Bond 2025: rally straordinario, ma il mercato ora entra in acque turbolente
pubblicato:Fed spaccata e inflazione incerta: il motore del rally obbligazionario inizia a sussultare

Bond 2025: un rally poderoso… ma ora il mercato obbligazionario entra davvero in una zona delicata
Il 2025 è stato finora un anno sorprendentemente positivo per il reddito fisso. Dopo un 2022 traumatico e un 2024 sostanzialmente piatto, gli investitori obbligazionari hanno finalmente respirato un po’ d’aria fresca: tassi in discesa, inflazione più gestibile, economia in rallentamento ma non in recessione, e una Fed che — almeno fino a poche settimane fa — sembrava compatta nell’allentamento.
Il risultato? Uno dei migliori periodi degli ultimi cinque anni.
Ma ora la musica sta cambiando. E i segnali che arrivano dal mercato obbligazionario meritano più attenzione che entusiasmo.
🔵 1. Un anno brillante… forse troppo brillante?
Il Bloomberg US Aggregate, il benchmark per il mondo obbligazionario USA, viaggia intorno al +6,7% dal inizio anno, un risultato che non si vedeva dal post-pandemia.
Il rally è stato alimentato da una combinazione quasi “perfetta”:
- •
Due tagli dei tassi già effettuati dalla Fed, giustificati dall’indebolimento del mercato del lavoro.
- •
Inflazione in raffreddamento, nonostante il timore che le tariffe introdotte da Trump la riaccendessero.
- •
Rendimenti ancora elevati, che hanno attirato investitori desiderosi di fissare tassi interessanti prima che la curva scendesse ulteriormente.
Per chi gestisce obbligazioni, il 2025 è stato quasi un anno di “rivincita”: dopo due anni di sofferenza, i portafogli hanno ripreso a macinare rendimento con una volatilità molto più gestibile.
Ma quando un rally diventa troppo lineare… vale sempre la pena chiedersi quanto possa ancora durare.
🔵 2. Il T-Note 10 anni sta mandando un messaggio chiaro
Guardando il grafico del future sul decennale USA, il quadro appare molto meno sereno di quanto suggeriscano i rendimenti da inizio anno.
Cosa sta succedendo?
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La trendline rialzista dai minimi di gennaio è stata messa seriamente sotto pressione.
- •
La media mobile esponenziale a 100 giorni è stata violata (anche se di poco).
- •
Nell’area 113,80–114,20 si è formato un potenziale doppio massimo, una delle figure più affidabili quando si parla di inversioni.
- •
Il livello spartiacque è chiaro: 112,25.
Una rottura netta significherebbe molto probabilmente correggere tutto il rialzo del 2025.
In breve: il movimento dei prezzi dice che i bond sono vulnerabili, molto più di quanto sembri osservando solo i rendimenti YTD.
📉 Cosa accadrebbe sotto 112,25 sul decennale USA
La zona 112,25 – 112,50 è un supporto chiave che tiene in piedi tutto il trend rialzista dei bond partito a gennaio.
Se il mercato la rompe:
🔺 1. I rendimenti salirebbero (anche rapidamente)
È la meccanica base del mercato obbligazionario:
Prezzi giù → Rendimenti su
Una discesa sotto 112,25 riaprirebbe la strada a:
- •
4,25–4,35% sul rendimento del T-Note
- •
con possibili estensioni verso 4,50%, livello psicologico e tecnico rilevante.
Il movimento potrebbe essere brusco, perché:
- •
molti fondi hanno caricato duration nel 2025,
- •
molti CTA e sistematici hanno posizioni long,
- •
il mercato è molto “sbilanciato” sugli acquisti dopo 10 mesi di rally.
Una rottura attiverebbe quindi stop-loss e vendite sistematiche.
📉 2. Si aprirebbe una vera correzione del rally obbligazionario 2025
Tecnicamente si completerebbe:
- •
un doppio massimo in area 113,80–114,20,
- •
con target naturale nell’area 110–110,50,
- •
cioè una correzione del 30–40% dell’intero rialzo annuale.
Sarebbe comunque correttiva, non ancora un’inversione strutturale, ma:
👉 segnerebbe la fine della fase più “facile” del mercato bond.
🟠 3. Impatto immediato su equity, growth e titoli tech
Un rialzo dei rendimenti colpirebbe:
- •
titoli growth/AI
- •
Nasdaq
- •
multipli P/E molto elevati
- •
settori sensibili alla duration (cloud, semiconductori, software)
I mercati azionari mostrano ancora un’elevata correlazione inversa con il T-Note, e il sentiment è fragile.
🟧 4. Fed ancora più sotto pressione
Rendimenti in salita = condizioni finanziarie più restrittive.
Se ciò coincide con:
- •
dati macro deboli dopo il blackout dello shutdown,
- •
payroll in rallentamento,
- •
consumi meno brillanti,
la Fed potrebbe essere costretta a tagliare comunque, anche se i falchi spingono per una pausa.
Paradossalmente:
➡️ un sell-off sui bond potrebbe aumentare le probabilità di un taglio a gennaio o marzo.
🔵 3. La Fed è spaccata: e questo è il vero rischio
È inutile girarci intorno: in questa fase, il mercato obbligazionario vive e muore con le decisioni della Fed.
Il problema è che la Fed oggi non è più compatta.
Si sono formate due fazioni:
- •
I falchi, preoccupati dal ritorno di pressioni inflazionistiche nei servizi, nei salari e in settori regolamentati.
- •
Le colombe, convinte che il lavoro stia rallentando troppo e che mantenere tassi alti rischi di spingere l’economia verso la recessione.
Lo shutdown del governo USA ha peggiorato tutto: senza dati ufficiali su lavoro e inflazione, ognuno ha iniziato a leggere “i propri numeri”, irrigidendo le posizioni.
Il risultato?
📉 Il mercato sconta solo il 46% di probabilità di un taglio a dicembre
(vs 67% una settimana fa e 94% un mese fa).
E questo nuovo contesto di incertezza è esattamente ciò che sta incrinando il trend positivo dei Treasury.
🔵 4. Tariffe, inflazione e tassi: un equilibrio sempre più fragile
Il contesto macroeconomico assomiglia — senza voler esagerare — a una versione “morbida” degli anni ’70:
- •
inflazione che fatica a scendere stabilmente sotto il 2%;
- •
consumatore americano sotto stress;
- •
mercato del lavoro in rallentamento;
- •
tariffe che agiscono come una tassa indiretta sui prezzi;
- •
un governo molto attento ai rendimenti delle scadenze lunghe.
In uno scenario simile, la Fed potrebbe rallentare o addirittura sospendere il percorso di tagli.
E questo, ovviamente, pesa sui prezzi delle obbligazioni.
🔵 5. Cosa significa tutto questo per il mercato?
I possibili scenari sono due:
✔️ Scenario positivo (ancora possibile, ma meno scontato)
- •
i dati sull’inflazione tornano a raffreddarsi;
- •
la Fed conferma il taglio di dicembre;
- •
il T-Note difende il supporto 112,250;
➡️ il rally continua, magari con meno slancio ma in maniera ordinata.
❗ Scenario negativo (in crescita)
- •
inflazione più forte del previsto;
- •
Fed più aggressiva nel suo linguaggio;
- •
rottura decisa di 112,250;
➡️ possibile inversione del trend su tutto il mercato obbligazionario.
Oggi, il grafico ci dice una cosa molto semplice:
112,250 è il livello che farà la differenza.
🎯 In sintesi
Il 2025 è stato un anno luminoso per i bond, ma ora:
- •
la Fed è divisa come non accadeva da anni;
- •
i dati macro arriveranno tutti insieme dopo quasi 40 giorni di blackout;
- •
l’inflazione continua a mandare segnali misti;
- •
il T-Note sta testando una soglia tecnica chiave;
- •
il mercato non è più convinto che la Fed taglierà a dicembre.
I bond hanno corso molto, e forse meritavano una pausa.
Da qui in avanti, però, servirà molta più prudenza.
La parola d’ordine è una sola:
🔎 Monitorare i supporti e ascoltare la Fed, minuto per minuto.
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