Il riarmo europeo accende Piazza Affari: la difesa italiana entra in una nuova era
pubblicato:Leonardo e Fincantieri al centro del cambiamento, tra visibilità di lungo periodo e megatrend geopolitici

Il riarmo europeo ridisegna Piazza Affari: perché la difesa italiana è entrata in una nuova fase strutturale
Il 2025 segna un punto di svolta per il settore della difesa europeo – e in particolare per quello italiano. Secondo un’analisi di Vertis Research per il Financial Times, nel corso dell’anno oltre 5 miliardi di euro sono finiti nelle tasche degli azionisti dei principali gruppi della difesa del Vecchio Continente sotto forma di dividendi e buyback. Una cifra che non si vedeva da almeno dieci anni e che certifica un cambiamento profondo: la difesa non è più un settore “ciclico”, ma sempre più strutturale.
Tra i protagonisti figurano Leonardo, Rheinmetall, Thales, Dassault, Saab, BAE Systems, Babcock e Hensoldt. In questo contesto, l’Italia gioca un ruolo tutt’altro che marginale, grazie a un ecosistema industriale articolato che va dai grandi gruppi alle PMI della filiera.
Il mondo si riarma: una spinta politica prima ancora che industriale
La corsa al riarmo non nasce da una dinamica di mercato tradizionale, ma da una decisione geopolitica. In Europa, la Germania ha avviato un piano decennale da 1.000 miliardi di euro, con una spesa per la difesa stabilmente sopra il 2% del PIL, includendo armamenti, cyber-difesa, spazio e infrastrutture strategiche.
L’Italia, dal canto suo, ha richiesto 14,9 miliardi di euro di prestiti al fondo europeo SAFE per rafforzare la propria industria della difesa, mentre la Commissione Europea stima investimenti complessivi per circa 6.800 miliardi di euro entro il 2035. A fare da cornice, l’impegno NATO a portare la spesa militare fino al 5% del PIL entro il 2035.
Per il mercato azionario, questo significa una cosa sola: visibilità di lungo periodo.
Ordini record e backlog senza precedenti: il caso italiano
Questo scenario si riflette direttamente sui numeri operativi delle aziende italiane del comparto.
Leonardo: da titolo ciclico a pilastro strategico
Leonardo è il simbolo di questa trasformazione. Nei primi nove mesi del 2025 il gruppo ha registrato ricavi per 13,4 miliardi di euro, in crescita dell’11,3%, con un portafoglio ordini record da 47,3 miliardi. Un backlog che garantisce oltre due anni e mezzo di copertura produttiva, elemento chiave per la stabilità dei flussi di cassa.
Non a caso, la società ha potuto quasi raddoppiare il dividendo, staccando una cedola di 0,52 euro per azione nel giugno 2025 (contro i 0,28 euro del 2024). Un segnale chiaro al mercato: la fase di ricostruzione finanziaria è alle spalle e il focus ora è sulla remunerazione degli azionisti.
Dal punto di vista borsistico, Leonardo non viene più trattata come una scommessa su singoli programmi militari, ma come un asset strategico europeo, sempre più assimilabile a un titolo “core” da portafoglio.
Analisi tecnica Leonardo
Il grafico di Leonardo conferma un trend di fondo fortemente rialzista, avviato dai minimi di area 33,7 euro, da cui il titolo ha costruito una sequenza ordinata di massimi e minimi crescenti. La struttura di lungo periodo resta quindi costruttiva, coerente con il contesto fondamentale di forte crescita del settore difesa.
Fase attuale: consolidamento dopo l’iper-rialzo
Dopo il rally che ha portato i prezzi fino in area 57 euro, il titolo ha avviato una fase laterale-correttiva. L’area tra 51 e 57 euro si è rivelata una zona di congestione chiave, dove il mercato sta decidendo se ripartire al rialzo o prolungare la pausa.
Dal punto di vista grafico, questa fase può essere letta in due modi:
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rettangolo di consolidamento, tipico di una pausa di trend;
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potenziale doppio massimo, ipotesi che diventerebbe rilevante solo con la rottura dei supporti inferiori.
Al momento, prevale la prima lettura: una correzione ordinata, incanalata all’interno di un canale discendente di breve periodo, che ha finora svolto la funzione di scaricare gli eccessi senza compromettere l’impianto rialzista.
Livelli chiave da monitorare
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Supporto primario: 45 euro
È il livello tecnico più importante nel breve-medio periodo. Finché i prezzi restano sopra quest’area, la correzione resta fisiologica. - •
Supporto critico successivo: 43–44 euro
Una violazione decisa di 45 euro aprirebbe spazio a una discesa più profonda, con primo vero obiettivo in area 33,7–34 euro, minimo strategico di lungo periodo. - •
Resistenza intermedia: 51 euro
Il recupero stabile di questa soglia rappresenterebbe un primo segnale di forza, con ritorno di pressione rialzista. - •
Resistenza chiave: 57 euro
La rottura di quest’area costituirebbe un segnale di forza duraturo, con riattivazione del trend principale. - •
Target di medio periodo: 64 euro (almeno)
Proiezione coerente con l’ampiezza del precedente movimento e con una prosecuzione del trend strutturale.
Lettura complessiva
Leonardo si trova in una fase di digestione dei forti rialzi precedenti, più che in una fase di distribuzione. La volatilità in aumento e il movimento laterale riflettono prese di profitto selettive, non un cambiamento del quadro di fondo.
👉 Scenario base: sopra 45 euro il titolo resta impostato per una ripartenza, con primo obiettivo 57 euro e successivo 64 euro.
👉 Scenario alternativo: solo sotto 45 euro aumenterebbe il rischio di una correzione più ampia, con deterioramento del quadro tecnico.
In sintesi, la tendenza primaria resta rialzista, ma il mercato chiede ancora tempo: la prossima direzione dipenderà dalla capacità dei prezzi di uscire dalla congestione attuale, trasformando il consolidamento in una nuova gamba di trend.
Fincantieri: visibilità lunghissima, ma dividendi ancora in attesa
Diversa ma altrettanto interessante la traiettoria di Fincantieri. Il gruppo ha chiuso i primi nove mesi del 2025 con ricavi per 6,7 miliardi di euro e un backlog straordinario da 41 miliardi, con 100 navi in costruzione e consegne già pianificate fino al 2036.
Il ritorno all’utile nel 2024, dopo cinque anni difficili, ha rappresentato un passaggio chiave. Tuttavia, al momento non è ancora prevista una politica di dividendi, segnale che la priorità resta il rafforzamento patrimoniale e operativo. Per il mercato, Fincantieri è oggi più una storia di crescita industriale che di rendimento immediato.
La filiera allargata: Avio, Iveco Defence e PMI
Accanto ai big, la difesa italiana beneficia di un indotto sempre più strategico:
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Avio, con il segmento spaziale e i lanciatori, intercetta sia la spesa militare sia quella dual-use;
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Iveco Defence Vehicles rafforza la presenza nei veicoli militari terrestri;
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una rete di PMI altamente specializzate contribuisce a una filiera che nel complesso si assicura circa 20 miliardi di nuovi ordini l’anno.
Questa diffusione degli ordini riduce il rischio di concentrazione e rende il settore più resiliente anche in caso di ritardi su singoli programmi.
Perché il mercato sta premiando la difesa
Il punto chiave è che il settore non vive più di picchi occasionali, ma di contratti pluriennali, spesso indicizzati all’inflazione e sostenuti da governi con impegni politici vincolanti. Questo consente:
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maggiore stabilità degli utili,
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miglior profilo di cassa,
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ritorno progressivo a dividendi e buyback.
Non sorprende quindi che la remunerazione degli azionisti nel 2025 sia stata la più alta dell’ultimo decennio.
Conclusione: da settore “sensibile” a pilastro dei portafogli
Il riarmo europeo ha trasformato la difesa da comparto controverso a asset strategico di lungo periodo. Per Piazza Affari, titoli come Leonardo e Fincantieri non sono più semplici scommesse cicliche, ma strumenti per intercettare una megatrend geopolitica e industriale destinata a durare anni.
La vera sfida, per gli investitori, non è più se entrare sul settore, ma come e con quale orizzonte temporale: rendimento immediato nel caso dei big già maturi, crescita industriale e visibilità di lungo termine per chi è ancora in fase di consolidamento.
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