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Cartelle esattoriali, in quali casi si possono annullare i debiti

di Miriam Ferrari pubblicato:
3 min

Le cartelle esattoriali inviate ai contribuenti da indirizzi Pec sconosciuti potrebbero essere inesistenti: in quali casi è possibile annullare i debiti con il Fisco? Attenzione alla mossa dell’Agenzia delle Entrate che annulla i ricorsi: ecco le novità.

Cartelle esattoriali, in quali casi si possono annullare i debiti

L’Agenzia delle Entrate ha messo fine ai possibili ricorsi dei contributi per annullamento delle cartelle esattoriali: per non perdere i debiti dei contribuenti, tutte le caselle Pec del Fisco sono state registrate.

La mossa permette all’Agenzia delle Entrate Riscossione di evitare il ricorso previsto dalla legge numero 53 del 1994, secondo la quale le cartelle esattoriali devono essere notificate ai contribuenti “esclusivamente utilizzando un indirizzo di posta elettronica certificata” registrato nei pubblici registri. Se la cartella arriva da un indirizzo non presente nel registro, si può considerare inesistente.

Ma è possibile annullare i debiti e fare ricorso all’Agenzia delle Entrate per delle cartelle esattoriali non valide? Ecco come fare, a cosa stare attenti, e come vincere il ricorso contro il Fisco.

Cartelle esattoriali nulle: il Fisco frena i ricorsi

È bastato un semplice gesto per frenare i ricorsi in arrivo al Fisco per l’annullamento dei debiti dei contribuenti.

L’Agenzia delle Entrate Riscossione ha provveduto a registrare tutte le caselle di posta elettronica certificata con le quali ha inviato negli ultimi mesi le cartelle esattoriali dei contribuenti in uno dei tre registi pubblici (Ipa, Reginde e IniPec): così facendo, non si potrà più fare perno sulla legge del 1994 per presentare ricorso.

Con la registrazione delle caselle Pec nei pubblici registri, il Fisco si è difeso da tutti i ricorsi che i contribuenti hanno presentato negli ultimi mesi, ma in un certo senso ha anche ammesso la propria colpa.

In effetti, prima della registrazione d tutti gli indirizzi, l’unico presente nei pubblici registri era il seguente: protocollo@pec.agenziariscossione.gov.it. I contribuenti, quindi, hanno tentato di affermare che le notifiche ricevute provenissero da indirizzi hacker.

Non sempre la corte chiamata a decidere sui ricorsi si è espressa nello stesso modo: dopo la registrazione di tutti gli indirizzi sarà ancora più difficile dimostrare di aver ricevuto una notifica da indirizzi sospetti.

Cartelle esattoriali: in quali casi è possibile annullare i debiti con il Fisco

Esistono però altri casi per i quali è possibile annullare i debiti con il Fisco: oltre alla possibile rottamazione delle cartelle esattoriali e al mini condono che potrebbe essere approvato nei prossimi mesi (per le cartelle sotto i 3.000 euro), quali sono le situazioni che consentono l’annullamento di una cartella?

Anzitutto occorre sottolineare una cosa: l’Agenzia delle Entrate ha il compito di riscuotere il debito, mentre la richiesta di pagamento spetta agli enti pubblici creditori. Dunque, per annullare un debito occorre inviare la segnalazione a questi ultimi, attraverso quella che si chiama autotutela.

In altri casi, invece, è possibile richiedere l’annullamento di un debito direttamente all’autorità giudiziaria competente: se viene data ragione al contribuente, allora l’ente dovrà annullare il debito.

Nei casi in cui l’ente non rispetta la decisione del giudice si ricorre direttamente a quest’ultimo per il “giudizio di ottemperanza”, un ulteriore ricorso volto a far rispettare le decisioni prese precedentemente.

Infine, esiste anche la possibilità di rivolgersi al Garante del Contribuente per ottenere uno sgravio totale o parziale del debito: in questi casi all’annullamento del debito dovrà seguire un rimborso totale o parziale dei soldi già pagati.

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