Tech Rally: crescita reale o nuova bolla in formazione?
pubblicato:Guardando alle "big tech" si vedono fondamentali robusti e una redditività reale, ma l’eccessiva concentrazione sui colossi dell’AI potrebbe rendere vulnerabile il mercato a future correzioni

Bolla sì o bolla no? Il paradosso del rialzo tech
Il forte rialzo dei mercati azionari e la continua ascesa dei colossi tecnologici americani – guidati da Apple, Microsoft, Nvidia, Amazon, Alphabet e Meta – hanno riacceso il dibattito su una possibile bolla speculativa alimentata dall’entusiasmo per l’intelligenza artificiale.
In effetti, alcuni segnali tipici di euforia di mercato sono presenti:
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valutazioni in crescita costante e superiori alle medie storiche,
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fortissima concentrazione del mercato (le 10 maggiori società USA valgono quasi un quarto della capitalizzazione globale),
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e un aumento dell’attività speculativa su IPO e M&A, con premi di esordio fino al 30%, livelli visti solo ai tempi della bolla dot-com.
Tuttavia, gli elementi fondamentali che caratterizzano la situazione attuale differiscono da quelli delle grandi bolle del passato.
Le valutazioni elevate, infatti, sono sostenute da una crescita reale degli utili e da bilanci estremamente solidi. I “Magnificent 7” mostrano livelli di redditività (ROE) e cash flow ben superiori rispetto alle società simbolo della bolla del 2000, quando le valutazioni erano fondate quasi interamente su aspettative irrealistiche.
Le differenze strutturali con le bolle del passato
- 1.
Crescita fondata su utili e non su pura speculazione – l’incremento degli EPS nel settore tech è stato straordinario e costante, segno di un motore economico reale.
- 2.
Bilanci solidi e bassa leva finanziaria – le big tech odierne hanno riserve di liquidità imponenti, l’esatto opposto delle società iper-indebitate della bolla internet.
- 3.
Mercato ancora concentrato, non saturo – la rivoluzione AI è dominata da pochi player consolidati, non da un’ondata di start-up speculative come nel 1999.
Rischi e segnali di tensione
Ciò non significa che il rischio sia assente.
Le valutazioni diventano sempre più tirate: il P/E medio a 24 mesi dei Magnificent 7 è attorno a 27x (o 26x senza Tesla), circa la metà dei multipli visti alla fine degli anni ’90, ma comunque superiori alla media storica.
Inoltre, la rapida crescita del capex nel settore AI solleva interrogativi sulla sostenibilità dei rendimenti futuri: se i ritorni sul capitale investito dovessero diminuire, anche i titoli leader potrebbero subire correzioni importanti.
Infine, la storia insegna che la tecnologia dominante di oggi non è necessariamente quella di domani: nessuna delle dieci maggiori società dell’S&P 500 nel 1985 è rimasta tale nel 2020. La concentrazione di oggi potrebbe dunque celare vulnerabilità di lungo periodo.
Conclusione: non ancora una bolla, ma terreno fertile
In sintesi, non siamo ancora in una bolla pienamente sviluppata: le valutazioni elevate sono ancora giustificate da crescita e utili.
Tuttavia, l’equilibrio è sottile. L’eccesso di entusiasmo, l’aumento della competizione nel campo dell’AI e la dipendenza dagli utili record di poche società lasciano il mercato vulnerabile a correzioni anche brusche.
➡️ Il consiglio degli analisti è chiaro: mantenere esposizione al settore tech, ma con diversificazione rigorosa e attenzione a segnali di surriscaldamento nei multipli e nei flussi di capitale.
Analisi tecnica
Dal punto di vista tecnico, non esiste un singolo indicatore in grado di determinare con certezza se le quotazioni siano “tirate”, ma alcuni strumenti consentono di valutare il rischio di correzione. Tra questi, la pista ciclica rappresenta un valido riferimento per misurare l’eccesso di velocità del movimento in corso.
Un metodo pratico consiste nel confrontare la distanza dei prezzi dalla media mobile esponenziale a 200 giorni (EMA 200), oppure dalla media a 52 o 100 settimane. Quando tale distanza si amplia in modo anomalo rispetto ai massimi storici, cresce la probabilità di un return to mean — ovvero un ritorno verso la media. In altre parole, i prezzi tendono a rientrare nella loro traiettoria di equilibrio dopo una fase di eccessiva accelerazione.
Un esempio evidente è Nvidia: nel corso del 2025 il titolo ha mantenuto un trend fortemente rialzista, ma in diversi momenti la distanza dalla EMA 200 giorni ha superato il 45%, livello che storicamente ha spesso anticipato brevi fasi di consolidamento o correzione. Un comportamento simile si osserva anche sul Nasdaq 100, che dopo aver toccato nuovi massimi tende a ritracciare parzialmente ogni volta che la distanza dalla media a 52 settimane supera il 20%.
In fasi di euforia come quella attuale, la valutazione di questa distanza diventa quindi uno strumento prezioso per misurare la sostenibilità del trend e individuare possibili aree di rallentamento fisiologico o di inversione di breve periodo.