Valute in movimento: yen ai minimi e euro debole dopo le turbolenze politiche in Francia
pubblicato:L’euro arretra per il secondo giorno consecutivo, penalizzato dalle dimissioni del premier francese Lecornu e dalle dichiarazioni prudenti della BCE

Yen ai minimi da due mesi dopo la vittoria di Takaichi, euro fragile per la crisi francese
Gli sviluppi politici internazionali continuano a muovere i mercati valutari, con lo yen giapponese e l’euro sotto pressione in avvio di settimana.
Lo yen è sceso ai minimi da due mesi, indebolendosi dello 0,3% a 150,88 per dollaro, dopo aver perso quasi il 2% nella seduta di ieri. Contro l’euro la valuta nipponica è scivolata fino a 176,35, toccando il livello più basso dal lancio della moneta unica nel 1999, prima di rimbalzare lievemente.
Il movimento è arrivato all’indomani della vittoria di Sanae Takaichi alla guida del Giappone, evento accolto dai mercati come un segnale di continuità con le politiche fiscali e monetarie ultra-espansive.
Il ministro delle Finanze giapponese ha dichiarato che le autorità “monitorano attentamente eventuali movimenti eccessivi” della valuta, ma gli analisti ritengono che le forze di mercato restino dominanti.
Il cambio dollaro/yen è infatti fortemente influenzato dai rendimenti dei Treasury USA per via del meccanismo del carry trade: quando i rendimenti americani scendono, lo yen tende a rafforzarsi, e viceversa.
Il recente rialzo del cross — e quindi l’indebolimento dello yen — sembra anticipare ulteriori aumenti dei rendimenti statunitensi, un segnale in contrasto con la narrativa di una Fed più accomodante nei prossimi mesi per contrastare il deterioramento del mercato del lavoro.
I rendimenti dei titoli di Stato sono in rialzo
I rendimenti dei titoli di Stato statunitensi, dell’area euro, del Regno Unito e del Giappone sono in rialzo, spinti dal crescente clima di incertezza politica in Francia e in Giappone, oltre che dal protrarsi dello shutdown del governo americano.
La combinazione di instabilità politica e mancanza di visibilità sulle prossime mosse fiscali e monetarie sta alimentando un aumento generalizzato dei rendimenti obbligazionari a livello globale.
In particolare, la situazione in Francia, dove il premier Sebastien Lecornu ha rassegnato le dimissioni, e in Giappone, dopo la vittoria di Sanae Takaichi alla guida del Paese, ha accresciuto l’avversione al rischio degli investitori.
Negli Stati Uniti, il prolungato blocco delle attività governative sta contribuendo a un clima di incertezza economica, ritardando la pubblicazione di dati chiave come quelli sul mercato del lavoro.
In questo contesto, il rialzo dei rendimenti riflette sia l’aumento dei premi per il rischio politico sia le aspettative di volatilità nei mercati finanziari globali.
Anche l’euro mostra debolezza
Anche l’euro mostra debolezza, cedendo lo 0,4% a 1,1661 dollari, penalizzato dalle dimissioni del premier francese Sébastien Lecornu e dalle incertezze politiche che ne derivano.
Si tratta del secondo giorno consecutivo di calo per la moneta unica, dopo che i vertici della Bce hanno segnalato che l’attuale livello dei tassi è “appropriato”, pur lasciando aperta la possibilità di una riduzione dei costi di finanziamento se dovesse aumentare il rischio di un’inflazione eccessivamente bassa.
A beneficiarne è il dollaro statunitense, sostenuto sia dal calo dello yen sia dall’indebolimento dell’euro.
L’indice del biglietto verde (DXY) è in rialzo, consolidandosi ai massimi da tre settimane, mentre gli operatori continuano a bilanciare le prospettive di un’economia americana ancora resiliente con le attese di un ciclo di allentamento monetario nel 2025.
Analisi tecnica: livelli chiave su euro/dollaro e dollaro/yen
Dal punto di vista tecnico, il cambio euro/dollaro (EUR/USD) resta in una fase di debolezza grafica strutturale dopo la rottura del supporto a 1,1720, che ora funge da resistenza di breve periodo. Finché i prezzi rimangono sotto questa soglia, il rischio prevalente è di nuove discese verso 1,1600, primo livello di supporto intermedio, e successivamente 1,1400, minimo di inizio agosto.
Solo un ritorno stabile sopra 1,1750 permetterebbe di ridurre la pressione ribassista e aprire la strada a un recupero verso 1,1850–1,19.
Per quanto riguarda il dollaro/yen (USD/JPY), il cambio ha confermato la rottura della resistenza di area 150,50–150,70, spingendosi anche oltre 151,00, massimo di periodo. Un eventuale superamento di questa soglia potrebbe estendere il movimento rialzista fino a 152,20, dove passano i massimi storici registrati nell’ottobre 2022.
Al contrario, un ritorno sotto 149,80 segnalerebbe un primo segnale di perdita di momentum, con possibilità di correzione verso 148,50, base della fascia di consolidamento di settembre.
Oltre area 152,20 si viaggerebbe in territorio inesplorato, difficile fornire obiettivi ma proprio per la mancanza di resistenze storiche la salita potrebbe essere rapida.
Il quadro tecnico complessivo indica quindi una forza del dollaro su entrambe le principali controparti — euro e yen — sostenuta dai differenziali di rendimento e dall’incertezza politica in Europa e in Asia.