Asia-Pacific è contrastata ma il Nikkei 225 crolla del 3,93%
pubblicato:Dopo una seduta decisamente in negativo per Wall Street (peggiore dei tre principali indici newyorkesi il Nasdaq Composite, deprezzatosi del 2,15% martedì), alla riapertura degli scambi sui mercati asiatici torna a riaffacciarsi lo spettro del sell-off per quanto la tendenza sia in parte contrastata. Principale fattore ribassista rimane la guerra commerciale lanciata da Donald Trump, in particolare contro la Cina. Come minacciato lunedì dallo stesso Trump, Washington ha annunciato ulteriori dazi del 50% contro Pechino, che vanno ad aggiungersi al 34% imposto precedente (già da sommarsi al 20% in vigore). Rappresaglia che arriva dopo che la Cina aveva replicato con sue tariffe commerciali del 34% sui prodotti made in Usa. "Abbiamo sottolineato più di una volta che fare pressione o minacciare la Cina non è un modo corretto di impegnarsi con noi. La Cina salvaguarderà con fermezza i suoi legittimi diritti e interessi", aveva commentato il portavoce del ministero degli esteri Lin Jian, citato dalla Cnbc, evidenziando quanto l'ipotesi di negoziati tra Washington e Pechino sia al momento remota. E il clima negativo per la regione si concretizza nel calo di circa l'1,50% dell'indice Msci Asia-Pacific, Giappone escluso.
Sul fronte valutario il Dollar Index Spot, paniere che monitora la divisa Usa nei confronti delle altre dieci maggiori monete del mondo, scivola di oltre lo 0,40% a fronte di un rimbalzo di quasi lo 0,70% per lo yen sul biglietto verde. A Tokyo il Nikkei 225 crolla del 3,93% (fa poco meglio l'indice più ampio Topix, deprezzatosi di un netto 3,40%). Sul fronte macroeconomico, in marzo l'indice della fiducia dei consumatori è calato ulteriormente in Giappone a 34,1 punti dai 34,8 punti di febbraio (35,2 punti in gennaio), contro il declino limitato a 34,7 punti del consensus. Il dato resta sotto la soglia di 50 punti che separa fiducia da pessimismo ormai dal marzo 2006. Lo scorso mese gli ordinativi di macchine utensili sono balzati nel Sol Levante dell'11,4% annuo, in decisa accelerazione rispetto al 3,5% di febbraio (4,7% in gennaio).
Contrastate le piazze cinesi. A meno di un'ora dallo stop agli scambi Shanghai Composite e Shenzhen Csi 300 guadagnano circa l'1,10% e lo 0,70% rispettivamente, contro una crescita superiore al 2% per lo Shenzhen Composite. Giornata altalenante Hong Kong: l'Hang Seng registra infatti una contrazione di circa lo 0,40% (segno opposto per l'Hang Seng China Enterprises Index, sottoindice di riferimento nell'ex colonia britannica per la Corporate China, con un progresso intorno allo 0,30%). A Seoul è di circa l'1,70% la perdita del Kospi, mentre a Sydney è stata di un netto 1,80% la flessione dell'S&P/ASX 200 in chiusura della sessione. Come previsto il Monetary Policy Committe (Mpc) della Reserve Bank of India (Rbi) ha tagliato ancora i tassi d'interesse repo di 25 punti base portandoli sui minimi dal settembre 2022 del 6,00% dopo avere fatto lo stesso in febbraio, in quella che era stata la prima riduzione decisa dal maggio 2020, nel pieno della pandemia di coronavirus. Come riporta la Cnbc, la Rbi ha notato che l'aumento dei dazi Usa ha aumentato le incertezze che offuscano le prospettive economiche in tutte le regioni, ponendo nuovi venti contrari alla crescita globale e all'inflazione.
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