industria in crisi, investimenti in ripresa

Nonostante i dati disastrosi di agosto, il governo federale ha alzato le stime di crescita del PIL:

  • +1,3% nel 2026, contro l’1,0% previsto dal precedente esecutivo;

  • +1,5% nel 2027 (stima non ufficiale).

Il miglioramento è attribuito non ai consumi o all’export, che restano stagnanti, ma agli investimenti:

  • +6,5% nel 2026 e +5,5% nel 2027 per macchinari e veicoli.
    La Germania punta quindi sulla modernizzazione industriale e infrastrutturale, sostenuta dal maxi-piano di stimolo da 1.000 miliardi di euro per difesa, infrastrutture e transizione climatica.


🧩 Indicatori macro: segnali contrastanti

  • Disoccupazione: stabile al 6,3%, in leggero aumento rispetto al 6,0% di un anno fa; +14.000 disoccupati a settembre.

  • Inflazione: risalita al 2,4% annuo, sopra le attese (2,3%), segno di una pressione dei prezzi ancora persistente.

  • PMI manifatturiero: 49,5 punti (in calo da 49,8) — ancora in contrazione per il 41° mese consecutivo.

  • PMI servizi: 51,5 punti, in espansione moderata.

  • PMI composito: 52 punti, appena sopra la soglia di crescita.

Questi indicatori delineano una Germania bifronte:

  • industria e export in difficoltà,

  • servizi e investimenti come leve di stabilizzazione.


🔍 Conclusione: una locomotiva in panne ma non ferma

La Germania affronta una delle fasi più complesse degli ultimi vent’anni:

  • la produzione industriale ai minimi dal 2005,

  • una crisi strutturale dell’automotive,

  • e una crescita debole che dipende sempre più da investimenti pubblici e stimoli fiscali.

Tuttavia, le proiezioni per il 2026-2027 lasciano aperto uno spiraglio di fiducia. Se il governo Merz riuscirà a bilanciare rigore e sostegno industriale, ammorbidendo i vincoli europei sulla transizione ecologica, la locomotiva tedesca potrebbe ritrovare, seppur lentamente, la sua trazione.


🔍 Analisi tecnica sintetica:

  • Tendenza recente: rialzo iniziato a fine settembre, con una progressione costante di minimi crescenti.

  • Livello critico: il massimo estivo di luglio — testato ma non superato — ha generato una candela di esitazione (piccolo corpo, shadow superiore), segno di prese di profitto in area di resistenza.

  • Supporti di breve: 24.300 e 24.000 punti.

  • Prossimi obiettivi in caso di breakout: 25.000 e 25.400 punti.

⚠️ Interpretazione:

Il DAX si trova in una fase di decisione tecnica:

  • una rottura decisa sopra 24.700 confermerebbe la ripresa del trend rialzista di medio periodo;

  • una correzione sotto 24.300 potrebbe riportare l’indice verso la fascia 23.800–23.600, dove passa la media mobile di breve.

In sintesi, il mercato tedesco sta testando la soglia psicologica che separa consolidamento da breakout, e il mancato superamento del massimo di luglio suggerisce prudenza dopo l’ultima gamba di rialzo.