Nuovi dazi Usa scuotono i mercati: Europa e Giappone cercano rassicurazioni

di Alessandro Magagnoli pubblicato:
4 min

Auto e farmaci nel mirino: il piano dazi di Trump colpisce settori chiave, con forti ricadute sulle catene globali di fornitura

Nuovi dazi Usa scuotono i mercati: Europa e Giappone cercano rassicurazioni

Le tensioni commerciali tornano al centro della scena

Le tensioni commerciali tornano al centro della scena dopo che il presidente statunitense Donald Trump ha annunciato una nuova serie di dazi punitivi che colpiscono settori strategici per le economie globali.

Tra le misure più dure spiccano quelle sui farmaci di marca, che rischiano di essere soggetti a tariffe fino al 100%, e quelle sugli autocarri pesanti, per i quali è previsto un dazio del 25% a partire dal 1° ottobre.

La Commissione europea spera di limitare i danni

La Commissione europea, insieme al Giappone, ha cercato di frenare l’impatto di questi annunci ricordando che l’intesa raggiunta con Washington a fine luglio fissava un tetto massimo del 15% per farmaceutici, semiconduttori e legname. Questo rappresenterebbe una sorta di “polizza assicurativa” per gli esportatori europei, che temono conseguenze pesanti in caso di escalation. Tuttavia, la mancanza di chiarezza sull’applicazione delle nuove tariffe — se cumulative o sostitutive — mantiene elevata l’incertezza.

Settore automotive colpito e affondato, si salva Volvo

L’impatto immediato si è visto soprattutto nel settore automotive. Le azioni di Daimler Truck e Traton hanno perso terreno (-1,75% e -2,55% rispettivamente), penalizzate dalle prospettive di maggiori costi e possibili contrazioni delle vendite.

Citi stima che una tariffa del 25% sui camion assemblati in Messico (mercato chiave per l’export verso gli Stati Uniti) possa pesare per 700-800 milioni di euro sugli utili di Daimler Truck, anche se parte del costo potrebbe essere trasferita sui consumatori tramite rincari dei listini.

A beneficiare della nuova strategia protezionistica americana è invece Volvo Group, che produce i propri camion direttamente negli Stati Uniti. Le sue azioni hanno registrato un balzo del 3,37%, proprio grazie alla riduzione dello svantaggio competitivo rispetto ai concorrenti europei e messicani. L’associazione tedesca dell’industria automobilistica ha definito la mossa “incomprensibile”, avvertendo che nuove barriere commerciali non solo graverebbero sugli investimenti e l’occupazione negli Stati Uniti, ma avrebbero anche un impatto negativo sulle catene di fornitura globali, già sotto pressione.

L'economia Usa è ancora robusta

Parallelamente al fronte geopolitico e commerciale, sono arrivati dati macroeconomici dagli Stati Uniti che mostrano un’economia ancora robusta: ad agosto la spesa per consumi è salita dello 0,6% su base mensile, meglio delle attese (+0,5%), mentre i redditi familiari sono aumentati dello 0,4% MoM, oltre il consenso di +0,3%. Sul fronte inflazione, i dati si sono mantenuti in linea con le previsioni, senza segnali di nuova accelerazione nella parte più strutturale dei prezzi, alleviando i timori che pressioni sui prezzi potessero spingere la Federal Reserve a rallentare i tagli dei tassi.

In dettaglio i dati diffusi oggi mostrano che ad agosto i prezzi al consumo negli Stati Uniti, misurati dal deflatore PCE, sono cresciuti dello 0,3% su base mensile e del 2,7% su base annua, in lieve accelerazione rispetto al +2,6% di luglio. La componente core, che esclude alimentari ed energia e rappresenta l’indicatore più seguito dalla Federal Reserve per valutare le pressioni inflazionistiche sottostanti, è rimasta stabile al 2,9%.

Inflazione stabile ma il quadro potrebbe cambiare

Eppure, diversi analisti avvertono che il quadro potrebbe rapidamente cambiare: gli effetti delle nuove tariffe non si riflettono ancora nei numeri e potrebbero alterare le dinamiche dei prezzi nei prossimi mesi, incidendo sia sull’inflazione importata che sul potere d’acquisto delle famiglie. In questo senso, le parole del presidente della Fed di Richmond, Thomas Barkin, sono significative: “La fiducia nelle previsioni di inflazione è molto bassa”, proprio a causa delle incertezze legate alle mosse commerciali.

Dati Usa solidi ma tensioni tariffarie in aumento, l'Europa è molto esposta

In sintesi, ci troviamo davanti a un contesto duplice: da un lato, i dati macro indicano che l’economia americana continua a crescere e che i consumi restano solidi; dall’altro, le nuove tensioni geopolitiche e tariffarie rischiano di innescare una spirale di effetti negativi, soprattutto per settori chiave come automotive, farmaceutico e semiconduttori, dove l’Europa è particolarmente esposta.

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