Saipem, la maxifusione di cui si parla poco

di Giovanni Digiacomo pubblicato:
5 min

La nascita del Saipem7 con la fusione norvegese dovrebbe aumentare il portafoglio ordini del 32% e l'ebitda del 53,8% Il titolo però è vittima costante di forti posizioni al ribasso e in questi giorni si confronta con ostacoli tecnici di rilievo

Saipem, la maxifusione di cui si parla poco

La maxifusione di Saipem con la norvegese Subsea7 dovrebbe vivere settimane decisive, ma in realtà se ne parla davvero poco. Eppure è un’operazione che fonde, ai prezzi di queste ore,  una compagnia da 4,6 miliardi di euro (Saipem) con una da 4,7 miliardi di euro (Subsea7 al cambio di circa 11,5 corone norvegesi per euro) e crea un campione da 9,3 miliardi di euro.

Un campione attivo nell’offshore, nell’onshore, nelle infrastrutture sostenibili (eolico offshore e nel drilling offshore). Insomma non solo servizi di perforazione petrolifera su terra e su mare, ma anche, per esempio servizi per i parchi eolici marini (offshore).

Ecco in sintesi i numeri della nuova operazione

Saipem

Saipem7

Delta %

portafoglio ordini (€ mld)

32,6

43

31,9

Ricavi

14,5

20

37,9

EBITDA

1,3

2

53,8

Sinergie annuali (€ mln)

300

Costi una tantum (€ mln)

270

Azionisti principali

% capitale Subsea 7

Siem Industries S.A.

11,8

Eni Spa

10,57

CDP Equity

6,40

Folketrygdfondet

4,51

Saipem

Subsea7

Azioni

1.995.631.862

299.600.000

Concambio a 6,688

2.003.724.800

Tot azioni finale

3999356662

Il concambio fissato nell'accordo vincolante annunciato lo scorso febbraio è stato di 6,688 azioni della nuova Saipem7 per ogni azione di Subsea7 conferita. Per fare i calcoli abbiamo convertito già le 1059 azioni di risparmio di Saipem in 70 azioni ordinarie ciascuna come approvato dall'ultima assemblea dell'8 maggio 2025.

Dei dettagli (pochi invero) abbiamo già parlato a fine febbraio.

Saipem, il quadro grafico e i movimenti del 2025

Saipem ieri si è fatta notare a Piazza Affari per il rialzo del 2,27% a 2,297 euro in controtendenza a un settore petrolifero in calo. Sia Eni, che Tenaris hanno registrato dei ripiegamenti dopo gli allunghi del petrolio delle ultime sedute e il passo indietro di ieri delle quotazioni del greggio.

Nonostante l’Opec+ abbia deciso da luglio di aumentare di 411 mila barili di petrolio la produzione, come nei due mesi precedenti, gli analisti hanno infatti tirato un sospiro di sollievo, perché temevano che gli aumenti della produzione fossero maggiori sulla base delle necessità di budget dei due grandi protagonisti del cartello allargato, Arabia Saudita e Russia.

Va notato che il titolo viaggia comunque ben al di sotto del prezzo obiettivo aggiornato da AlphaValue di recente a 3,62 euro (buy) e che ci sono anche gli analisti di Jefferies che vedono l'azione di Saipem a 3,7 euro, mentre altri sono molto più cauti come Mediobanca (2,3 euro) e Morgan Stanley (3,3 euro).

Il momento grafico è però topico, perché l'azione ha appena recuperato il gap down apertosi sul grafico il 19 maggio con lo stacco del dividendo da 17 centesimi (quasi 340 milioni di euro distribuiti agli azionisti) e ora si confronta con l'area compresa tra i top a 2,30 euro del 14 maggio e i 2,33 euro circa che ospitano il 61,8% di ritracciamento di fibonacci di tutto il movimento compreso tra i massimi del 10 gennaio 2025 (€ 2,797) e i minimi del 7 aprile (1,5895). C'è insomma la concreta possibilità che il titolo torni a sfidare l'area dei 3 euro, ma solo a patto di un superamento degli ostacoli statici di quota 2,45 euro.

Saipem, quel 24 febbraio in cui fu scambiato il 10% sul mercato

Nel mezzo di queste grandi oscillazioni del 2025 (ma il minimo del 7 aprile è in qualche modo esogeno perché quella è la data della massima pressione globale di mercato sul tema dei dazi Usa) si trova la seduta chiave del 24 febbraio, quando appunto è stata annunciata la maxifusione con Subsea7. Quel giorno i prezzi fecero un allungo effimero a 2,538 euro (sopra appunto gli ostacoli citati di € 2,45), ma soprattutto registrarono volumi pazzeschi: 202 milioni di contratti, ossia circa il 10% del capitale che veniva scambiato in un giorno!

Saipem, Barclays costruisce una posizione rialzista, ma il titolo è anche molto shortato come sempre

Secondo alcuni osservatori restano all’attenzione del mercato i movimenti nel capitale della società dei servizi all’industria petrolifera che negli ultimi anni ha sempre di più differenziato il business verso i servizi alle rinnovabili (eolico offshore per esempio).

Non a caso dalle partecipazioni aggregate pubblicate dalla Consob il 28 maggio è emersa la costruzione di una quota potenziale di ben il 5,55% da parte di Barclays il 21 maggio scorso. L’assetto del gruppo non è in dubbio con le quote solide di CDP al 12,82% ed Eni al 21,19%, mentre solo Norges Bank risulta titolare di una quota rilevante del 3,47%

Tuttavia la nuova posizione rialzista di Barclays manda un segnale importante perché Saipem è da anni uno dei titoli maggiormente shortati dal mercato. Diversi fondi di investimento da anni costruiscono infatti posizioni ribassiste sul titolo (spesso con qualche evidente delusione dal suo positivo andamento). 

L’ultima rilevazione sulle posizioni nette corte della Consob, che sconta come sempre del ritardo sulle dichiarazioni per motivi normativi, vede un 6,7% del capitale di Saipem esposto a una posizione ribassista.
Gli shortisti sono BG Master Fund ICAV (0,62% al 30 maggio), Citadel con due diverse posizioni per il 3,25% circa complessivo, D. E. Shaw & Co. (0,59%), Hudson Bay Capital Management LP (0,62%), LMR Partners LLP (0,8%) e SAND GROVE CAPITAL MANAGEMENT LLP (0,82%).
Sicuramente investitori che il recupero del 44% dei corsi di Saipem dai minimi dello scorso 7 aprile avrà piuttosto deluso.

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