Prysmian: una seduta che pesa come un macigno. E il segnale tecnico è tutt’altro che rassicurante

di FTA Online News pubblicato:
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Borsa Italiana: Piaggio in ripiegamento venerdì dopo i dati

Prysmian: una seduta che pesa come un macigno. E il segnale tecnico è tutt’altro che rassicurante
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La seduta di venerdì è stata una di quelle giornate che il mercato non dimentica facilmente: Prysmian ha chiuso in calo del 4,34%, scivolando a 81,90 euro, con una candela violenta che ha rotto di slancio sia il supporto di breve, sia la parte bassa del rettangolo laterale che ingabbiava i prezzi da settimane. Durante i primi scambi di oggi l'azione recupera però il 2,15% a 83,66 euro.

Il movimento non è casuale e nemmeno “rumore di fondo”: il titolo ha completato un vero e proprio doppio massimo in area 92,50 euro. Una figura ribassista classica, che si attiva quando il mercato conferma la rottura del minimo intermedio dietro cui i compratori si erano sempre difesi.

Ed è quello che è successo venerdì.

Cosa ci dice il grafico?

Dalla rottura si misura l’ampiezza della figura e si proietta verso il basso: il target tecnico del doppio massimo si colloca a 76,25 euro, un livello non lontano dalla media mobile a 200 giorni e da un’area di volumi storicamente significativa.

Prima di arrivarci, però, il titolo ha un supporto intermedio a 78,75 euro, che potrebbe rallentare la discesa, almeno temporaneamente.

Sul fronte opposto, per avere un primo segnale di alleggerimento delle pressioni ribassiste, serve qualcosa di molto semplice da dire ma difficile da fare in fasi di debolezza: una chiusura sopra quota 85 euro. Per parlare di un vero recupero strutturale, invece, servirà riportarsi stabilmente sopra 88 euro, livello che riaprirebbe la strada verso la ex-area di massimi a 92,50.

Ma perché Prysmian è scesa così tanto proprio venerdì?

Il movimento ribassista è arrivato contrastando un contesto fondamentale che, sulla carta, era addirittura positivo:

– solo il 6 novembre, Intesa Sanpaolo aveva alzato il target price da 99 a 99,5 euro, reiterando il buy; – i conti trimestrali erano stati giudicati “solidi”, con un equity story intatta; – gli analisti avevano definito eventuali debolezze del prezzo come “buone opportunità di accumulo”.

Quindi cosa è successo?

Dalle notizie di mercato e dalle reazioni del settore emergono tre elementi chiave:

  1. 1.

    Forte rotazione settoriale sui titoli ciclici e industriali europei Venerdì i mercati europei sono stati colpiti da una rotazione improvvisa: i settori più sensibili al ciclo economico (industriali, materiali, infrastrutture) hanno guidato i ribassi. Prysmian, che vive di investimenti infrastrutturali a lungo ciclo, ne è rimasta invischiata.

  2. 2.

    Tensioni sui rendimenti dei bond europei e americani Il rialzo dei tassi lunghi ha colpito soprattutto i titoli ad alta intensità capital intensive, cioè quelli che richiedono investimenti costanti e finanziamenti significativi. Prysmian non è un’azienda “ad alto debito”, ma il mercato la tratta come un titolo sensibile al costo del capitale.

  3. 3.

    Pressioni tecniche: la rottura del box laterale ha innescato ordini automatici di vendita Il grafico mostrava da settimane un rettangolo di congestione fra 85 e 92,50. La rottura della base ha fatto scattare stop-loss, CTA trend-following e vendite sistemiche. Il sell-off è stato quindi amplificato dal flusso algoritmico.

In sintesi: la discesa di venerdì non è stata causata da notizie negative su Prysmian, ma da una miscela tossica di rotazioni di mercato, pressione dei tassi e attivazione di livelli tecnici critici.

Piaggio, brutto venerdì dopo i risultati

Netto ribasso venerdì per Piaggio che ha chiuso gli scambi in calo del 3% a 1,848 euro. Stamane, in avvio di ottava, il titolo segna un rialzo dell'1,14% a 1,869 euro. Il gruppo guidato da Matteo Colaninno ha approvato il resoconto intermedio di gestione al 30 settembre 2025.

I Ricavi sono scesi a 1.204,4 milioni di euro rispetto ai 1.357,2 dell'anno precedente, il Margine Lordo industriale è calato a 366,6 milioni (402,4), l'EBITDA si è attestato a 201 milioni, in discesa del 14,21% rispetto ai 234,3 del 2024, con margine al 16,7% (era stato del 17,3% lo scorso anno) e l'Utile Netto si è di fatto dimezzato a 31,7 milioni rispetto ai 62,2 del 2024.

Lo stesso Colaninno ha affermato che "I primi nove mesi del 2025 hanno rimarcato un trend di rallentamento della propensione all'acquisto da parte dei consumatori, con timidi segnali di ripresa in alcuni mercati. Sui risultati hanno influito fattori esogeni macroeconomici, quali i dazi statunitensi, l'aumento del costo delle materie prime, e la coda dell'implementazione della nuova regolamentazione EURO 5+, elemento, quest'ultimo che ha generato una contrazione dei volumi in Europa".

Il CEO ha poi aggiunto che "nonostante sia ancora complicato fare delle precise previsioni riguardo al futuro prossimo, sono confermate le strategie di prodotto di lungo periodo nella mobilità leggera delle due ruote, nei veicoli commerciali e nella robotica avanzata che, con impegno, coniughino sviluppo e innovazione, marcando sempre di più la forza e il valore dei nostri marchi nei diversi mercati."

Piaggio, brutto segnale tecnico sul grafico

Graficamente i prezzi hanno violato a 1,94, proprio venerdì, la base del canale che accompagnava il recupero dai minimi di maggio, dando l'impressione di volersi riavvicinare proprio a detti minimi in area 1,60, ipotesi che troverebbe ulteriori conferme con la violazione di quota 1,80. Un movimento che nel medio lungo periodo potrebbe anticipare un ulteriore segmento negativo verso i bottom del 2020 a 1,3760 euro.

Le tensioni si allenterebbero in caso di recuperi al di sopra dei 2,00 euro, per quanto sarebbe soltanto il successivo superamento di area 2,10 a prospettare un rimbalzo più ampio con obiettivi a 2,25 (resistenza strategica) e 2,45 circa.

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