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Un flop per Intel la strategia del chief executive Gelsinger

di Raffaele Rovati pubblicato:
3 min

Intel chiude il 2022 con un crollo dei ricavi del 20% (e addirittura del 60% per l'utile). La strategia perseguita dal chief executive Pat Gelsinger è davvero già un flop?

Un flop per Intel la strategia del chief executive Gelsinger

Se il 2022 per il tech è da dimenticare per Intel è stato proprio un anno da incubo. La performance del colosso dei chip non era mai stata così negativa dal 2001, dopo lo scoppio della bolla del Web.

La strategia del chief executive Gelsinger si rivela un flop per Intel

E i risultati del quarto trimestre, e dell'intero esercizio, rischiano di trasformare già in flop la strategia perseguita dal chief executive Pat Gelsinger e focalizzata sulla manifattura di chip.

Nel 2022 Intel ha registrato un tracollo del 60% dell'utile e una flessione del 20% per i ricavi. Nel 2001 il crollo dei profitti era stato dell'88% a fronte di un declino del 21% per le vendite.

Molto è cambiato da allora. Agli storici rivali di Advanced Micro Devices (Amd) si è aggiunta Nvidia, cresciuta grazie ai videogiochi e poi al mining di Bitcoin e ora reale pericolo nei chip per server.

Tecnologici in ripresa nel 2023 ma per Intel non sarà così facile

E se sono in molti a scommettere sulla ripresa dei tecnologici nel 2023, per Intel potrebbe non essere così facile. Almeno a giudicare dai conti del quarto trimestre. Peggiori rispetto all'intero esercizio.

Negli ultimi tre mesi dell'anno, infatti, il crollo dei profitti è stato del 92% (114% quelli Gaap). L'eps rettificato si è attestato a 10 centesimi, contro i 21 centesimi del consensus di FactSet.

I ricavi, invece, sono peggiorati del 32% annuo a 14,0 miliardi contro i 14,5 miliardi attesi. E per l'attuale trimestre la guidance è di 10,5-11,5 miliardi, contro i 13,9 miliardi del consensus di FactSet.

Wall Street boccia ancora la strategia di Pat Gelsinger per Intel

Comprensibile la reazione di Wall Street, con Intel che ha sfiorato un crollo del 10% in after market giovedì 26 gennaio. Nei 12 mesi è di circa il 38% la sua perdita (27% per Amd e 10% per Nvidia).

Sembra di essere tornati indietro di un anno, con una trimestrale di Intel di tutt'altro tenore (figlia dell'effetto lockdown, poi svanito), ma Wall Street già bocciava la strategia di Gelsinger.

Al timone del gruppo da febbraio 2021 (non un momento facile visto che si era nel pieno della pandemia), Gelsinger ha puntato su una strategia focalizzata sulla manifattura di semiconduttori.

Dalla crisi dei chip una strategia focalizzata sulla produzione per Intel

Strategia opposta a quella di tutti i big del settore, da tempo liberatisi del fardello della produzione, limitandosi alla progettazione dei chip. Tuttavia l'idea di Gelsinger nasceva dalla crisi dei chip.

Crisi che ha evidenziato quanto sia debole la supply chain, con gli Usa che continuano a fare guerra alla Cina, escludendola dalla partita e così rinunciando alla fabbrica globale del Made in China.

Come nota la Cnbc, tuttavia, questa strategia si è rivelata davvero un flop, visto che le criticità che più emergono dai risultati di Intel sono eccesso di scorte di magazzino e impianti sottoutilizzati.

Finito il boom i problemi di Intel sono eccesso di scorte e impianti sottoutilizzati

Dalle parole del management è emerso che ora i clienti di Intel hanno troppi chip e devono lavorare sugli inventari. E quindi di nuovi acquisti non se ne parla. Per lo meno nel breve.

Il mercato di computer e server ha subìto una brusca frenata dopo un boom di due anni spinto da telelavoro e didattica a distanza. Le vendite sono calate e i produttori di pc hanno troppi chip.

I clienti di Intel devono digerire questo eccesso di scorte e per il big californiano è difficile valutare (se e) quando si registrerà un'inversione di tendenza. Non certo una guidance incoraggiante.