Ftse Mib Future: equilibrio fragile dopo il completamento dell’onda 5

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
5 min

Neckline e trendline in primo piano: da questi livelli dipende il prossimo movimento direzionale del Ftse Mib future

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Piazza Affari tiene, ma i segnali macro raccontano un’economia globale in transizione

La seduta di giovedì si è chiusa con un lieve rialzo per Piazza Affari: il Ftse Mib future avanza dello 0,2% a 43500, confermando una fase di consolidamento dopo il rally delle ultime settimane.

Il listino italiano resta sostenuto dal sentiment internazionale più costruttivo, alimentato dalla prospettiva di una Fed meno aggressiva e da dati macro che, pur misti, continuano a puntare verso un rallentamento “ordinato” dell’economia USA.

Vendite al dettaglio e PMI area euro

Sul fronte europeo, i dati Eurostat mostrano che le vendite al dettaglio dell’area euro a ottobre sono rimaste stabili su base mensile, dopo un piccolo ritocco al rialzo del dato di settembre (+0,1%).

Su base annua, però, la crescita accelera all’1,5%, segnale che i consumi, pur fiacchi nella prima parte dell’anno, stanno gradualmente recuperando.

È un dato coerente con i PMI di novembre che indicano un settore servizi in miglioramento e un manifatturiero ancora debole ma meno depresso.

L’attività del settore servizi nell’area euro mostra un miglioramento a novembre: il PMI sale a 53,6, leggermente sopra le attese e superiore al dato di ottobre. Germania e Francia contribuiscono al progresso con letture migliori del previsto, rispettivamente a 53,1 e 51,4 punti.

Il quadro è invece più debole per il manifatturiero, dove il PMI dell’eurozona torna sotto la soglia di espansione a 49,6, dopo aver toccato 50 nel mese precedente. La domanda resta fragile, con nuove riduzioni dell’occupazione e scorte in calo, anche se la produzione continua a crescere, seppur lentamente, e l’ottimismo delle imprese migliora leggermente.

A livello nazionale si confermano le difficoltà in Germania e Francia, mentre la Spagna rallenta pur rimanendo in territorio espansivo. L’unica nota positiva arriva dall’Italia, dove il PMI manifatturiero sale a 50,6, superando le attese e tornando in area di lieve espansione.

USA: il mercato del lavoro continua a raffreddarsi… ma senza crollare

Negli Stati Uniti, le richieste settimanali di sussidi di disoccupazione scendono a 191.000, minimo da settembre 2022. È un numero che “stonerebbe” con l’idea di un’economia in rallentamento, ma va letto insieme agli altri indicatori che abbiamo analizzato nei giorni scorsi:

l’ADP ha mostrato un calo di 32.000 posti a novembre; i sondaggi ISM e PMI segnalano occupazione in contrazione nei servizi e nel manifatturiero; la Fed parla sempre più esplicitamente di un mercato del lavoro che “perde slancio”; il Beige Book fotografa un’economia sempre più “a K”, dove i redditi bassi tagliano i consumi mentre il top 10% continua a spendere, sostenuto anche dai guadagni di portafoglio legati all’AI rally.

Le richieste di sussidio così basse, in questo contesto, sembrano più un’anomalia statistica che un cambio strutturale: molte aziende evitano licenziamenti “formali”, preferendo bloccare le assunzioni, ridurre le ore lavorate o non sostituire il personale in uscita. Un fenomeno ampiamente descritto nel Beige Book.

Mercati, tassi e Fed: tutto converge sulla riunione del 10 dicembre

I rendimenti dei Treasury, pur risaliti leggermente nelle ultime sedute, rimangono molto distanti dai massimi estivi. Il decennale oscilla intorno al 4,10%, mentre il biennale resta ancorato in area 3,50%, all’interno di una struttura tecnica che potrebbe evolvere in un testa-spalle rialzista (tema già analizzato nei giorni precedenti).

Il mercato continua a prezzare con probabilità vicina al 90% un taglio dei tassi da parte della Fed il 10 dicembre.

Il mix che sostiene questa aspettativa è ormai chiaro:

job market in indebolimento graduale; consumi divergenti (classe media in difficoltà, fascia alta ancora solida); prezzi pagati nei servizi ancora elevati ma in raffreddamento; profitti corporate resilienti, con un allargamento recente della partecipazione al rialzo (small-cap e ciclici in recupero).

Anche il movimento del dollaro si inserisce in questo quadro: dopo settimane di forza, il biglietto verde ha iniziato a indebolirsi in scia al cambio di narrativa sulla Fed, con l’euro risalito verso la fascia 1,1650–1,17.

Il Ftse Mib future si trova in una fase di mercato piuttosto interessante

Il Ftse Mib future si trova in una fase di mercato piuttosto interessante e allo stesso tempo delicata. Il recupero partito dal minimo del 24 novembre ha seguito una struttura molto ordinata, compatibile con un movimento impulsivo in cinque onde.

L’onda 5 sembra essersi arrestata proprio in prossimità della resistenza di 43.730 punti, un livello che coincide con il ritracciamento del 61,8% dell’intero ribasso sviluppato tra il 12 e il 21 novembre.

Da quel punto in avanti il mercato ha iniziato a mostrare segnali di incertezza: i massimi non sono più riusciti a superare con decisione l’area di target e i prezzi si sono mossi lateralmente, oscillando intorno alla trendline ascendente che collega i minimi dell’onda 2 e dell’onda 4. È una fase in cui spesso gli operatori valutano se il trend abbia ancora carburante oppure se un esaurimento sia ormai vicino.

È interessante notare che questa fase di congestione si è sviluppata proprio sopra una potenziale neckline di una figura testa-spalle rialzista "rovesciata" (ribassista), che ha funzionato finora come valido supporto dinamico. La mancata rottura al ribasso di questo livello ha evitato un segnale negativo, ma allo stesso tempo non è arrivata neppure la spinta necessaria per estendere l’impulso rialzista oltre il target dell’onda 5.

Sul fronte degli indicatori, l’RSI a 14 ore viaggia in zona neutrale e suggerisce un equilibrio precario tra forze rialziste e ribassiste: non c’è ipercomprato che segnali eccessi, ma neppure momentum sufficiente per giustificare un’accelerazione immediata.

In questo contesto, gli scenari possibili sono due

Il primo è quello di una ripartenza al rialzo: solo una chiusura netta sopra 43.730/43.800 confermerebbe che l’onda 5 non è ancora terminata, aprendo spazi verso resistenze più ambiziose.

Il secondo scenario, al momento forse leggermente più probabile, è quello di una correzione fisiologica: la perdita della neckline e soprattutto la violazione della trendline ascendente che sostiene i prezzi dal 25 novembre darebbero un primo vero segnale di debolezza. In quel caso la zona dei 43.000 punti tornerebbe rapidamente in discussione e più in basso inizierebbero a entrare in gioco gli obiettivi dei ritracciamenti di Fibonacci del movimento rialzista recente.

In sintesi, il future rimane impostato positivamente nel medio periodo, ma sul breve la fase laterale e la mancata rottura dell’area di target suggeriscono cautela: il mercato sta decidendo se accumulare forza per una nuova spinta oppure se avviare una correzione più estesa.

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