Bond 2025: rally straordinario, ma il mercato ora entra in acque turbolente

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
7 min

Fed spaccata e inflazione incerta: il motore del rally obbligazionario inizia a sussultare

Bond 2025: rally straordinario, ma il mercato ora entra in acque turbolente

Bond 2025: un rally poderoso… ma ora il mercato obbligazionario entra davvero in una zona delicata

Il 2025 è stato finora un anno sorprendentemente positivo per il reddito fisso. Dopo un 2022 traumatico e un 2024 sostanzialmente piatto, gli investitori obbligazionari hanno finalmente respirato un po’ d’aria fresca: tassi in discesa, inflazione più gestibile, economia in rallentamento ma non in recessione, e una Fed che — almeno fino a poche settimane fa — sembrava compatta nell’allentamento.

Il risultato? Uno dei migliori periodi degli ultimi cinque anni.
Ma ora la musica sta cambiando. E i segnali che arrivano dal mercato obbligazionario meritano più attenzione che entusiasmo.


🔵 1. Un anno brillante… forse troppo brillante?

Il Bloomberg US Aggregate, il benchmark per il mondo obbligazionario USA, viaggia intorno al +6,7% dal inizio anno, un risultato che non si vedeva dal post-pandemia.

Il rally è stato alimentato da una combinazione quasi “perfetta”:

  • Due tagli dei tassi già effettuati dalla Fed, giustificati dall’indebolimento del mercato del lavoro.

  • Inflazione in raffreddamento, nonostante il timore che le tariffe introdotte da Trump la riaccendessero.

  • Rendimenti ancora elevati, che hanno attirato investitori desiderosi di fissare tassi interessanti prima che la curva scendesse ulteriormente.

Per chi gestisce obbligazioni, il 2025 è stato quasi un anno di “rivincita”: dopo due anni di sofferenza, i portafogli hanno ripreso a macinare rendimento con una volatilità molto più gestibile.

Ma quando un rally diventa troppo lineare… vale sempre la pena chiedersi quanto possa ancora durare.


🔵 2. Il T-Note 10 anni sta mandando un messaggio chiaro

Guardando il grafico del future sul decennale USA, il quadro appare molto meno sereno di quanto suggeriscano i rendimenti da inizio anno.

Cosa sta succedendo?

  • La trendline rialzista dai minimi di gennaio è stata messa seriamente sotto pressione.

  • La media mobile esponenziale a 100 giorni è stata violata (anche se di poco).

  • Nell’area 113,80–114,20 si è formato un potenziale doppio massimo, una delle figure più affidabili quando si parla di inversioni.

  • Il livello spartiacque è chiaro: 112,25.
    Una rottura netta significherebbe molto probabilmente correggere tutto il rialzo del 2025.

In breve: il movimento dei prezzi dice che i bond sono vulnerabili, molto più di quanto sembri osservando solo i rendimenti YTD.

📉 Cosa accadrebbe sotto 112,25 sul decennale USA

La zona 112,25 – 112,50 è un supporto chiave che tiene in piedi tutto il trend rialzista dei bond partito a gennaio.

Se il mercato la rompe:

🔺 1. I rendimenti salirebbero (anche rapidamente)

È la meccanica base del mercato obbligazionario:

Prezzi giù → Rendimenti su

Una discesa sotto 112,25 riaprirebbe la strada a:

  • 4,25–4,35% sul rendimento del T-Note

  • con possibili estensioni verso 4,50%, livello psicologico e tecnico rilevante.

Il movimento potrebbe essere brusco, perché:

  • molti fondi hanno caricato duration nel 2025,

  • molti CTA e sistematici hanno posizioni long,

  • il mercato è molto “sbilanciato” sugli acquisti dopo 10 mesi di rally.

Una rottura attiverebbe quindi stop-loss e vendite sistematiche.


📉 2. Si aprirebbe una vera correzione del rally obbligazionario 2025

Tecnicamente si completerebbe:

  • un doppio massimo in area 113,80–114,20,

  • con target naturale nell’area 110–110,50,

  • cioè una correzione del 30–40% dell’intero rialzo annuale.

Sarebbe comunque correttiva, non ancora un’inversione strutturale, ma:
👉 segnerebbe la fine della fase più “facile” del mercato bond.


🟠 3. Impatto immediato su equity, growth e titoli tech

Un rialzo dei rendimenti colpirebbe:

  • titoli growth/AI

  • Nasdaq

  • multipli P/E molto elevati

  • settori sensibili alla duration (cloud, semiconductori, software)

I mercati azionari mostrano ancora un’elevata correlazione inversa con il T-Note, e il sentiment è fragile.


🟧 4. Fed ancora più sotto pressione

Rendimenti in salita = condizioni finanziarie più restrittive.
Se ciò coincide con:

  • dati macro deboli dopo il blackout dello shutdown,

  • payroll in rallentamento,

  • consumi meno brillanti,

la Fed potrebbe essere costretta a tagliare comunque, anche se i falchi spingono per una pausa.

Paradossalmente:
➡️ un sell-off sui bond potrebbe aumentare le probabilità di un taglio a gennaio o marzo.


🔵 3. La Fed è spaccata: e questo è il vero rischio

È inutile girarci intorno: in questa fase, il mercato obbligazionario vive e muore con le decisioni della Fed.

Il problema è che la Fed oggi non è più compatta.

Si sono formate due fazioni:

  • I falchi, preoccupati dal ritorno di pressioni inflazionistiche nei servizi, nei salari e in settori regolamentati.

  • Le colombe, convinte che il lavoro stia rallentando troppo e che mantenere tassi alti rischi di spingere l’economia verso la recessione.

Lo shutdown del governo USA ha peggiorato tutto: senza dati ufficiali su lavoro e inflazione, ognuno ha iniziato a leggere “i propri numeri”, irrigidendo le posizioni.

Il risultato?

📉 Il mercato sconta solo il 46% di probabilità di un taglio a dicembre
(vs 67% una settimana fa e 94% un mese fa).

E questo nuovo contesto di incertezza è esattamente ciò che sta incrinando il trend positivo dei Treasury.


🔵 4. Tariffe, inflazione e tassi: un equilibrio sempre più fragile

Il contesto macroeconomico assomiglia — senza voler esagerare — a una versione “morbida” degli anni ’70:

  • inflazione che fatica a scendere stabilmente sotto il 2%;

  • consumatore americano sotto stress;

  • mercato del lavoro in rallentamento;

  • tariffe che agiscono come una tassa indiretta sui prezzi;

  • un governo molto attento ai rendimenti delle scadenze lunghe.

In uno scenario simile, la Fed potrebbe rallentare o addirittura sospendere il percorso di tagli.

E questo, ovviamente, pesa sui prezzi delle obbligazioni.


🔵 5. Cosa significa tutto questo per il mercato?

I possibili scenari sono due:

✔️ Scenario positivo (ancora possibile, ma meno scontato)

  • i dati sull’inflazione tornano a raffreddarsi;

  • la Fed conferma il taglio di dicembre;

  • il T-Note difende il supporto 112,250;
    ➡️ il rally continua, magari con meno slancio ma in maniera ordinata.

❗ Scenario negativo (in crescita)

  • inflazione più forte del previsto;

  • Fed più aggressiva nel suo linguaggio;

  • rottura decisa di 112,250;
    ➡️ possibile inversione del trend su tutto il mercato obbligazionario.

Oggi, il grafico ci dice una cosa molto semplice:
112,250 è il livello che farà la differenza.


🎯 In sintesi

Il 2025 è stato un anno luminoso per i bond, ma ora:

  • la Fed è divisa come non accadeva da anni;

  • i dati macro arriveranno tutti insieme dopo quasi 40 giorni di blackout;

  • l’inflazione continua a mandare segnali misti;

  • il T-Note sta testando una soglia tecnica chiave;

  • il mercato non è più convinto che la Fed taglierà a dicembre.

I bond hanno corso molto, e forse meritavano una pausa.
Da qui in avanti, però, servirà molta più prudenza.

La parola d’ordine è una sola:

🔎 Monitorare i supporti e ascoltare la Fed, minuto per minuto.

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