Ferrari, l'azione debole in chiusura di ottava dopo nuove revisioni dagli analisti
pubblicato:Borsa Italiana: Telecom Italia,

Poco mosso venerdì Ferrari: il titolo ha ceduto lo 0,38% a 313,2 euro, i prezzi hanno oscillato tra 311,50 e 315,50.
Il titolo Ferrari torna sotto i riflettori dopo che Citi ha ridotto il prezzo obiettivo da 340 a 300 euro, confermando una raccomandazione sell, con il titolo che in Borsa scambia comunque più in alto, intorno a 313 euro. Alla base della revisione c’è una valutazione più prudente sulla capacità di crescita degli utili nei prossimi anni, alla luce delle indicazioni fornite dal management.
Secondo gli analisti, la crescita futura di ricavi, EBIT ed EPS sarà più lenta rispetto al passato. La produzione resta volutamente limitata – elemento chiave dell’esclusività del marchio – e il miglioramento del mix prodotto, pur costante, procede a un ritmo moderato. A questo si aggiungono ostacoli rilevanti legati al cambio e all’aumento dei costi, che rischiano di comprimere i margini operativi.
Un ruolo centrale lo gioca la F80, modello iconico e a tiratura ultra-limitata. Citi stima circa 180 unità vendute nel 2026, sufficienti a compensare sia il venir meno dei contributi della Daytona nel 2025 sia gran parte dell’impatto negativo dei cambi. Tuttavia, questo contributo potrebbe non essere sufficiente a evitare una contrazione dell’EBIT su base annua nel 2026, soprattutto nella prima metà dell’anno. Le stime indicano infatti ricavi del primo semestre 2026 in crescita di appena il 2%, con una dinamica più favorevole concentrata nel secondo semestre proprio grazie alla F80.
Queste valutazioni si inseriscono nel solco della delusione emersa all’ultimo Capital Markets Day di ottobre, quando Ferrari ha presentato obiettivi di lungo periodo giudicati conservativi dal mercato. Il management prevede infatti un CAGR dei ricavi del 5% tra il 2025 e il 2030 e una crescita dell’utile operativo del 6% annuo, numeri inferiori a quelli storicamente raggiunti dal gruppo. Non a caso, il titolo aveva subito un forte scossone immediatamente dopo la presentazione.
Guardando alle performance di Borsa, Ferrari non ha brillato nel breve periodo: negli ultimi 12 mesi il titolo segna un -14%, mentre a tre e cinque anni i rendimenti sono rispettivamente dell’82% e del 93%, solo marginalmente migliori dell’S&P 500.
Tuttavia, il quadro cambia radicalmente se si allarga l’orizzonte temporale: dal debutto in Borsa nel 2015, Ferrari ha generato un ritorno complessivo del 673%, più del doppio rispetto all’indice americano.
Questo dato richiama l’attenzione sulla forza strutturale del modello di business. Ferrari non vende semplicemente automobili, ma beni di lusso e da collezione, con un potere di prezzo unico nel settore. La F80 ne è un esempio emblematico: solo 799 unità prodotte, tutte già pre-ordinate, a un prezzo di partenza di circa 3,7 milioni di dollari. L’esclusività resta il pilastro della strategia, con volumi deliberatamente contenuti: nel terzo trimestre le consegne sono cresciute di appena lo 0,5%, senza però impedire una crescita solida dei risultati nel tempo.
Tra il 2019 e il 2024, i ricavi sono aumentati del 12% e l’utile netto del 17%, a dimostrazione di una macchina operativa estremamente efficiente. Da questo punto di vista, non è escluso che il management abbia scelto un approccio volutamente prudente nella guidance, lasciando spazio a sorprese positive.
In sintesi, nel breve periodo il titolo resta esposto a rischi di valutazione e di rallentamento della crescita, come sottolineato da Citi. Ma sul lungo termine Ferrari continua a rappresentare un unicum nel panorama automotive, grazie alla forza del brand, alla disciplina sui volumi e a un posizionamento che pochi competitor possono replicare. Con il titolo ora circa il 25% sotto i massimi, per l’investitore paziente il dibattito resta aperto tra rischio di normalizzazione e opportunità di qualità.
Ferrari, quadro tecnico deteriorato
Dal punto di vista tecnico il quadro di Ferrari si è progressivamente deteriorato negli ultimi mesi, passando da una fase di semplice consolidamento a una struttura correttiva più definita.
Dopo il massimo storico in area 490–500 euro, il titolo ha avviato una correzione ampia che ha rotto al ribasso il canale rialzista di medio periodo che accompagnava il trend partito nel 2022. La violazione della trendline inferiore ha segnato un primo cambio di passo, trasformando la precedente fase di distribuzione in un vero e proprio movimento discendente.
Un segnale particolarmente rilevante è arrivato con la rottura del 50% di ritracciamento di Fibonacci, livello che spesso funge da spartiacque tra semplice correzione e inversione più profonda. La perdita di quest’area ha aumentato la pressione ribassista e ha aperto spazio a discese più estese.
Anche le medie mobili confermano il deterioramento del quadro:
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la media esponenziale a 50 giorni ha incrociato al ribasso quella a 200 giorni, generando un segnale tecnico negativo tipico delle fasi correttive di medio periodo;
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i prezzi ora si muovono stabilmente sotto entrambe le medie, che hanno assunto il ruolo di resistenze dinamiche.
Nel breve-medio termine, l’area 350 euro rappresenta un livello chiave: solo un ritorno stabile sopra questa soglia permetterebbe di parlare di un tentativo credibile di ricostruzione del trend. Finché il titolo resta al di sotto, ogni rimbalzo va letto come tecnico e correttivo, non come vera ripartenza.
Sul fronte dei target ribassisti, il grafico suggerisce:
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un primo obiettivo in area 290 euro, coerente con la proiezione del movimento e con precedenti zone di equilibrio;
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in caso di ulteriore debolezza, il supporto successivo si colloca in area 250 euro, livello particolarmente rilevante perché coincide con i massimi di novembre 2021, ora potenziale supporto di lungo periodo.
In sintesi, Ferrari resta un titolo strutturalmente forte sul piano fondamentale, ma dal punto di vista tecnico sta attraversando una fase correttiva non ancora conclusa. Il mercato sta riassorbendo anni di forte rialzo e multipli elevati. Fino a quando non verranno recuperate le principali resistenze dinamiche e statiche, il quadro resta impostato alla prudenza, con il rischio che la correzione si estenda ancora prima di offrire vere opportunità di accumulo di lungo periodo.
TIM, Poste Italiane compra un altro 2,51%
Telecom Italia in leggero rialzo venerdì (+0,37%) dopo l'acquisizione da parte di Poste Italiane della partecipazione residuale detenuta da Vivendi, pari al 2,51% per 187 milioni di euro. Poste sale così al 27,32%, rafforzando "l'investimento di natura strategica realizzato in TIM, confermando il proprio obiettivo di svolgere il ruolo di azionista industriale di lungo periodo".
TIM, pochi spunti sul grafico
Il grafico del titolo non presenta spunti interessanti ormai da qualche settimana. I prezzi si stanno muovendo per vie orizzontali dopo aver provato ad attaccare la resistenza in area 0,5350, dove sono posizionati i massimi di febbraio 2020. Il consolidamento visto al di sotto di area 0,51 non ha modificato lo scenario rialzista che si è venuto a delineare nel corso dell'ultimo anno e resta compatibile con l'ipotesi di un nuovo allungo che spinga i prezzi verso nuovi record di periodo. Uno scenario che troverebbe importanti conferme con il superamento nel breve di quota 0,51, circostanza che proietterebbe obiettivi a 0,5450 circa, creando i presupposti per un ulteriore step rialzista verso 0,60, dove troviamo il 38,2% di ritracciamento della discesa dai top del 2015.
Per quanto concerne i supporti invece, monitorare con attenzione quello a 0,4650, la cui violazione aprirebbe una prima preoccupante crepa nella struttura del rialzo degli ultimi mesi, introducendo un primo test a 0,45 ed il successivo possibile affondo verso area 0,40, da dove si è sviluppato l'ultimo impulso rialzista partito a inizio settembre.
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