Conti deposito, un’arma contro l’inflazione e una nuova sfida per le banche
pubblicato:Anche la liquidità chiede un premio. Meglio un conto vincolato o uno non vincolato? Cosa guardare in un conto deposito. Qualche classifica, qualche spunto. Le condizioni del conto (operazioni, costi, commissioni etc.) non sono un accessorio. Grande assenza delle banche maggiori

Da quest’orecchio la maggior parte delle banche tradizionali non ci sente, ma il mercato il suo responso l’ha dato da tempo: con questo contesto anche i depositi bancari devono essere remunerati e, se gli istituti non vogliono prendere questa direzione, i clienti troveranno una strada alternativa e questo significherà deflussi.
Con l’inflazione italiana giunta all’8,2%, in calo dai massimi di novembre all’11,8%, ma molto più radicata nell’economia reale e nel carrello dei consumatori, l’umore generale si rabbuia.
Con tassi d’interesse BCE volati al 3,75%, due ulteriori rialzi previsti da molti analisti e costo dei mutui e del vasto paniere di servizi e beni indicizzati cresciuto come non si vedeva da tempo, è persino banale prevedere che la gente faccia i conti in tasca e valuti come uno spreco il deposito gratuito della liquidità, quando basta un nonnulla per trovare rendimenti interessanti e alternativi in giro.
A essere banali un BOT a 6 mesi rende più del 3,3%, lordo va bene, ma comunque interessante e soprattutto vantaggioso rispetto al costo di un deposito in banca che richiede commissioni, costi espliciti e impliciti, fee e così via remunerando zero (anzi meno visti appunto i costi).
Così l’universo compresso dei conti deposito, quelli che prevedono una remunerazione dei depositi, che altro non sono che prestiti del cliente alla banca, ha cominciato a espandersi.
Giustamente oltretutto, visto che negli ultimi mesi la stretta monetaria della Bce e la crescita dei tassi hanno gonfiato i margini d’interesse delle banche commerciali (e non) portando una marea di danari nei loro bilanci.
I tassi sui prestiti rilevati dalla Banca d’Italia (un riferimento relativo visto che statistico e spesso assai distante da comuni condizioni di mercato) indicano per le famiglie un TAEG del 4,36% a marzo per l’acquisto di abitazioni (ossia per il mutuo). Sul credito al consumo si vola ormai al 10,12%, sui nuovi prestiti alle società non finanziarie (cioè alle imprese) siamo al 4,30%, una media un po’ generosa (per le banche), ma che si può correggere considerando che siamo al 4,68% per i nuovi prestiti fino a un milione di euro, mentre oltre si scende al 4,01%
Insomma le banche prendono un sacco di soldi in prestito dai clienti a un tasso zero o addirittura negativo (in pratica con il costo dei servizi di gestione conto e accessori il cliente paga per prestare soldi alla banca) e poi li prestano a tassi di mercato storicamente elevati e crescenti. Da qui i balzi a due cifre dei margini.
In queste condizioni di mercato però far fruttare il denaro è diventato molto più facile, anche se poi sconfiggere il costo dell’inflazione è tutt’altro paio di maniche, e quindi anche le offerte alternative di conti che remunerano i depositi si sono moltiplicate.
Cresce infatti inevitabilmente la domanda di una remunerazione della liquidità quale che sia. Non basterà neanche lontanamente a contrastare li carovita, ma ne potrebbe alleggerire il peso. Senza considerare che nelle attuali condizioni si può fare tutto rapidamente con un paio di click e anche guardarsi intorno è diventato incomparabilmente più facile di un tempo.
Ci sono da anni piattaforme specializzate come Facile.it, Segugio.it, ConfrontaConti.it etc. che in pochi click illustrano le condizioni e le offerte anche sui conti deposito. I giornali dedicano sempre più spesso spazio all’argomento. Fioriscono insomma doverose e interessanti classifiche e proposte che impongono però un po’ d’attenzione.
Conto deposito, ma vincolato o svincolato?
Immaginiamo dunque il consumatore medio, oberato dai costi delle bollette, del mutuo, del carrello della spesa, dei costi della benzina. Decide di cercare un conto che almeno gli paghi qualcosa sui magri depositi che sopravvivono alle spese.
L’Italia è una Paese di grandi risparmiatori e la liquidità nei conti correnti statisticamente non manca, ma questo è anche un pungolo. I dati statistici non sono sempre a portata di mano nonostante il gran lavoro di Istat e Banca d’Italia sugli archivi elettronici in questi anni. Rileviamo da un’indagine della Banca d’Italia che l’80% dei clienti bancari ha una giacenza media di 7.572 euro nel 2021.
La ricerca non chiarisce come la remunerazione media dello 0,3% nello stesso anno sia calcolata… ma alla stessa data la spesa di gestione di un conto corrente sale a 94,7 euro. Ovviamente sono solo i conti “tradizionali”, perché gli online, definiti ancora come “altri tipi di conto”, presentano spese di gestione di 24,3 euro. I conti correnti postali presentano una spesa di gestione di 58 euro. Sono dati 2021, il panorama è già cambiato, ma è un punto di partenza importante.
Passiamo ai conti deposito, ossia conti in cui i depositi dei clienti vengono remunerati e spesso i costi sono bassi o nulli.
Innanzitutto bisogna distinguere tra conti vincolati e non vincolati.
I vincolati, lo dice il termine, impongono al cliente un vincolo temporale della liquidità: se si vuole un rendimento si deve bloccare il denaro per un certo periodo. Possono essere 3,6,12 o anche 18 mesi. Ovviamente maggiore è il vincolo e maggiore è il rendimento.
Il confronto da fare sarebbe con i mercati di liquidità ovviamente, ossia con i prodotti di investimento dei mercati monetari, ma per l’utente comune questi termini potrebbero suonare come arabo.
Restiamo ai conti. L’altra alternativa è quella di conti correnti non vincolati. Il denaro può essere prelevato e usato in qualunque momento. Ovviamente questa libertà ha un costo e il rendimento è generalmente più basso.
Conti Deposito, qualche classifica delle offerte
Facciamo qualche caso e qualche condizione. Proviamo su Facile.it a confrontare le offerte per un deposito di 10 mila euro non vincolato.
Le offerte che ci spuntano sono: ING (il famoso conto Arancio), rendimento al 3% annuo lordo per 12 mesi, imposta di bollo dello 0,20% annuo totale, nessuna spesa di apertura o chiusura.
Al secondo posto arriva Cherry Bank, con il suo Cherry Recall che offre il 2,8% lordo con 0,20% di bollo annuale e nessuna spesa di chiusura o apertura.
Medaglia di bronzo per il conto deposito Findomestic: tasso del 2% annuo fino a 10 mila euro, lo 0,2% di imposta di bollo, niente spese di apertura o chiusura.
Passiamo al conto vincolato e ipotizziamo un deposito di 10 mila euro bloccato per un anno.
La classifica di Facile.it mette in fila Banca Sistema con un tasso lordo del 3,7% (liquidazione posticipata), ma con bollo pagato dalla banca.
Al secondo posto Banca CF+ con tasso lordo del 3,7%, ma con spese di bollo e tasse che abbassano il tasso netto al 2,89% e il guadagno netto a un anno a 269,34 euro contro i 274,55 euro di banca Sistema.
Terzo posto Twist, con il suo TIME DEPOSIT: tasso lordo al 3,65% e guadagno netto a 250,79 euro, ma con liquidazione mensile (bolli e tasse fanno la differenza sul guadagno netto).
Per non far torto a nessuno, passiamo a Segugio.it
Su un conto non vincolato i risultati sono leggermente diversi. Ancora al primo e secondo posto ING e Cherry Bank rispettivamente, mentre al terzo si pone Scalable con un tasso lordo del 2,3% e liquidazione trimestrale.
Anche sul conto vincolato notiamo classifiche simili: Banca Sistema con un tasso lordo del 3,7% al primo posto, poi Banca CF+ con il lordo al 3,9% e anch’esso con liquidazione posticipata e infine al terzo posto IBL Banca con Time Deposit (tasso lordo al 3,65% e remunerazione trimestrale).
Anche sul sito del Sole 24 Ore otteniamo una classifica simile, ma a quanto si legge è redatta da SOS Tariffe Srl che fa parte di MutuiOnline, come Segugio.it
Conti Deposito: ma è davvero denaro svincolabile?
Su alcune piattaforme spunta il termine “vincolo: 12 mesi”, tra le caratteristiche dei conti correnti non vincolati e ci insospettisce la contraddizione. Guardiamo così i fogli informativi, come se davvero volessimo aprire un conto.
Apprendiamo così che il non vincolato Conto Arancio in offerta versa sì il 3%, ma dopo un anno e ovviamente solo sul denaro rimasto in conto per tutto questo tempo. Questo in altre parole significa che si può prelevare e depositare senza costi, ma in pratica il 3% impone 12 mesi di deposito.
Su Cherry Recall leggiamo: “L’importo depositato nel Conto è indisponibile per il Cliente, salva la sua facoltà, entro il relativo Saldo disponibile, di prelevare, in ogni momento, a titolo di svincolo, in tutto o in parte, le somme depositate, prenotando tale prelevamento con un preavviso di 32 giorni”. Ma va ricordato che in questo caso sono previsti accrediti trimestrali posticipati degli interessi a fine marzo, giugno, settembre e dicembre.
Sul conto deposito di Findomestic leggiamo a conferma che fino a 20 mila euro il “tasso credito annuo” (questa la voce da cercare) è del 2% e che gli interessi sono accreditati (con conseguente capitalizzazione per chi li lascia lì, previa detrazione fiscale) ogni sei mesi (30 giugno e 31 dicembre).
Conto Deposito: le altre voci da guardare
Questa breve panoramica non esaurisce affatto il tema. Ogni valutazione andrà calibrata sulle proprie esigenze. I vari conti correnti possono avere condizioni diverse in base ai tipi di vincolo, all’ammontare depositato e, come anticipato, alle spese di gestione del conto.
Andranno considerate tutte le spese, dai bolli a quelle di gestione, da quelle eventuali di apertura, chiusura, di informativa e così via. È essenziale considerare quanto costa un bonifico, un prelievo allo sportello e tutto il resto dei servizi possibili oggi per un conto che, è noto a tutti, è molto di più di un parcheggio temporaneo di liquidità.
L’armamentario dei costi possibili è ampio e variegato e bisognerà dunque tenere tutto in considerazione per fare un confronto tra le varie offerte e valutarne l’adeguatezza alle proprie esigenze.
Bisognerà quindi guardare bene tutta l’informativa necessaria e valutare anche i servizi eventuali. A un conto si possono appoggiare un mutuo o le bollette di luce e gas, un’assicurazione o un deposito titoli. Per un trader potrebbero essere essenziali i costi previsti per le transazioni o la platea eventuale di strumenti investibili offerti. Insomma è una scelta da ponderare.
Lampante l’assenza dalle classifiche di convenienza dei grandi nomi delle più importanti banche italiane, con qualche eccezione sui rami online e così via.
Anche la BCE ha sottolineato a più riprese l’opportunità di iniziare remunerare i depositi a fronte di tassi d’interesse crescenti, almeno si valuti la cosa. L’unica risposta per ora è stato qualche taglio di costo alla gestione dei conti o qualche piccola offerta.
Per il resto sulla remunerazione dei depositi big bank italiano ancora non pervenuto.