Amplifon, segnali negativi venerdì scorso dal settore
pubblicato:Borsa Italiana: Erg, l'azione archivia l'ottava con una seduta in calo

Amplifon sotto pressione: minimi dal 2018 dopo la scivolata di Sonova. Il titolo ha ceduto il 2,92% a 13,65 euro, i prezzi hanno oscillato tra 13,53 e 14,09.
Venerdì è stata una giornata molto delicata per Amplifon, che è scesa sui minimi da fine 2018 trascinata dal pesante -7,5% di Sonova. Il mercato ha reagito male ai risultati del gruppo svizzero: pur mostrando una crescita del 4,9% delle vendite in valute locali nel primo semestre, la società ha comunque riportato dati inferiori alle attese in franchi svizzeri, complice l’effetto cambio. L’EBITDA normalizzato è arrivato a 316,1 milioni di CHF, contro i 332 milioni attesi dal consensus. Anche la danese Demant ha chiuso in rosso (-2,9%), confermando un sentiment debole sull’intero settore dell’hearing care.
Cosa dicono gli analisti su Amplifon
Nonostante la brusca discesa del titolo, il giudizio degli analisti resta costruttivo.
Barclays ha abbassato il target price da 20,5 a 19,5 euro, ma conferma il rating overweight, sottolineando come il nuovo obiettivo sia comunque molto superiore agli attuali livelli di Borsa. La banca ha limato le stime, pur rimanendo “positiva sul percorso di crescita di medio termine”.
Oddo BHF ha ritoccato il prezzo obiettivo da 19 a 18 euro, confermando però un giudizio neutral. Il broker ha tagliato le stime di EPS del 14,1% per il 2025 e del 5,1% per il 2026.
Il messaggio dei broker è chiaro: il contesto di breve rimane sfidante, ma la struttura industriale di Amplifon resta solida, con un potenziale di recupero nel medio periodo.
I punti chiave del bilancio Sonova
Il sell-off è nato principalmente dalla lettura dei numeri di Sonova, che mostrano un quadro misto:
Vendite in aumento del 4,9% in valute locali, ma in calo dell’1% in CHF per effetto cambio (106,8 milioni di CHF di impatto negativo).
EBITA normalizzato +16% a 316,1 milioni di CHF; margine al 17,4%.
EBITA riportato -6,6% a 287,5 milioni di CHF.
Crescita concentrata nelle divisioni Hearing Instruments e Audiological Care (entrambe +7% in valute locali).
Debolezza nelle aree Consumer Hearing (-11,6%) e Cochlear Implants (-4,8%), penalizzate soprattutto da problemi con le tariffe e dal mercato cinese.
Margine lordo al 70,3%, buono ma leggermente sotto pressione.
Free cash flow operativo a 68,9 milioni di CHF (in calo), mentre la posizione di cassa resta robusta a 500,5 milioni.
Il management ha comunque confermato la guidance: vendite +5%-9% e EBITA normalizzato +14%-18% per l’intero anno, a cambi costanti.
Il mercato ha punito il titolo non tanto perché Sonova stia peggiorando, quanto per: risultati inferiori alle attese, impatto cambio più forte del previsto, pressioni sui margini legate alla riorganizzazione produttiva.
Segnali di rallentamento in Cina, un mercato chiave.
Amplifon, per correlazione settoriale, ha subito una doppia pressione: sentiment negativo e timori sul pricing power nel segmento hearing care.
Il ribasso di Amplifon è più il riflesso di un sentiment settoriale in peggioramento che un cambiamento dei fondamentali della società italiana. I broker restano costruttivi, le guidance del settore sono confermate, e i trend di lungo periodo — invecchiamento della popolazione, innovazione tecnologica, servizi audiologici — rimangono solidi.
Amplifon, l'azione rischia ulteriori ribassi
Amplifon ha disegnato un testa spalle di continuazione a partire dal massimo del 9 ottobre, una figura di pausa del trend ribassista di medio termine. La violazione di area 14 euro ha completato la figura, rischio elevato ora di proseguimento del ribasso con target fino ai 12 euro. Solo oltre area 14,50 i prezzi potrebbero tentare il test della resistenza critica dei 16 euro. Oltre quella bel segnale rialzista di medio termine.
Erg, due fattori che hanno penalizzato il titolo
Seduta pesante quella di venerdì per Erg che ha ceduto 3,5 punti percentuali arretrando sui livelli di fine settembre. A penalizzare l'andamento del titolo sono stati due fattori: le dimissioni dell'ex a.d. Luca Bettonte da cda e comitato strategico e la presentazione dei risultati consolidati dei primi nove mesi del 2025 e del terzo trimestre.
I Profitti dei primi nove mesi sono scesi a 110 milioni di euro dai 130 dello stesso periodo dell'anno scorso mentre il margine EBITDA è scivolato dal 72% al 70%.
Nel terzo trimestre invece i Profitti hanno fatto registrare una crescita dai 25 milioni del trim3 2024 a 27 milioni, ma il margine EBITDA è ugualmente sceso dal 70% al 68%.
Nonostante condizioni anemologiche non favorevoli nel primo semestre dell'anno, con un terzo trimestre che ha visto un parziale recupero della ventosità e nell'ipotesi di un quarto trimestre in linea con le medie storiche, il management del gruppo ha confermato la guidance per il 2025 con un EBITDA compreso tra i 540 e i 600 milioni di euro, investimenti tra 190 e 240 milioni di euro e un indebitamento netto tra 1.850 e 1.950 milioni di euro.
Erg, sul grafico un primo campanello di allarme
Graficamente i prezzi si sono riallontanati dalla media mobile esponenziale a 200 settimane, riferimento che avevano intercettato nella prima decade di ottobre in area 22,80, provando poi più volte ad oltrepassarlo, senza successo, nelle settimane successive.
Per il momento la struttura del rimbalzo scaturito dai bottom di aprile in area 16,00 non ha subito danni strutturali, ma il ribasso ha fatto comunque scattare un primo campanello di allarme.
Il cedimento di quota 21,00 anticiperebbe il test della trend che sale dai citati bottom, ora a 20,30 circa, riferimento chiave non solo nel breve periodo. Sotto tale sostegno rischio elevato di ulteriori cali verso 18,30/18,50 euro.
Necessario invece il superamento di area 23,00 per allentare le tensioni e creare i presupposti per il ritorno sui top primaverili in area 27,50. Conferme oltre quota 25,45.
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