Asia-Pacific contrastata ma a Tokyo Nikkei guadagna lo 0,90%
pubblicato:Dopo una partenza d'ottava in frenata per Wall Street (peggiore dei tre principali indici newyorkesi il Dow Jones Industrial Average, deprezzatosi dello 0,59% lunedì), alla riapertura degli scambi sui mercati asiatici la tendenza si è fatta maggiormente contrastata ma alla fine ha virato in positivo. Principale fattore ribassista il dato di maggio dell'indice non manifatturiero dell'Institute for Supply Management (Ism, confederazione delle aziende attive nel procurement), calato a 50,3 punti dai 51,9 punti precedenti, contro la crescita a 52,3 punti del consensus di Dow Jones Newswires e Wall Street Journal. L'indice dei servizi ha segnato la seconda peggiore performance degli ultimi tre anni, in contrasto con l'ottimismo generato dai dati sul mercato del lavoro Usa diffusi settimana scorsa che avevano fatto sperare che la potenziale recessione causata dalla stretta monetaria fosse più lontana. Gli investitori scommettono ora che la Federal Reserve (Fed) decida per una pausa nel ciclo d'inasprimento in occasione del meeting del Federal Open Market Committee (Fomc) di 13-14 giugno, che si terrà dopo la pubblicazione martedì 13 giugno del dato sull'inflazione Usa di maggio. Il clima moderatamente positivo per la regione viene intanto confermato dal rialzo intorno allo 0,10% dell'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso, intorno alla parità.
Sul fronte valutario il Dollar Index Spot, paniere che monitora la divisa americana nei confronti delle altre dieci principali monete, è in flessione di circa lo 0,10% a fronte di uno yen in marginale recupero sul biglietto verde. A Tokyo il Nikkei 225 guadagna lo 0,90% (ha fatto appena peggio l'indice più ampio Topix, apprezzatosi dello 0,74%). Sul fronte macroeconomico, in aprile la spesa delle famiglie è calata in Giappone del 4,4% annuo, contro l'1,9% di marzo e il declino del 2,3% del consensus di Reuters. Su base sequenziale i consumi sono scesi dell'1,3% contro lo 0,8% precedente e il progresso dello 0,6% atteso dagli economisti. I salari medi totali sono invece cresciuti dell'1,0% annuo contro l'1,3% della lettura finale di marzo e l'1,8% atteso dagli economisti. I salari reali sono calati del 3,0% annuo contro il 2,3% precedente e il ribasso del 2,0% del consensus di Bloomberg.
Contrastate le piazze cinesi. A meno di un'ora dal termine delle contrattazioni Shanghai Composite e Shanghai Shenzhen Csi 300 perdono circa lo 0,90% e lo 0,70% rispettivamente, contro il declino ampiamente superiore all'1% dello Shenzhen Composite. In positivo invece Hong Kong: l'Hang Seng segna infatti una crescita intorno allo 0,10% (fa meglio l'Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell'ex colonia britannica per la Corporate China, con un progresso di circa lo 0,40%). Il Kospi di Seoul non ha scambiato per la celebrazione del Memorial Day (festività che ricorda i caduti della Guerra di Corea degli Anni 50 del secolo scorso). A Sydney è stato di un netto 1,20% il calo dell'S&P/ASX 200 in chiusura. La Reserve Bank of Australia (Rba) ha alzato i tassi d'interesse di 25 punti base al 4,10% dopo averli aumentati dello stesso ammontare a inizio e fine ottobre, in dicembre, febbraio, marzo e maggio. In precedenza li aveva alzati di 50 punti base in giugno, luglio, agosto e settembre (e prima ancora di 25 punti in maggio). La decisione è arrivata complessivamente a sorpresa: 21 dei 30 economisti che componevano il consensus di Reuters si attendevano infatti un costo del denaro invariato (anche se per la maggior parte le previsioni erano di tassi al 4,10% entro settembre).
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