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NASpI: spetta in caso di dimissioni volontarie da parte del lavoratore? Analisi dei casi

di Valentina Zappalà pubblicato:
3 min

Si può richiedere la NASpI in caso di dimissioni volontarie? La risposta è si, ma solo in alcuni casi. Analizziamoli insieme.

NASpI: spetta in caso di dimissioni volontarie da parte del lavoratore? Analisi dei casi

NASpI: spetta in caso di dimissioni volontarie da parte del lavoratore? Si tratta di una domanda lecita, dato che la Nuova Assicurazione Sociale per l'Impiego è un sostegno economico erogato dall'INPS ai lavoratori che hanno perso il lavoro involontariamente.

Tuttavia, ci sono dei casi particolari per i quali si può richiedere la NASpI anche in caso di dimissioni volontarie.

In questa guida scopriremo quando l’indennità spetta dopo le dimissioni, con informazioni dettagliate e precise che ti aiuteranno a capire come funziona questo sostegno economico.

Chi ha diritto alla NASpI dopo le dimissioni volontarie?

Dopo aver dato le dimissioni, il lavoratore ha diritto alla NASpI solo se ha lasciato il lavoro in casi specifici o per motivi legati alla salute. In caso contrario, non ha diritto a questa forma di sostegno economico.

Ci sono, in effetti, tre specifici casi in cui la NASpI spetta anche per dimissioni volontarie:

  • risoluzione consensuale

  • dimissioni per maternità

  • licenziamento e riassunzione.

Nel primo caso, ossia quello legato alla risoluzione consensuale, deve sussistere anche la volontà del datore di lavoro. Oltre al dipendente, cioè, anche il datore di lavoro deve non essere interessato a proseguire la collaborazione lavorativa. In questo caso, seppur le dimissioni siano volontarie, l’ex lavoratore ha diritto alla NASpI.

Il secondo caso riguarda la maternità: se la lavoratrice dovesse dimettersi per maternità, le basterà presentare domanda presso l’INAIL per ricevere l’indennità di disoccupazione. Anche questo caso rientra infatti tra quelli per cui la Nuova Assicurazione Sociale per l’Impiego spetta anche in caso di dimissioni.

Il terzo e ultimo caso è quello previsto in caso di licenziamento e successiva riassunzione. In questo specifico caso l’indennità spetta per le mensilità in cui il lavoratore non ha svolto la propria attività.

NASpI in caso di dimissioni volontarie: il caso specifico della risoluzione consensuale

Per quanto riguarda la percezione della NASpI in caso di dimissioni volontarie conseguenti a risoluzione consensuale, c’è da fare una precisazione.

In questo caso specifico, infatti, la prestazione spetta solo in due casi. Il primo riguarda la risoluzione del rapporto di lavoro conseguente ad una conciliazione. Nel secondo caso, invece, la NASpI può spettare in caso di trasferimento.

Se questo avviene presso una sede aziendale che dista più di 50 kilometri dall’abitazione principale del lavoratore, allora egli ha diritto alla NASpI.

Come richiedere la NASpI dopo le dimissioni volontarie?

Per richiedere la NASpI dopo le dimissioni, il lavoratore deve presentare domanda all'INPS entro 68 giorni dalla data di cessazione del rapporto di lavoro. È necessario compilare l'apposito modulo di domanda, allegando la documentazione necessaria, come la lettera di dimissioni e la documentazione medica in caso di motivi legati alla salute.

La durata della NASpI dopo le dimissioni dipende dalla durata del rapporto di lavoro precedente e dal numero di contributi versati. La durata massima è di 24 mesi.

L'importo della NASpI dopo le dimissioni volontarie dipende dal reddito precedente del lavoratore e dal numero di contributi versati. In ogni caso, l'importo massimo è pari a 1.470,99 euro mensili.

Ricordiamo ai lettori che sono già online le date dei pagamenti dell'indennità del mese di marzo 2023: per prenderne visione, basta leggere il nostro approfondimento.

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