Enel, una seduta debole mette in forse i recenti allunghi

di FTA Online News pubblicato:
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Unicredit, il titolo mostra un quadro stazionario

Enel, una seduta debole mette in forse i recenti allunghi

Seduta debole ieri per Enel. Il titolo ha ceduto lo 0,49% a 8,16 euro. I prezzi hanno oscillato tra 8,116 e 8,19 euro.

Exane BNP Paribas ha adottato un approccio più cauto sul settore utility, tagliando il giudizio su Enel da outperform a neutral e quello su Endesa, la controllata spagnola, da neutral a underperform. La preferenza resta per la capogruppo italiana, anche se secondo il broker entrambe le società presentano prospettive di crescita limitate nel breve-medio termine.

Exane sottolinea che, nonostante le buone performance in Borsa da inizio anno (+28% Endesa, +18% Enel), mancano al momento driver convincenti per sostenere ulteriori rialzi.

In particolare:

I margini delle attività liberalizzate sono attesi in normalizzazione.

L’America Latina non rappresenta più un motore di crescita.

Le rinnovabili negli Stati Uniti restano un segmento difficile.

Secondo gli analisti, il management di Enel appare focalizzato sui buyback per sostenere l’EPS più che su strategie di crescita di lungo termine.

In controtendenza rispetto a Exane, Banca Akros e Intesa Sanpaolo confermano entrambe il giudizio "Buy" su Enel, con target a 8,8 euro. Gli analisti accolgono positivamente l’aumento delle tariffe approvato dall'autorità brasiliana per la distribuzione elettrica a San Paolo, con incrementi superiori al 13%, che rafforzano la visibilità sui risultati 2025 (Enel prevede un Ebitda tra 22,9 e 23,1 miliardi di euro).

Tuttavia, pur apprezzando gli adeguamenti tariffari, gli analisti invitano a non sovrastimare il loro impatto in vista del rinnovo delle concessioni, atteso tra il 2025 e il 2028, che resta una partita aperta e strategicamente rilevante per il gruppo.

Enel, l'ostacolo degli 8,17 euro si mostra solido

Le quotazioni di Enel avevano superato martedì la resistenza offerta a 8,17 dal massimo di maggio, tentando poi di allungare il passo. Nella seduta di ieri tuttavia i prezzi sono tornati al di sotto di quell'ostacolo, anche se solo marginalmente. Per adesso la discesa delle ultime ore può ancora essere considerata un "return move" a testare la ex resistenza, ora con ruolo di supporto, prima di riprendere a salire. Discese al di sotto di 8,06/07 farebbero invece cambiare lo scenario, più probabile in quel caso un affondo fino in area 7,80 almeno. Sopra 8,25 tornerebbe il sereno, in quel caso prossimo obiettivo a 8,80 euro.

Unicredit, lettera di Orcel su Commerzbank

Seduta in rimonta ieri per Unicredit +0,51% a 57,02 euro nella seconda parte dopo una partenza caratterizzata dalla prevalenza delle vendite a causa di quanto riferito da Il Messaggero: il gruppo sta cercando un dialogo con Berlino sull'aggregazione con Commerzbank (+2,44%). Il quotidiano riferisce che l'a.d. Andrea Orcel ha scritto una lettera al cancelliere Merz, al ministro della Finanze Klingbeil e al capo del Dipartimento economico della Cancelleria federale Holle, per spiegare i benefici di un'operazione che non deve essere ritenuta ostile dai tedeschi.

Unicredit, quadro tecnico stazionario

Dal punto di vista grafico il quadro di Unicredit è stazionario con le quotazioni impegnate in un movimento laterale a consolidamento del rimbalzo dal minimo da inizio aprile a 38,52 euro.

A seguito del recupero i prezzi si sono spinti fin sui 58,66, massimo da aprile 2011. Normalmente le oscillazioni laterali preludono alla ripresa della tendenza precedente.

Pertanto, in caso di stabilizzazione oltre 58,66 si creerebbero le premesse per un'estensione verso 66,84 e quindi, in ottica temporale più estesa, in direzione del picco dell'ottobre 2009 a 88,08: si tratta di un riferimento fondamentale nel lungo periodo dato che oltre lo stesso si creerebbero le premesse per un tentativo di ritorno sui record del 2007 sopra i 217 euro.

L'eventuale violazione dei supporti a 54,00-54,40 dovrebbe invece mettere in guardia dal rischio di correzioni con appoggi a 50,19 e 45,47, quest'ultimo decisivo per scongiurare il rischio di ritorno sui 38,52.