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Cartelle esattoriali, attenzione a quelle via PEC: ecco quando sono nulle e da non pagare

di Chiara Turano pubblicato:
4 min

Le cartelle esattoriali notificate tramite PEC non sempre sono valide, dunque da pagare. Ecco a cosa fare attenzione, come controllare l’indirizzo del mittente e fare ricorso dopo il dietrofront dell’Agenzia delle Entrate.

Le cartelle esattoriali notificate tramite PEC non sempre sono valide, dunque da pagare. Nel caso in cui la casella di posta elettronica dell’Ente che ha provveduto all’invio non fosse presente negli elenchi pubblici la notifica è da considerarsi nulla.

Ma quando una cartella esattoriale notificata a mezzo PEC può considerarsi valida? Cosa bisogna controllare per essere certi della validità della stessa?

Naturalmente, ogni qual volta si riceve qualche messaggio di posta elettronica o semplici SMS sul cellulare è importante fare molta attenzione non solo al contenuto, ma anche al mittente.

Un accurato controllo impedisce di cadere vittime degli attacchi di pishing: vere e proprie truffe articolate ad hoc da malintenzionati che usano falsi indirizzi di posta elettronica, spacciandosi il più delle volte per Enti pubblici (Poste, Agenzia delle Entrate, INPS) a danno del malcapitato.

Nel caso delle cartelle esattoriali recapitate tramite PEC occorre sottoporre a controllo il documento ricevuto per capire se ci troviamo di fronte ad un documento valido o meno.

Ma quando le cartelle esattoriali inviate tramite PEC sono nulle e non vanno pagate? E come può essere effettuato il controllo dell’indirizzo del mittente?

Cartelle esattoriali, attenzione a quelle via PEC: ecco quando sono nulle e da non pagare

La legge è molto chiara sulla notifica telematica delle cartelle esattoriali e di altri atti: la notifica è considerata valida solo se eseguita da una casella di posta elettronica certificata (PEC) del notificante che sia inserita nei pubblici elenchi.

Detta in maniera più semplice, se l’indirizzo mail PEC del mittente non compare in questo elenco le cartella esattoriali inviate sono da considerarsi nulle e dunque non da pagare, anche nel caso in cui il destinatario ha preso visione del suo contenuto.

La giurisprudenza più volte si è pronunciata sulla questione, ma sempre in merito a cartelle esattoriali veramente inviate al debitore dall’Agenzia delle Entrate Riscossione anche se da indirizzi PEC diversi da quelli inseriti nei pubblici elenchi.

Questo ha impedito ai cittadini di effettuare un controllo sulla PEC utilizzata per inoltro della notifica. In altre parole, il ricevente la cartella esattoriale non aveva alcun motivo di verificare la mail di provenienza dell’atto.

Ad esempio, alcune cartelle esattoriali venivano inviate dall’Agenzia delle Entrate Riscossine dall’ indirizzo PEC notifica.acc.campania@pec.agenziariscossione.gov.it piuttosto che dall’indirizzo PEC presente nei pubblici registri protocollo@pec.agenziariscossione.gov.it.

La normativa tributaria sottolinea però che è l’indirizzo PEC del destinatario e non quello del mittente a dover essere inserito nei registri degli indirizzi di Posta Elettronica Certificata.

Per questo motivo l’Agenzia delle Entrate riscossioni aveva provveduto a notificare le cartelle esattoriali ai contribuenti da altre caselle PEC.

Un modo di fare, questo, ritenuto invalido dalla giurisprudenza.

Indirizzo PEC del mittente, ecco come controllarlo

In Italia esistono 3 registri pubblici per gli indirizzi di Posta Elettronica Certificata (PEC). Il controllo può essere fatto su:

  • Reginde: usato per la notifica degli atti giudiziari contiene gli indirizzi PEC dei consulenti, degli avvocati fatti pervenire al Ministero della Giustizia.

  • Ini-Pec: usato per inviare o ricevere comunicazioni a carattere legale o commerciale. Qui si trovano di indirizzi PEC di imprese e professionisti.

Ma è l’Ipa (indice delle pubbliche amministrazioni e dei gestori di pubblici servizi) da tenere sott’occhio quando si ricevono le cartelle esattoriali da indirizzi PEC dall’Agenzia delle Entrate.

Lo stesso ente per evitare la nullità delle cartelle esattoriali notificate tramite PEC non incluse nell’elenco Ipa ha recentemente chiesto l’inserimento dei tutti gli indirizzi utilizzati nell’indice delle pubbliche amministrazioni.

Cartelle esattoriali via PEC, come presentare ricorso per gli indirizzi non inclusi nell’Ipa

Chiunque riceva cartelle esattoriali via PEC da indirizzi dell’Agenzia delle Entrate non inseriti dell’Ipa può comunque presentare ricorso entro 60 giorni dalla ricezione.

L’atto può infatti essere impugnato dinanzi alla Corte di Giustizia tributaria adducendo all’invalidità della cartella esattoriale proprio per mancata presenza della PEC usata dall’Agenzia delle Entrate nell’Ipa.

Le probabilità di accoglimento sono molto alte e come conseguenza le cartelle esattoriali inviate tramite PEC diverse non dovranno essere pagate.

 

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