Prysmian, titolo in rally dopo i dati, piace la conferma della guidance
pubblicato:L’ad Battaini aggiornerà in meglio le stime dopo l’integrazione di Channel in questo trimestre. La generazione di cassa vola a un miliardo negli ultimi 12 mesi, ma non tiene conto delle grosse acquisizioni che tagliano l'utile di quasi il 20% per via di maggiori oneri e ammortamenti

Mentre l’amministratore delegato Massimo Battaini spiegava agli analisti i risultati del primo trimestre del colosso globale dei cavi Prysmian, l’azione sul listino milanese innescava un rally che portava i prezzi su resistenze rilevanti. A conference call terminata il titolo segna un rialzo del 6,85% a 54 euro e supera le resistenze tra i 52,4 e i 53 euro che ospitavano importanti ostacoli statici e il 50% di ritracciamento di tutto il movimento ascendente compreso tra i minimi dell’ottobre 2024 e i massimi dello scorso gennaio a quota 72,76 euro.
Da allora l’azione è arrivata a perdere il 47% del proprio valore con un movimento violento e pressoché inedito per il grafico storico di Prysmian: in breve sulla chart a candele settimanali è stata violata la trendline rialzista in forza dal marzo 2020, la media mobile a 200 sedute, il 61,8% di ritracciamento del citato movimento tra ottobre 2024 e gennaio 2025. Sul settimanale il 61,8% del movimento dal marzo 2020 ha capitolato anch’esso.
Insomma una debacle che ha inviato forti segnali di vendita sul titolo, nonostante la società si fosse attrezzata con l’acquisizione di EncorWire e con altri deal per l’epoca dei dazi di Trump.
Oggi il titolo è in piena rimonta, dopo la giornata terribile del 7 aprile, e si confronta nuovamente con diversi livelli di inizio anno, ma nel recupero un po’ scomposto delle ultime sedute l'azione ha lasciato alle proprie spalle diversi gap che potrebbero ricalamitare giù i prezzi.
Andiamo ai numeri del primo trimestre, al concreto delle performance industriali e finanziarie di Prysmian
Prysmian, il primo trimestre ricavi in crescita, ma utile in forte calo
Il gruppo Prysmian ha chiuso il primo quarto del 2025 con ricavi in crescita del 5% a 4,77 miliardi di euro e un ebitda adjusted che balza del 27,9% a 527 milioni di euro.
L’utile netto del gruppo è invece calato del 19% quasi a 155 milioni di euro.
Prysmian attribuisce questa flessione del risultato a maggiori ammortamenti (salgono da 100 a 150 milioni anche a causa dell’allocazione del prezzo dell’acquisizione di EncoreWire), alla variazione negativa del fair value dei derivati su materie prime (passa da un saldo positivo di 8 milioni a uno negativo per 55 milioni), ai maggiori oneri finanziari dovuti sempre all’acquisizione da 3,9 miliardi di dollari di EncoreWire (aumentano di 106 milioni e anche con i proventi finanziari il saldo peggiora di 51 milioni di euro).
Non a caso il balzo del debito in un anno da 1,693 miliardi a 4,884 miliardi di euro acquisisce le grosse operazioni (si sale a oltre 4,12 mld tra Encore Wire e Warren& Brown), la conversione del convertibile per 733 milioni lo scorso luglio, in parte compensata da 376 milioni di buyback, il pagamento di dividendi per 193 milioni e il free cash flow generato in un anno (TTM) pari a ben 998 milioni di euro.
Nel conto economico di Prysmian arrivano però anche delle novità, anche se non del tutto inattese. Il nuovo ebitda adjusted è calcolato a prezzi standard dei metalli, con ciò intendendo un calcolo di 5.500 euro la tonnellata per il rame, a €/t 1.500 per l’alluminio e a €/t 2.000 per il piombo. Non sono dettagli il margine dell’ebitda a prezzi standard sale dall’11% al 13,1% dei ricavi, anche se poi in pratica il gruppo paga i metalli ovviamente a prezzi correnti.
Nel free cash flow da 998 milioni (+20,7%) non sono inoltre incluse acquisizioni e dismissioni o l’impatto delle tematiche Antitrust (tema spesso rilevante per il gruppo). Tutte spese, come visto, non proprio trascurabili, se le si contano il free cash flow levered degli ultimi 12 mesi diventa negativo per oltre 3,13 miliardi di euro.
Prysmian, confermata la guidance 2025, ma dopo Channel sarà aggiornata
Un segnale di fiducia importante è giunto dalla conferma degli obiettivi 2025: l’ebitda adjusted dovrebbe porsi nell’intorno dei 2,3 miliardi quest’anno e il free cash flow dovrebbe raggiungere il miliardo (per entrambi i target è previsto un margine in crescita o in calo di 50 milioni).
Fra l’altro, oltre alle incertezze sui dazi Usa, c’è da mettere in conto l’apporto al bilancio della neoacquisita Channel, un’altra operazione da 950 milioni di dollari (con potenziale earn-out ulteriore da 200 mln), che consolida il business statunitense nei vault (le cassette di connessione). Battaini ha dichiarato che dopo il closing previsto in questo trimestre (si spera entro fine maggio), aggiornerà la guidance del gruppo per includerne i benefici. Attualmente la guidance è basata sulla situazione attuale dei prezzi e su in cambio euro/dollaro di 1,06 (in realtà siamo sugli 1,3 circa da un po'). Le previsioni del gruppo vanno quindi ponderate con attenzione.
Il backlog stabile da circa 17 miliardi di euro regala un po' di visibilità in più sul futuro , anche se forse le incertezze dovute ai terremoti valutari e ai dazi non ottengono forse l’accento che meriterebbero.
Lo spaccato del business mostra in termini di ebitda adjusted 124 milioni dalla trasmissione, 116 dalle rete elettrica, 245 milioni dall’elettrificazione e 42 milioni dalle Digital Solutions. Ai prezzi 'current' transmission ha fatto un +16,6% dei ricavi, un +13,3% hanno fatto le reti di energia, un +8,7% l'elettrificazione mentre le digital solutions hanno realizzato una crescita del 12,5%.
Intesa ha confermato un buy con prezzo obiettivo a 73 euro e ritiene i conti superiori alle attese.
Anche Banca Akros conferma un target a 65 euro con consiglio di acquisto (buy) e giudica i conti trimestrali superiori alle attese.
Una prudenza su un titolo molto esposto a fattori di cambio importanti e all'evoluzione della guerra commerciale dopo una campagna acquisti che ha appesantito il conto economico e mandato in calo di quasi un quinto gli utili a seguito di maggiori oneri finanziari e ammortamenti (voci che peseranno quindi ancora in futuro) resta comunque doverosa.