AIBE 2025, in Italia su 420 banche, 76 sono estere, quasi un quinto

di FTA Online News pubblicato:
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Si è tenuta oggi l'Assemblea annuale di AIBE durante la quale è stato rinnovato il Consiglio Direttivo per il triennio 2025/2027.

Alla guida dell'Associazione è stato riconfermato Guido Rosa.
Durante l'Assemblea è stato presentato il 15° Rapporto Annuale "Presenza e contributo delle banche e intermediari esteri al sistema economico-finanziario italiano".

Uno studio che conferma, numeri alla mano, il ruolo strategico degli operatori internazionali nel sostenere la crescita, l'internazionalizzazione e la competitività dell'economia italiana, in linea con quanto accade in altri grandi Paesi europei.

Quadro macroeconomico: Italia attrattiva, ma vulnerabile, cresce l'appeal per gli investitori esteri nonostante la bassa crescita

In un contesto globale segnato da incertezze geopolitiche e crescita moderata, l'Italia mostra una ripresa economica contenuta, inferiore all'1% sul triennio 2025-27. Persistono alcune vulnerabilità, tra cui basso tasso di investimenti, debito pubblico elevato, rallentamento della domanda estera, debolezza del credito alle imprese. L'attrattività internazionale, misurata da diverse classifiche e indicatori, è aumentata, rafforzata anche dal miglioramento dei giudizi delle agenzie di rating e si è riflessa, anche nei primi mesi del 2025, in un incremento degli investimenti esteri nel debito pubblico.

Debito Pubblico: torna forte l'interesse degli investitori esteri, +130 miliardi in un anno

L'appeal dei titoli di Stato italiani resta alto sui mercati internazionali, spinto da rendimenti competitivi e da una relativa stabilità finanziaria interna. Nel corso dell'ultimo anno, la quota di debito pubblico in mano a soggetti non residenti è salita al 31,1%, con un incremento del 16,4% pari a circa 130 miliardi di euro: da 793,7 a 923,8 miliardi. Il trend si è confermato anche nel primo trimestre 2025, dove lo stock di titoli del debito pubblico detenuto da soggetti non residenti è aumentato di circa 27,5 miliardi di euro, portando l'esposizione complessiva al 31,6%.

A conferma del rinnovato interesse internazionale, alcuni recenti collocamenti di titoli pubblici hanno registrato adesioni da oltre 30 Paesi, con una quota sottoscritta da investitori esteri arrivata fino all'80% dei controvalori emessi.

Un quinto delle banche attive in Italia è estero: focus su corporate e investment banking

Alla fine del 2024 il panorama bancario italiano contava 420 istituti attivi, di cui 76 a capitale estero, pari al 18,5% del totale. Nonostante il calo del numero di sportelli – in linea con la tendenza generale del sistema bancario – le banche estere confermano un profilo operativo solido e dinamico, con un'attenzione crescente alle opportunità offerte dai processi di aggregazione in atto, che potrebbero aprire nuovi spazi nel mercato.

Gli operatori internazionali puntano su modelli di business specializzati, con una forte presenza nel Corporate & Investment Banking, seguiti da advisory, credito, gestione patrimoniale e investimenti. Sul fronte dei volumi, la quota di mercato nei prestiti alle imprese è salita al 7%, mentre è rimasta stabile al 5% quella relativa ai prestiti alle famiglie, a cui si aggiunge un significativo 13,6% nel credito al consumo. Le filiazioni, per lo più controllate di grandi gruppi bancari europei, detengono circa l'8,2% degli asset del sistema, con una penetrazione di mercato dell'11% nei prestiti alle imprese e del 17,7% alle famiglie.

Prestiti sindacati sopra i livelli pre-Covid, il 71% è gestito da banche estere

Nel 2024 il mercato dei prestiti sindacati in Italia è tornato a correre, con emissioni per circa 84 miliardi di euro, superando i livelli medi del periodo pre-Covid. A guidare il rialzo, ancora una volta, è stata la forte presenza degli operatori internazionali: le banche estere hanno infatti intermediato il 71% del totale, confermandosi protagoniste nelle operazioni di finanziamento su larga scala rivolte alle imprese italiane.
Se si analizza la presenza degli intermediari esteri per singolo settore industriale (es. energia, infrastrutture, industria, ecc.), in oltre la metà dei casi (in ogni settore), le banche estere gestiscono più del 50% dei prestiti sindacati, evidenziando la presenza significativa di intermediari esteri a supporto degli emittenti italiani nelle grandi operazioni rivolte agli investitori internazionali.

Capitale di Debito e di Rischio: bookrunner esteri protagonisti nel 70% dei collocamenti, equity quasi interamente in mani internazionali (93%)

Nel 2024 le imprese italiane hanno emesso debito per circa 189 miliardi di euro, segnando il livello più alto dell'ultimo decennio e superando ampiamente i 167 miliardi del 2023. A trainare il mercato è stato anche il crescente coinvolgimento degli operatori internazionali: le emissioni gestite esclusivamente da bookrunner esteri sono più che raddoppiate in valore, raggiungendo i 21 miliardi di euro, pari all'11% del totale.

A queste si aggiungono operazioni per 133 miliardi di euro (70%) condotte da consorzi misti con forte presenza di banche straniere, a conferma di una leadership consolidata dei player esteri nei collocamenti obbligazionari italiani. La presenza internazionale si rafforza anche nel comparto del capitale di rischio.

I collocamenti azionari assistiti da intermediari esteri hanno toccato i 6,3 miliardi di euro, pari al 93% delle operazioni effettuate nel 2024, su un totale di 6,8 miliardi.

M&A: il Made in Italy seduce gli investitori esteri, operazioni in forte crescita nel 2024. Advisor esteri in oltre il 90% dei deal

Nel 2024 il mercato italiano delle fusioni e acquisizioni (M&A) ha vissuto un anno di forte espansione, trainato da grandi operazioni in settori chiave come telecomunicazioni, banche ed energia, e dall'appeal sempre vivo del Made in Italy. Secondo KPMG, il numero di operazioni è salito a 1.369 deal, con un incremento dell'8% su base annua, ma a impressionare è soprattutto il balzo dei volumi, che hanno raggiunto circa 73 miliardi di euro, segnando un +91% rispetto al 2023, con una crescita della dimensione "cross-border". Le operazioni in entrata (inbound) hanno totalizzato circa 35 miliardi di euro, pari al 48% del valore. Gli advisor esteri hanno intermediato oltre il 90% delle operazioni complessive (inbound, outbound, domestiche).

Private Equity e Venture Capital: cresce il peso internazionale nel private debt (80%)

Dopo il calo del 2023, il mercato italiano del private equity e venture capital ha registrato una decisa ripresa, trainata in larga parte dal ritorno degli investitori esteri. Nella raccolta indipendente, la componente internazionale è salita al 34%, raddoppiando rispetto all'anno precedente (17%). Anche sul fronte degli investimenti, la presenza straniera è cresciuta: i soggetti esteri hanno rappresentato il 71% del mercato, in aumento rispetto al 64% del 2023. Una leadership ancora più marcata emerge nel private debt, dove – secondo i dati AIFI – gli operatori internazionali hanno coperto l'80% del valore totale degli investimenti, confermando il ruolo chiave del capitale estero nell'ecosistema finanziario italiano.

Export Finance: il 55% è sostenuto da capitali esteri

Nel 2024 gli operatori esteri (gruppi bancari, istituzioni finanziarie e agenzie di credito all'esportazione) hanno rafforzato in modo significativo il loro sostegno alle imprese italiane nei processi di export e internazionalizzazione. Secondo i dati SACE, il controvalore complessivo delle operazioni supportate ha raggiunto 44,8 miliardi di euro, in crescita rispetto ai 39,9 miliardi del 2023, con una quota di mercato del 55% nei comparti coinvolti. Anche gli strumenti speciali – destinati a progetti infrastrutturali, digitali e per la transizione ecologica – hanno beneficiato di una buona partecipazione degli attori esteri, in particolare provenienti dall'Unione Europea.

Credito al Consumo, Leasing e Factoring: ruolo determinante degli operatori esteri

Nel 2024 la presenza degli operatori esteri nel credito parabancario si è mantenuta stabile, pur con una presenza più significativa in alcune linee di prodotto. Nel factoring, gli operatori esteri hanno intermediato il 17% del turnover, pari a 49,3 miliardi di euro. Nel leasing, la quota di stipulato estero si è attestata al 29,8%, fondamentalmente in linea rispetto al 2023 (da 10,3 a 9,9 miliardi di euro). Molto più marcata la presenza estera nel credito al consumo, dove il mercato ha raggiunto i 70,7 miliardi di euro (+4,8 miliardi su base annua), con operatori internazionali che detengono il 56% del totale e flussi cumulati aumentati del 7,4%, da 37,1 a 39,8 miliardi.

Guido Rosa – Presidente AIBE

Il 15° Rapporto AIBE-Censis conferma il ruolo strategico degli operatori esteri nella crescita del sistema economico-finanziario italiano, con oltre 130 miliardi di titoli pubblici detenuti nel 2024 e una presenza decisiva nei prestiti alle imprese, nelle emissioni obbligazionarie, nel venture capital e nell'export finance.

In un contesto globale segnato da tensioni geopolitiche e ritorno al protezionismo, la finanza europea rischia di essere penalizzata proprio dove avrebbe bisogno di regole chiare, visione comune e coerenza. Due i principali ostacoli alla costruzione di un sistema europeo competitivo. Il primo riguarda la creazione di "campioni bancari europei".

L'Unione Europea dovrebbe rimuovendo i vincoli che limitano le operazioni transfrontaliere e impediscono la crescita dimensionale degli operatori.
Un passaggio fondamentale, ma ancora lontano dal realizzarsi, sia per la rigidità delle normative che rallentano l'integrazione, sia per una persistente resistenza culturale: i singoli Stati continuano a privilegiare la tutela dei propri interessi nazionali, come dimostrano le difficoltà emerse anche nelle più recenti ipotesi di aggregazione.

Secondo il Rapporto AIBE-Censis, il 92,9% dei rappresentanti delle banche estere individua nella frammentazione del sistema bancario e nella ridotta dimensione degli operatori un grave limite rispetto al modello statunitense. Il 72,4% auspica la semplificazione delle norme antitrust e l'introduzione di incentivi fiscali per le fusioni.

Il secondo è la mancata realizzazione di un vero Mercato Unico dei Capitali, che rappresenta un freno alla crescita continuando a generare forti disomogeneità nell'accesso al credito, penalizzando in particolare le PMI europee.

Anche su questo punto il Rapporto AIBE-Censis è chiaro: circa il 40% dei banchieri internazionali ritiene che la scarsa integrazione del mercato europeo e il sottosviluppo del mercato dei capitali siano tra i principali ostacoli alla competitività del sistema bancario UE e, di riflesso, dell'intero tessuto industriale europeo, composto in larga parte da imprese medio-piccole, spesso sottocapitalizzate, fortemente dipendenti dal credito bancario e meno attrattive per gli investitori istituzionali.

Tre sono i passaggi chiave per sbloccare il potenziale europeo: l'unificazione dei sistemi di garanzia dei depositi, un trattamento fiscale omogeneo per i diversi prodotti finanziari, un'interpretazione coerente ed omogenea delle direttive europee da parte degli Stati membri e delle autorità di vigilanza.

Serve un impianto regolatorio più snello, con meno regole ma più chiare e uguali per tutti: le profonde differenze tra i sistemi giuridici dei Paesi membri rappresentano un freno alla costruzione di un mercato dei capitali realmente integrato ed efficiente.

Ma il rilancio della competitività europea richiede anche un salto di qualità nella governance: non basta l'integrazione finanziaria, occorre superare l'attuale assetto decisionale basato sull'unanimità, che spesso blocca le scelte comuni e impedisce risposte rapide ed efficaci alle sfide globali.

L'Unione ha bisogno di una visione meno burocratica e più strategica, fondata su maggiore coesione e capacità di azione.

Anche l'Italia deve fare la sua parte. Le indagini AIBE-Censis segnalano nel malfunzionamento della burocrazia, della giustizia e del sistema fiscale i principali ostacoli alla competitività e all'attrattività per gli investimenti esteri. Un sistema Paese più efficiente e moderno è condizione essenziale per contribuire a un'Europa più forte e protagonista. In definitiva, non è solo una questione tecnica, ma di visione politica.

NOMINE CONSIGLIO DIRETTIVO AIBE

Riconfermato alla guida dell'Associazione Guido Rosa. Il nuovo Consiglio Direttivo risulta così composto: Guido Rosa - Presidente; Adriana Pierelli (BNY) - Vicepresidente; Enrico Chiapparoli (Societe Generale); Giovanni Ronca (UBS); Guido Pescione (Natixis); Loreta Papaleo (Bank of America); Martina Mühlhofer (Bayerische Landesbank); Matteo Perfetti (Citi); Paolo De Luca (Barclays); Roberto Parazzini (Deutsche Bank); Romolo Rossi (SMBC) - Consiglieri. Oltre al Consiglio Direttivo, nominati anche i componenti del Collegio Revisori: Cristina Scalzone (Bayerische Landesbank), Marco Sturaro (BNY) e Stefano Volante (Bank of China).

GD - www.ftaonline.com