Trump di fronte alla Corte Suprema: il futuro dei dazi e dei poteri presidenziali in bilico
pubblicato:Mentre si attende il verdetto sui dazi, la Casa Bianca prepara piani alternativi per mantenere viva la strategia tariffaria — anche a costo di forzare i confini del diritto commerciale internazionale

Il caso sulle tariffe di Donald Trump arrivato alla Corte Suprema rappresenta uno dei momenti più delicati della sua politica economica del secondo mandato.
Il tema è cruciale: la Corte deve stabilire se il presidente possa usare poteri di emergenza per imporre unilateralmente tariffe su scala globale, senza un’approvazione esplicita del Congresso.
La discussione ruota attorno all’International Emergency Economic Powers Act (IEEPA) del 1977, una legge nata per permettere al presidente di regolamentare transazioni finanziarie con entità straniere in situazioni d’emergenza — ma che non menziona mai tariffe, dazi o imposte.
Un’audizione tesa e piena di scetticismo
Durante l’udienza di quasi tre ore, i giudici della Corte Suprema — sia conservatori che progressisti — hanno espresso forti dubbi sull’interpretazione dell’amministrazione Trump.
Molti hanno sottolineato che i dazi sono una forma di tassazione, e che la Costituzione attribuisce al Congresso, non al presidente, il potere di imporre tasse e prelievi.
La giudice Sonia Sotomayor ha riassunto il punto chiave: i cittadini possono essere tassati solo se entrambe le camere del Congresso e il presidente lo decidono congiuntamente, non per iniziativa unilaterale della Casa Bianca.
Anche il giudice Neil Gorsuch, con un esempio provocatorio, ha messo alla prova la logica dell’amministrazione: “Un futuro presidente potrebbe imporre un dazio del 50% sulle auto a benzina, sostenendo che il cambiamento climatico rappresenta una minaccia straordinaria dall’estero?”.
Il legale del governo, John Sauer, ha dovuto ammettere che sì, sarebbe possibile, confermando implicitamente la portata enorme e potenzialmente illimitata del potere che Trump rivendica.
Il Chief Justice John Roberts ha poi richiamato il principio della major questions doctrine: quando un’azione presidenziale ha impatti economici e politici vasti, non può basarsi su una legge ambigua o datata. In sostanza, secondo Roberts, usare l’IEEPA per imporre dazi generalizzati “sembra un’incongruenza”.
Tariffe sotto esame e dubbi sulla restituzione
Le tariffe in questione coprono circa tre quarti delle misure doganali adottate da Trump nel secondo mandato:
- •
un dazio minimo del 10% su quasi tutti i partner commerciali,
- •
tariffe più elevate sui cosiddetti “paesi cattivi” introdotte ad agosto,
- •
e dazi mirati contro Cina, Canada e Messico, accusati di facilitare il traffico di fentanyl verso gli Stati Uniti.
Il problema non è solo giuridico, ma anche pratico: se la Corte Suprema dovesse dichiarare le tariffe illegali, cosa accadrebbe ai miliardi già riscossi?
Alcuni giudici, come Amy Coney Barrett, hanno riconosciuto che “potrebbe essere un disastro” rimborsare i dazi, mentre altri hanno ipotizzato un intervento successivo del Congresso per sanare retroattivamente la misura.
Le alternative sul tavolo di Trump
Nonostante la posizione difficile davanti alla Corte, la Casa Bianca si dichiara ottimista. Trump ritiene che l’udienza sia andata bene, e il Segretario al Tesoro Scott Bessent ha ribadito la fiducia nell’esito finale. Tuttavia, l’amministrazione sta già valutando piani di riserva:
- •
Il “Trade Act” del 1974, mai utilizzato in questa forma, consente di imporre tariffe fino al 15% per 150 giorni per correggere squilibri commerciali. Questa opzione temporanea servirebbe a guadagnare tempo.
- •
Successivamente, la Casa Bianca potrebbe adottare tariffe più specifiche per ogni paese, basandosi su un’altra sezione della stessa legge, ritenuta giuridicamente più solida.
Tuttavia, un simile cambio di base legale potrebbe essere percepito come un’ammissione di sconfitta nel caso IEEPA, segnalando debolezza politica e giuridica.
Un precedente politico pesante
Il caso ha implicazioni ben più ampie del singolo provvedimento: una vittoria di Trump legittimerebbe un uso estensivo dei poteri presidenziali in campo economico, aprendo la strada a futuri leader per manipolare la politica commerciale come strumento di pressione o di diplomazia coercitiva.
Una sconfitta, al contrario, riaffermerebbe il ruolo del Congresso come guardiano della politica fiscale e commerciale, segnando un freno significativo all’espansione del potere esecutivo.
Il verdetto è atteso nei prossimi mesi — forse già entro la fine dell’anno, data la rilevanza economica del tema.
Nel frattempo, l’incertezza pesa su imprese, mercati e alleati commerciali, mentre gli avvocati governativi preparano scenari alternativi per mantenere viva la strategia dei dazi, vero marchio di fabbrica dell’agenda economica di Trump.
Comments
Loading comments...