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A che punto è la Bce

di FTA Online News pubblicato:
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La fotografia settimanale del bilancio della Bce regala l'occasione di un punto su questo attore protagonista della scena economica europea (e non solo). Intendiamoci la prossima novità sarà ovviamente il meeting del 15 giugno.

Presto per dire se dal 3,75% dei tassi deciso a maggio si passerà al 4% e se poi nei meeting successivi ci saranno altri rialzi, un altro o altri due, come prevedeva ancora una settimana fa HSBC. Intanto qualcosa con giugno cambia.

BCE, che bilancio?

Attualmente il bilancio della Bce conta 2,9 miliardi di euro di asset (in valore) del Securities Markets Programme, altri 299,4 mld dal Covered bond purchase programme, altri 17,9 miliardi dall'Asset-backed securities purchase programme, altri 341,2 billion dal Corporate sector purchase programme.

Il grosso però viene naturalmente dalla fetta pubblica del piano di acquisto titoli noto come APP che è arrivato a controllare titoli di Stato UE per 2.542 miliardi di euro.

Poi si è aggiunto con la pandemia il PEPP, che ha portato in bilancio altri 1.675,9 miliardi di euro.

Per capire le dimensioni in gioco parliamo di una roba grande quasi come tutto il debito pubblico italiano (circa 2.700 miliardi) e di un'altra paragonabile al nostro Pil (circa 1.900 miliardi). Le due cose non sono scollegate.

Gli acquisti di titoli della Bce hanno infatti interessato le emissioni di debito pubblico italiano in questi anni di tassi a zero e di fiumi di liquidità sui mercati in chiave anti crisi finanziaria.

I BTP della BCE

Considerando a spanne la ripartizione dei titoli che per le regole della Bce deve seguire le quote nella stessa Banca centrale europea delle varie banche centrali del Vecchio Continente, a noi tocca il 13,8% della torta circa.

Ossia a conti fatti la Bce dovrebbe avere debito pubblico italiano per 351 miliardi di euro nel portafoglio APP e 231 miliardi nel PEPP, fanno oltre 580 miliardi che sono appunto poco meno di un quinto di tutto il nostro debito pubblico.

La prima domanda che infatti si sono fatti alcuni economisti italiani quando è stata avviata la prima stretta monetaria dell'Eurozona da anni è stata questa: ma ora che la Bce non compra più i nostri BTP, a chi li vendiamo?

Domanda non peregrina, ma anche un po' ingenua, perché purtroppo ci pensano i tassi d'interesse e i rendimenti in crescita a farci da ambasciatori nel mondo e infatti nell'ultimo anno non si sono viste aste di titoli italici andate deserte.

BCE, luglio col bene che ti voglio

Ma restiamo a Francoforte.

Con giugno cambia un primo importante tassello. Attualmente infatti la Bce non compra più titoli in base al programma APP, che poi fu un panzer dell'Eurotower per anni e anche un salvagente fondamentale per l'area della moneta unica. Il portafoglio rimane però consistente perché i titoli di Stato che vanno in scadenza vengono reinvestiti. Scade un BTP a 10 anni, ne compro un altro.

Va da sé che queste giacenze se non vengono rimpolpate e/o rinnovate a scadenza andranno pianamente ad esaurirsi. E' questo l'obiettivo, coerente d'altronde con una politica monetaria restrittiva.

Il processo, noto come quantitive tightening (QT) è già in atto al ritmo di 15 miliardi di euro al mese per l'APP, che equivale quindi all'alleggerimento mensile del portafoglio APP.

Da luglio si accelererà: niente più reinvestimenti.

E' il venir meno di un ammontare di domanda importante di titoli di Stato per tutta l'Eurozona. Per il PEPP, che già ai nastri di partenza era più flessibile (d'altronde doveva affrontare una imprevedibile pandemia), i tempi sono più lunghi. Almeno per tutto fino a tutto il 2024 i reinvestimenti proseguiranno.

BCE? Tempi più duri in arrivo, ma soprattutto sul fronte dei tassi

Se infatti davvero sono in vista due o tre rialzi dei tassi d'interesse, partendo dall'attuale 3,75% si potrebbe arrivare al 4,25% o addirittura al 4,5% Il 4,25% sarebbe il record storico, visto soltanto nel giugno del 2000, ma proseguito fino al 15 ottobre del 2008 quando lo scoppio della crisi reinventò tutto. Il 4,5% sarebbe addirittura un territorio inesplorato per la Bce. C'è da allacciare le cinture insomma.

Anche se probabilmente l'appiccicosità dell'inflazione core, la recessione tecnica tedesca e la debolezza già montante dell'economia UE e dei mercati finanziari globali ispireranno una maggiore prudenza di quanto molti analisti si attendono.

C'è ancora molta strada da fare, ha ammesso la presidente dell'Eurotower Christine Lagarde l'ultima volta.

C'è però anche un approccio data dependent che potrebbe nel frattempo registrare altri risultati sul fronte della disinflazione e moderare i falchi del rialzo.

Sicuramente le previsioni, sono per un'estate calda.

GD - www.ftaonline.com

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